“Siamo lavoratori onesti, non fate di tutta l’erba un fascio”. Le storie dell’altra faccia dell’Atm

“Mi chiamo Paolo Frigione e sono un autista dell’Atm. Ogni giorno salgo sul bus e accompagno tanta gente in giro per la città, ascolto con pazienza le lamentele di chi vorrebbe un servizio che funziona meglio e riversa su di noi tutte le critiche. Per me, come per tanti miei colleghi, non esistono festività o giorni rossi sul calendario, non ci sono orari o linee comode, siamo sempre alla guida e chiunque può venire a vedere che lavoro facciamo e come lo svolgiamo. Per questo motivo notizie come quella dell’arresto di due lavoratori Atm non possono che lasciare costernato chi, ogni giorno, lavora con professione e dedizione. Sono vicende che fanno male perché è inevitabile che si faccia di tutta l’erba un fascio, fanno più scalpore queste vicende che il lavoro silenzioso e costante della maggioranza dei lavoratori Atm. Se qualcuno ha sbagliato, e sarà la Magistratura a doverlo accertare, deve pagare, anche per rispetto di chi ogni giorno si rimbocca le maniche per aiutare quest’azienda che vuole rinascere”.

“Mi chiamo Mario Accetta, da sette anni sono un autista del tram ma lavoro in Atm da circa vent’anni. Conosco molto bene l’azienda e purtroppo non è la prima volta che si verificano episodi di questo tipo. Situazioni come questa mi addolorano perché posso assicurare che tra noi ci sono lavoratori che sfiorano la virtù e sono tutti alla base, sono quelli che fanno il “lavoro sporco” e con il loro costante e quotidiano sacrificio mandano avanti un’azienda che ha attraversato periodi neri e che adesso si sta pian piano risollevando. Parlo a nome mio e di tantissimi altri colleghi e dico alla città che siamo onesti lavoratori che cercano di svolgere al meglio un servizio per la gente. Queste vicende ci mortificano perché è facile parlar male dei dipendenti dell’Atm, ma queste immagini non rispecchiano la realtà nella sua totalità. L’Atm siamo tutti noi che lavoriamo tra mille problemi e che per anni, quando il trasporto pubblico latitava, eravamo la valvola di sfogo della gente che inveiva contro di noi se i bus non passavano. L’Atm siamo noi che in passato continuavamo ad andare a lavorare anche se poi quando finivamo il turno dovevamo protestare per avere i nostri stipendi e non sapevamo come far fronte a mutui e bollette perché ci pagavano ogni tre o quattro mesi”.

“Mi chiamo Francesca Palermo da quattro anni guido gli autobus e prima ero un ausiliario della sosta. Mi sveglio alle 4 del mattino, vado a prendere il mio bus e inizio a girare la città da nord a sud. Vedo centinaia di persone al giorno, salgono e scendono dal mio mezzo, accompagno i messinesi a scuola, a lavoro, al mercato. Ogni tanto andiamo incontro anche a qualche rischio, non mancano i viaggiatori poco rispettosi del nostro mestiere. Per me l’Atm è tutto questo. Se c’è altro lo dirà la Magistratura, io so solo che domani ricomincerà un altro giorno con la sveglia che suona all’alba e la gente che mi aspetta alle fermate. Episodi come questo mi spingono solo a continuare a fare quello che faccio con dignità perché quando torno a casa cerco di insegnare a mio figlio il rispetto del lavoro e del denaro guadagnato onestamente”.

“Mi chiamo Fabio Galluzzo e sono un ausiliario della sosta Ztl. Lavoro tutti i giorni per le strade, controllo che i messinesi abbiano acquistato il gratta e sosta per parcheggiare all’interno delle strisce blu, mi potete vedere in giro anche se piove a dirotto o c’è un caldo che non fa respirare per portare soldi nelle casse dell’azienda. Ho un contratto part-time e vorrei trovarmi in un’azienda sana, capace di potermi fare un contratto a tempo pieno e mi impegno per renderla migliore. Se ci sono casi di rilevanza penale così gravi mi auguro che la Giustizia faccia il suo corso nell’interesse di tutti, soprattutto dei tanti dipendenti dell’ATM onesti, per quelli come me che ogni giorno indossano una casacca e spesso devono affrontare anche l’ira della gente che si arrabbia se trova una multa sul parabrezza. Iniziamo a vedere un’azienda migliore all’orizzonte e se ci sono casi che gettano discredito sul percorso che tutti insieme stiamo provando a fare le priorità sono fare chiarezza, ma questo è compito della Magistratura, e tutelare un’azienda che offre un servizio alla città e una sicurezza alla mia famiglia”.

“Mi chiamo Carmen Calabrò, lavoro da 16 anni, ho trascorso tanto tempo a bordo dei mezzi per la verifica e adesso sono addetta alla vendita dei tagliandi al box dell’Annunziata. Sono una contrattista precaria, ho lavorato sempre sulla strada, a contatto con la gente, prendendo a volte anche gli insulti. Il mio stipendio è di 800 euro al mese e ogni giorno vado nel mio box con l’unico intento di fare bene il mio lavoro per guadagnare con onestà quei soldi. Anche quando gli stipendi non arrivavano e la frustrazione era al massimo non ho mai smesso un giorno di recarmi in quel box a vendere biglietti che portano soldi ad un’azienda che noi tutti speriamo di contribuire a migliorare. Questa è la mia storia e quella di decine di lavoratori dell’ATM come me. Ed è per questo che episodi come quello di questi giorni mi suscitano grande tristezza”.

Paolo, Mario, Francesca, Fabio, Carmen. Sono solo cinque dipendenti dell’Atm, ma sono le voci di tanti lavoratori come loro che vogliono dire alla città che l’Atm è anche onestà, impegno, sacrificio, lavoro, dedizione, professionalità.

La vicenda giudiziaria che ha coinvolto due dipendenti dell’Atm per furto di carburante è purtroppo solo l’ultima triste pagina di cronaca che porta l’azienda trasporti sulle pagine dei giornali. Negli anni sono state tante le bufere che hanno travolto l’azienda di via La Farina, questa volta è accaduto che due lavoratori hanno causato un danno da circa 250 mila euro rubando gasolio che poi veniva rivenduto fuori. I vertici dell’azienda hanno deciso di mantenere il silenzio fino a lunedì, la nuova settimana porterà anche le reazioni del Direttore generale Giovanni Foti che potrà anche chiarire alcuni passaggi legati ai sistemi di controllo all’interno dell’azienda che, a quanto pare, non funzionano. La Digos ha filmato per circa un anno cosa accadeva di notte all’interno del piazzale e vedere le immagini di questi uomini che, indisturbati, si muovono tra i bus parcheggiati e asportano il carburante suscita inevitabilmente lo sdegno di tanti messinesi che ogni giorno scontano a proprie spese la crisi dell’azienda trasporti, crisi che si trascina da anni e che evidentemente alcuni suoi stessi lavoratori hanno contribuito ad acuire. L’Atm però non è solo questo. Perché i primi a provare sdegno sono gli altri lavoratori, quelli che tutti i giorni si svegliano per rendere un servizio pubblico ai messinesi e portare a casa lo stipendio con onestà.

Francesca Stornante