Manfrè replica a Interdonato: “Le aree della nostra sede non sono comunali ma regionali”

Non uno scopo di giustizia sociale ma una volontà di colpire l’ufficio della Protezione Civile Regionale. Questo l’obiettivo del consigliere della III circoscrizione, Santi Interdonato, secondo il dirigente della sezione di Messina della Protezione Civile, Bruno Manfrè. “Una nota gentilmente inviata a quest’ufficio, per mera conoscenza e che non merita particolare attenzione, per la quale ho già conferito ai miei legali il mandato di verificare la sussistenza degli estremi per la querela per diffamazione”.

Interdonato aveva denunciato l’installazione di un cancello, da parte della Protezione Civile, a delimitazione della propria sede. All’interno vi sono parcheggiati alcuni mezzi del presidio regionale che però, per entrarvi, sono costretti ad attraversare la linea tranviaria in corrispondenza di un passaggio pedonale ed a transitare sopra il marciapiede. Il Dipartimento Patrimonio comunale ha concesso l’autorizzazione all’installazione ma subordinata agli altri pareri necessari. Quello del Dipartimento Viabilità, però, non è mai arrivato.

Manfrè chiarisce anzitutto che il cancello installato delimita una proprietà della Regione, e non del Comune di Messina, così come sono di proprietà regionale il limitrofo campo di atletica “Santamaria”, il deposito di materiale per la manutenzione stradale e l’alloggio del custode.

Fatta questa premessa, il dirigente della Protezione Civile evidenzia altri passaggi: “Prima della realizzazione del tram vi era un accesso carrabile all’area utilizzato dai mezzi del Comune di Messina e delle ditte da esso incaricate per accedere all’ex palestra, data dalla Regione in comodato d’uso e trasformata in deposito di materiale per la manutenzione stradale. Anche dopo, i mezzi del Comune e delle ditte incaricate hanno continuato ad accedere al deposito attraversando i binari del tram e così anche dopo il posizionamento della statua di Don Orione. Il custode comunale del campo di atletica e i suoi familiari hanno le chiavi del cancello e accedono da sempre alla propria abitazione, con i propri mezzi, attraverso quell’area. Così come l’Enel, l’Amam e la direzione del Don Orione, per garantire la funzionalità dei servizi che sono presenti in quell’area e che qualcuno dovrebbe avere autorizzato”;

L’installazione del cancello, poi, avrebbe anche ridato dignità all’area. “Prima della sua chiusura, l’area è stata vandalizzata, con la demolizione dei rivestimenti dei sedili, l’apposizione di graffiti su muri, porte e pilastri e l’Amministrazione Comunale non ha mai fatto alcun intervento di manutenzione. Tutte le mattine venivano ritrovate siringhe, rifiuti e deiezioni lasciate da tossici e senza tetto che si introducevano per dormire nell’area retrostante al Don Orione dove sono allocati gli impianti, con grave pregiudizio per la loro stessa incolumità. Dopo la chiusura, non si sono più verificati atti di vandalismo. I nostri mezzi, tra l’altro, sono parcheggiati solitamente all’interno del deposito e si trovavano momentaneamente fuori per consentire gli interventi di adeguamento di prossimo inizio”;

C’è, infine, un progetto di interesse comune: “Abbiamo già impegnato le somme necessarie e stiamo predisponendo il progetto per adeguare il campo di atletica, in accordo con il Comune, ad area di protezione civile per la gestione dei soccorsi, anche in caso di evento sismico di forte intensità”.

In virtù di tutti questi elementi, Manfrè sottolinea che non esiste alcuna “furberia, illegittimità o interesse privato” e che la Protezione Civile sta operando sul territorio in sintonia con il Comune, “nell’interesse esclusivo della cittadinanza”.

Da qui, una serie di domande conclusive:

“Perché l’amministrazione comunale era titolata ad attraversare i binari del tram ed accedere con i mezzi pesanti alle aree di proprietà della Regione e i mezzi della Protezione Civile Regionale non dovrebbero esserlo?;

Perché, dopo la realizzazione del tram e la collocazione della statua di Don Orione, non si è provveduto a mantenere l’accesso preesistente, considerato che erano e sono presenti uffici pubblici, strutture socio-sanitarie, sportive, alle quali deve essere garantito anche l’accesso carrabile, oggi negato, per i portatori di handicap e per i mezzi di soccorso?;

A chi dovrebbero essere attribuiti i costi di manutenzione della pavimentazione? Ai mezzi pesanti del Comune e delle ditte di manutenzione che per anni sono passati da lì o alle moto o ai mezzi dell’Enel, dell’Amam, dei fornitori del Don Orione, del custode, dei genitori che fanno scendere i bambini davanti alla piscina comunale?”