Il cero votivo alla Madonna di Montalto “accende” le polemiche tra Accorinti e Gioveni

Il cero votivo alla Madonna di Montalto, che annualmente “accende” la fede di migliaia di messinesi, quest’anno “accende” anche le polemiche. In particolare, tra il sindaco Renato Accorinti ed il consigliere comunale dell’Udc, Libero Gioveni.

Causa ristrettezze economiche, per questo 2014, Palazzo Zanca non offrirà alcun cero votivo alla Madonna di Montalto come segno di ringraziamento per il suo intervento durante la peste che colpì la città nel 1743 e, in una nota (vedi articolo a parte), il consigliere Gioveni ha accusato il primo cittadino di non rispettare le tradizioni secolari cittadine. Accorinti, però, si difende e replica parlando di «attacchi strumentali», in un botta e risposta a distanza che ha sullo sfondo la crisi economico-finanziaria del Comune di Messina, al quale la Corte dei conti ha recentemente intimato di sostenere soltanto spese indifferibili (vedi correlato).

Raggiunto telefonicamente, Accorinti si mostra amareggiato da un lato ed infastidito dall’altro dal polverone sollevato, a suo dire immotivatamente, da Gioveni e rilascia dichiarazioni che mettono benzina sul fuoco, contribuendo ad infiammare il giorno dedicato alla santa patrona della città: «Scrivere certe coseafferma il sindaco – non è fare politica ma si vogliono faare solo attacchi. Io posso capire che vogliono metterci in difficoltà, ma c’è un limite a tutto e la correttezza deve essere mantenuta , altrimenti si rischia di fare male all’intera collettività»

Il primo cittadino non tollera chi gli rinfaccia di disinteressarsi delle feste e delle tradizioni che si fondano sulla fede cattolica: «E’ una cosa miserabile, cattiva e falsa, sentirmi dire queste cose mi fa male, più di una pugnalata». Per dare ancor più valore alle sue parole ricorda di aver fatto il “capovara” il 15 agosto; di aver portato sulle sue spalle la croce il giorno della processione delle barette; e di essere stato in udienza dal Papa per invitarlo a Messina.

«Mi dicono che ho dato uno schiaffo alla tradizione e che boicotto la Chiesa, la verità e che io avrei firmato subito ma mi viene impedito dalla Corte dei Conti, che ci proibisce persino di spendere 100 euro o 1000 euro». Poi, come spesso gli capita di fare, Accorinti punta il dito contro chi lo ha preceduto alla guida di Palazzo Zanca, con un’affermazione piuttosto pesante:« Questo è il punto a cui siamo arrivati per la politica fatta dai padroni di Gioveni, non possiamo più spendere per colpa di quella politica».

L’ultimo messaggio è per Gioveni, nei confronti del quale il sindaco non nasconde un certo risentimento: «Scendere a livelli così bassi non è fare politica , ma significa essere contro a prescindere. Così l’etica non esiste più»

Quel che il sindaco non riesce proprio a perdonare al consigliere comunale è di non aver cercato il dialogo per risolvere la questione, magari avviando una colletta congiunta di Consiglio e Giunta Comunale: «Sarebbe dovuto venire da me per parlarne, invece ha preferito lanciare un attacco strumentale. Vorrei che ci fosse una politica più sana nel Consiglio comunale e nella città, servono proposte e non attacchi. Non sanno fare opposizione di proposta, ma gettano solo fango».

L’accusa di essere poco propositivo viene immediatamente respinta al mittente da Gioveni, che con una nuova nota replica a quelle che definisce testualmente «"eresie" proferite dal primo cittadino».

Entrando nel merito della vicenda del cero alla Madonna di Montalto, Gioveni si chiede: «visto che Accorinti ha dichiarato che il suo rifiuto non è frutto del suo credo religioso ma solo frutto delle restrizioni economiche imposte dalla Corte dei Conti, perché, se ci teneva veramente a non interrompere una tradizione secolare, non ha offerto personalmente lui il cero? (il cui costo reale alla fine è stato di 80 euro e non di 100?».

A proposito della "spending review" imposta dalla Corte dei Conti ed invocata dal sindaco a giustificazione del contenimento dei costi e della mancata offerta del tradizionale cero votivo, Gioveni domanda polemicamente ad Accorinti come può spiegare ai cittadini che, a fronte di un risparmio obbligato di 80 euro, il Comune e le sue partecipate possano invece « sborsare centinaia di migliaia di euro per i nuovi supermanager di Messinambiente e Atm (ivi comprese le spese di viaggio di andata e ritorno degli stessi dalle loro città d'origine), nonché 170mila euro all’anno elargite al segretario generale, a cui – in barba alla predetta spending review – è stata conferita anche la nomina di city manager».

Con questa seconda nota, il consigliere Gioveni rincara la dose di polemiche, che vengono ulteriormente alimentate dal capogruppo al Comune dell'Udc, Mario Rizzo

«Il sindaco di Messina, Renato Accorinti, è nervoso perché in un anno di amministrazione della città non ha concluso nulla nonostante abbia avuto il sostegno di tutte le forze politiche», scrive in un comunicato il collega di partito di Gioveni, aggiungendo: «Accorinti deve inventarsi un nemico e, appunto una polemica, per nascondere i suoi fallimenti, ma i messinesi sono intelligenti e hanno capito tutto».

Nel giorno in cui si celebra la Madonna della Lettera, generalmente accompagnato da un clima di pace e serenità, quest’anno soffiano forti venti di guerra.

Danila La Torre