Genovese apre le danze nello scacchiere politico. Le mosse ora a Picciolo, D’Alia, Garofalo

Il primo a muovere uno scacchiere rimasto immobile per oltre 2 anni è stato Francantonio Genovese. Se la destinazione, Forza Italia, era data per scontata, i tempi scelti hanno spiazzato tutti. Sarebbe riduttivo pensare che questa mossa resti isolata, perché adesso saranno tutti gli altri leader dei partiti a muoversi di conseguenza. Sarà una reazione a catena. Genovese in meno di 48 ore ha svuotato un partito, il Pd, del quale è stato il primo segretario regionale dopo la fusione a freddo, ed ha riempito un partito, Forza Italia, che in questo momento era un contenitore ancora vuoto dopo il divorzio degli alfaniani confluiti nel Nuovo centro destra. Questo smottamento, il fatto cioè che il Pd si sia “svuotato” ne comporta un altro anche se non se conoscono i tempi e le modalità. Più volte si è parlato dell’opa di Picciolo e dei Dr al Pd. Senza Genovese, e con i Dr confluiti in Sicilia Futura con la benedizione di Faraone e Guerini, non si può neanche più parlare di opa. Certo è che il capogruppo regionale di Sicilia Futura non starà a guardare anche perché se fino a ieri la “prateria” era in casa azzurra, adesso gli spazi si aprono là dove Genovese e i fedelissimi li hanno lasciati. Non è un mistero inoltre che a Palermo Faraone abbia puntato sugli uomini di Cardinale per fronteggiare le fronde interne al partito. In casa Pd Picciolo dovrà vedersela con il renziano Laccoto e con il gruppo Panarello, ma ad aprire le porte a Sicilia Futura sarà direttamente il vertice del partito seguendo il filo che parte da Roma e Palermo.

Al centro ci sono due partiti che stanno per unirsi a tutti i livelli. Ncd e Udc hanno già creato in Parlamento ed all’Ars i due gruppi di Area Popolare e la strada è tracciata da un pezzo. Garofalo e D’Alia, che negli ultimi 15 anni hanno avuto cammini su binari spesso paralleli e che adesso si trovano entrambi ad appoggiare il governo Renzi ed in verità anche quello Crocetta (in questo caso l’appoggio del Nuovo centro destra è più o meno palese, ma il neo assessore Vermiglio è vicinissimo a Germanà ) tra non molto dovranno dividere lo stesso talamo. Resta da capire, in eventuali scenari futuri, se sposteranno l’ago della bilancia verso il centro-destra o verso il centro-sinistra, ma questo è sempre stato il ruolo e la vera arma dei centristi. Non è per nulla scontato infatti che dopo la disastrosa esperienza regionale, nata su proposta di D’Alia che per primo puntò su Crocetta, alle prossime elezioni ripetano lo stesso schieramento Pd-Udc e non virino invece verso un centro-destra che si sta ricompattando. Per la prima volta comunque i due big, D’Alia, centrista e democristiano nel Dna e Garofalo, pioniere a Messina di Forza Italia prima e del Pdl poi, dovranno convivere sotto lo stesso tetto, cercando di unire forze e voti in un sistema che va sempre più verso la polarizzazione. Con Genovese che ha tirato dritto verso Forza Italia con l’obiettivo di farne una corazzata la risposta del binomio D’Alia-Garofalo non si farà attendere. C’è poi da capire cosa faranno quanti, tra la vecchia guardia di Forza Italia rimasti alla finestra in attesa di capire come si sarebbe ricostruito il partito, adesso che a prenderne le redini è l’ex segretario regionale del Pd, ex sindaco del Pd, ex parlamentare del Pd. Formica, che regna incontrastato in provincia, finora non ha dato segni d’irritazione, ma in città c’è un’intera schiera che è rimasta berlusconiana nel cuore e non ha condiviso la via alfaniana. Restando nel centro-destra si attendono anche le mosse di Nino Germanà, che nei mesi scorsi sembrava in dirittura d’arrivo nei Dr di Picciolo ma che a quanto pare ha frenato. L’assessore Vermiglio è “opera” sua insieme a Gianpiero D’Alia. Più che un binomio quindi sembra in arrivo un triangolo e i triangoli si basano sempre su equilibri delicatissimi pronti a saltare in un battibaleno.

La mossa di Genovese ha quindi innescato un meccanismo a catena che porterà inevitabilmente gli altri partiti, finora rimasti congelati, a muoversi nello scacchiere per assestare le rispettive posizioni.

Pensare che questi movimenti non avranno ripercussioni a Palazzo Zanca sarebbe da ingenui. Nello scacchiere i partiti si stanno riorganizzando e questo, rispetto ad un mese fa, quando si iniziò a parlare di sfiducia, comporta uno scenario diverso. Un mese fa le perplessità dei leader erano legate alla mancanza di un progetto alternativo, adesso, con la mossa di Genovese, anche gli altri partiti dovranno cominciare, molti loro malgrado, a muoversi per non restare indietro. I big non avevano voglia di muoversi e stavano aspettando che si consumasse la lenta agonia alla Regione fino al 2017 prima di iniziare qualsiasi altro discorso. Nel mezzo c’è un’Aula delegittimata dall’inchiesta, colpita nella credibilità e azzoppata come opposizione e che, proprio con il passaggio dei genovesiani a Forza Italia cambierà gli equilibri in modo netto. Se si aggiunge il gruppo Picciolo, che ha lanciato l’ipotesi sfiducia a novembre, adesso sul piede di guerra, si comprende come non è affatto scontato quel che potrà accadere nelle prossime settimane. A questo punto l’Udc di D’Alia che sulla sfiducia non ha mai rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale non potrà limitarsi a fare da spettatore, con 6 consiglieri, di quel che altri decideranno in Aula. Peraltro i centristi, dopo 2 anni e mezzo di sostegno in Consiglio all’amministrazione, nei mesi scorsi hanno virato con dichiarazioni di fuoco di D’Alia e con assenze calibrate in Aula in momenti cruciali. Cosa faranno adesso? Torneranno in sintonia con Signorino & C. oppure no? Continuare a sostenere la giunta potrebbe comportare frizioni con probabili futuri alleati, sia alla Regione che a Roma. D’altra parte è proprio in questa fase che il ruolo di ago della bilancia così caro agli ex dc, diventa cruciale.

Rosaria Brancato