Sfiducia: in Aula entro 30 giorni. Servono 27 sì per approvarla. Ecco gli scenari e i tempi

E’ una sfiducia TRASVERSALE. Guardando nomi e gruppi politici di riferimento possiamo dire che la mozione di sfiducia arrivata a quota 16 vede fianco a fianco consiglieri di partiti con posizioni opposte.

I 16 FIRMATARI: Mario Rizzo, Franco Mondello, Libero Gioveni, Mariella Perrone, Andrea Consolo (Centristi per la Sicilia), Daniela Faranda, Nicola Crisafi, Nicola Cucinotta (Ncd), Daniele Zuccarello (gruppo misto), Giuseppe Trischitta, Giovanna Crifò, Emilia Barrile, (Forza Italia), Giuseppe Santalco, Nora Scuderi (Felice per Messina), Donatella Sindoni (Grande Sud), Antonella Russo (Pd).

Gli ex Udc, insieme ai colleghi Ncd a fine luglio sono stati i primi firmatari e hanno depositato la mozione di sfiducia in segreteria generale. Il giorno dopo ha firmato Zuccarello e le firme sono rimaste 8 fino a dicembre. A riaprire i giochi è stato il capogruppo di Forza Italia Trischitta che dopo la telenovela su scontrini e missioni, a metà dicembre ha messo la sua firma, insieme a Crifò e Cucinotta. Nel 2017, dopo il caos dell’ordinanza sulle scuole chiuse è stata la volta di Giuseppe Santalco. Quindi è stata la volta di una firma “pesante”, quella della presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile. Nei 2 giorni seguenti hanno firmato Nora Scuderi e Donatella Sindoni. Mentre Cantali tentennava e prendeva tempo, a spiazzare tutti ci ha pensato la capogruppo del Pd Antonella Russo, mettendo la firma decisiva, quella che conta per arrivare in Aula: la sedicesima. Per 5 mesi quindi il documento era rimasto fermo ad 8 firme. In meno di 30 giorni, a dicembre, l’accelerazione.

A conti fatti la sfiducia trasversale vede Centristi, Ncd, Gruppo misto, Forza Italia, Felice per Messina e Pd insieme.

Ma vediamo quali saranno adesso i passaggi successivi che potrebbero portare a nuove elezioni amministrative a giugno.

PASSAGGI TECNICI-

La palla passa adesso al Consiglio Comunale. La discussione in Aula può avvenire non prima di 10 giorni e non oltre i 30 dalla sua presentazione (art.10 comma 2° l.r 15/9/1997 n°35).

Per approvare la mozione di sfiducia deve essere votata per appello nominale dal 65% dei consiglieri. La quota da raggiungere in Aula per l’approvazione della sfiducia è di 27 consiglieri. Se i sì sono inferiori o non vengono rispettati i tempi dettati dalla legge la mozione non può più essere votata.

In caso di approvazione della sfiducia è immediata la cessazione degli organi del Comune (consiglio comunale e amministrazione). Il presidente della Regione, su proposta dell’assessore regionale agli enti locali firma il decreto di cessazione e nomina un commissario straordinario.

Se la mozione arriva in Aula a fine febbraio (o ai primi di marzo) e viene approvata con 27 voti favorevoli, Messina tornerebbe alle urne a giugno, insieme agli altri Comuni, come Palermo o Lipari, per i quali sono già state fissate le amministrative per scadenza naturale.

LA POLITICA- C’è poi un aspetto strettamente politico perché quelle 16 firme hanno in realtà comportato l’inizio di un terremoto dopo più di un anno di chiacchiere.

I 16 firmatari possono dire d’aver fatto la loro parte: “abbiamo portato in Aula la mozione. Noi vogliamo sfiduciare Accorinti”.

Chi non approverà la mozione, chi sarà assente, chi troverà varie giustificazioni per non esserci allora è a sostegno dell’amministrazione.

Alibi o scappatoie non ce ne saranno. Le assenze in Aula equivarranno ad un sostegno all’amministrazione (tranne in caso di rapimento da parte degli alieni).

La chiamata al senso di responsabilità vale per un sì o per un no. Per la sfiducia non esiste un “forse”.

Al momento quota 27 sembra difficile da raggiungere, ai 16 firmatari servono i sì di altri 11 colleghi. Dal 2013 ad oggi la presenza di 27 consiglieri in una seduta non è mai stata neanche sfiorata, ma la sfiducia sarà l’occasione per verificare il peso dei partiti e dei loro leader rispetto ai consiglieri.

SICILIA FUTURA- Il primo ad annunciare il sì dei 4 consiglieri del gruppo (Interdonato, Carreri, La Paglia, Sorrenti) è stato il coordinatore cittadino Salvo Versaci: “Con l’apposizione della sedicesima firma alla mozione di sfiducia, la strada diretta alla conclusione dell’ “esperimento Accorinti” (da noi mai avallato) appare ormai tracciata; consequenziali a quanto fin’ora detto, apriamo in maniera laica al confronto con la città e con le forze politiche e sociali. Sicuramente dovremmo seguire un percorso di democrazia interna, rivolto ai nostri organismi provinciali e regionali, diretto unicamente a garantire la nostra Città e volto alla massima trasparenza; noi non perseguiamo interessi di bottega: #primaMessina. Pertanto, nel caso si dovesse portare a compimento il percorso diretto alla sfiducia di questa Amministrazione, siamo fin da ora pronti ad offrire un contributo per la realizzazione di un progetto comune con il nostro naturale alleato affinché, attraverso lo strumento democratico delle primarie, si possa pervenire ad una scelta condivisa dalla base, non certamente calata dall’alto da parte di chi è estraneo alla vita di Messina: siamo pronti a partecipare con una autorevole candidatura, diretta a governare i processi politici della città”. I punti cardine di questo comunicato quindi sono: 1)sì alla sfiducia 2)alleanza con il Pd ed il centro-sinistra 3)primarie e no a nomi calati dall’alto.

PD- Non firmeranno la sfiducia, a meno di colpi di scena, due dei 4 consiglieri del Pd: ovvero Claudio Cardile e Gaetano Gennaro. I due consiglieri con un comunicato sconfessano lo stesso commissario Carbone che nel pomeriggio dopo aver apprezzato e definito coraggioso il gesto della capogruppo Antonella Russo si era detto certo delle firme degli altri consiglieri. Ma Cardile e Gennaro non sono orientati per la sfiducia ed infatti scrivono: “Pur ribadendo il giudizio fortemente negativo sull’amministrazione Accorinti riteniamo che sfiduciare il sindaco presupponga per il Pd di definire un progetto e un’alleanza per il governo della città. Pertanto chiederemo ai vertici nazionali e regionali del partito di convocare al più presto un’assemblea per coinvolgere nelle scelte consiglieri comunali, di quartiere e gli iscritti del Pd”. I due consiglieri quindi si pongono in netta contrapposizione sia col capogruppo che col commissario del Pd, aprendo le porte ad un voto contrario alla sfiducia. Il quarto consigliere, Pietro Iannello non si è ancora pronunciato.

GRANDE SUD- AREA GENOVESIANA- Le firme di Emilia Barrile e Giuseppe Santalco sembrano essere un segnale di un orientamento, per l’area genovesiana, a favore della sfiducia. Tra i 16 hanno firmato anche Donatella Sindoni e Nora Scuderi e lo stesso Cantali si era detto favorevole. All’appello mancano Vaccarino e Carmelina David (Grande Sud) Contestabile e Pagano (Progressisti democratici) che finora non si sono pronunciati.

SIAMOMESSINA- Piero Adamo è stato il primo a dirsi pronto alla mozione di sfiducia. Fabrizio Sottile, dopo aver partecipato ad una conferenza stampa con gli altri esponenti di Forza Italia condividendo l’ipotesi sfiducia, non si è più pronunciato.

Contrari alla sfiducia restano i 4 consiglieri della lista Renato Accorinti sindaco (Risitano, Fenech, Rella, Caccamo), così come De Leo e Abbate (gruppo misto), mentre indeciso finora è sembrato Pio Amadeo così come Angelo Burrascano.

Ai 16 firmatari pertanto dovrebbero aggiungersi i 4 di Sicilia Futura per arrivare a quota 20. Gli altri 7 potrebbero provenire da Felice per Messina o Grande Sud o Progressisti democratici, più i due di SiAmo Messina.

I numeri però si sa sono ballerini e nei prossimi 30 giorni potrebbe succedere di tutto, sia dentro che fuori Palazzo Zanca.

Rosaria Brancato