Fondi per le ferrovie siciliane. Ma a Messina il bicchiere è mezzo vuoto

A veder la disponibilità di 2 miliardi e mezzo per la direttrice ferroviaria Messina-Catania-Palermo non si può che esultare. A legger più attentamente i programmi, forse, non c’è poi così tanto da farlo. Poco o nulla per la linea Messina-Palermo, non si parla del raddoppio tra Patti e Castelbuono, mentre per il completamento del raddoppio della Messina-Catania, nel tratto tra Giampilieri e Fiumefreddo, si prevede l’approvazione da parte del Cipe del progetto preliminare nell’ottobre del 2014, progetto che era stato già approvato nel 2005 e poi cassato, e del progetto esecutivo nell’ottobre 2016, ma non c’è ancora la copertura finanziaria.

Per la Messina-Catania sono disponibili 384 milioni, che comprendono il raddoppio dei binari nella tratta che va da Catania Ognina a Catania Centrale, la progettazione dell’interramento della Stazione Centrale di Catania e il raddoppio del bivio Zurria – Catania Acquicella. 384 milioni che, hanno dichiarato ieri rappresentanti del Governo, di Fs e di Rfi, “permetteranno di passare da una città all’altra in un’ora e un quarto”, dimenticando che già adesso alcuni treni impiegano un’ora e 18 minuti. In un “calderone” da 1 miliardo e 219 milioni di euro, sono previsti su questa linea anche “interventi tecnologici”. Soldi che saranno utilizzati sempre per “interventi tecnologici” anche sulla Catania-Palermo e per la realizzazione del nodo di Palermo.

Per la Messina-Palermo si parla semplicemente di un “potenziamento e velocizzazione”, senza specificare i tempi e senza aver destinato neppure un euro alla tratta. La cantierizzazione è prevista a maggio 2015, l’attivazione a giugno 2017.

Ben 823 milioni sono destinati ad un discutibile raddoppio della Catania – Palermo nella parte che inizia dal capoluogo etneo e giunge fino alla stazione di Raddusa/Agira, mentre è prevista la realizzazione di uno studio di fattibilità per la restante parte da Raddusa/Agira sino a Fiumetorto, confluenza con la Messina-Palermo. A lavori ultimati, nel 2020, servirà a ridurre i tempi ferroviari da Catania a Palermo a 2 ore e 25 minuti contro le attuali 2 ore e 45 minuti.

Se è vero che interventi sulle ferrovie siciliane, dopo anni di abbandono, rappresentano un positivo segnale di discontinuità, è anche vero che i programmi non convincono. Oltre alla salvaguardia delle tante linee siciliane, la priorità è rappresentata dai raddoppi delle tratte Messina-Catania e Messina-Palermo ed invece, paradossalmente, si pensa al raddoppio tra Catania e Palermo. E’ di questo avviso anche la Cgil secondo cui “la montagna ha partorito il topolino. Ogni centesimo da spendere in Sicilia è una provvidenziale boccata d’ossigeno, ma quei 2 miliardi e mezzo di investimenti riguardano solo una parte limitata di questa regione, non modificano sostanzialmente la velocità tra Messina e Catania, premiano solo Catania e Palermo e, soprattutto, non prevedono il raddoppio delle due dorsali”.

“Solo 384 milioni sul totale dei 2,5 miliardi – prosegue la Cgil – sono destinati alla velocizzazione della Messina-Catania, che prevede un risparmio infinitesimale di tempo, senza nemmeno contemplare quegli interventi di raddoppio che da anni la provincia di Messina reclama. Per Messina vi è quindi molto poco, per non dire niente, e si realizzano in questo modo invece i sogni di FS che sulla linea Messina-Catania-Palermo ha tutti i suoi buoni motivi, e tutte le convenienze, per praticare un altro risparmio, sostituendo le due linee dorsali con una sola linea che attraversa l’entroterra”.

“Dopo aver reso residuale il trasporto ferroviario con il resto del Paese, consentendo il taglio dei treni – conclude la nota della Cgil – il Governo asseconda ancora una volta i desideri dell’azienda pubblica, che a breve taglierà anche quelli regionali”.

Insoddisfazione anche da parte del Comitato Pendolari Sicilia secondo il quale “è sufficiente potenziare nel giro di pochi anni e con costi irrisori l'attuale linea Catania-Palermo, ergendola a rango P. Avremmo preferito la sottoscrizione del Contratto di Servizio – prosegue il comitato -. Bisogna acquistare subito nuovi treni, visto che dall'ordine passano almeno 5 anni per la consegna. E il parco treni peggiora ogni giorno di più, cosi come la vita del personale ferroviario sottoposto a turni asfissianti e a cui va la nostra solidarietà. Ci batteremo per la sottoscrizione immediata del contratto di servizio e per delle infrastrutture più fattibili".

Contratto di servizio che va firmato anche secondo l’Orsa che paventa anche il rischio della chiusura del traghettamento pubblico sullo Stretto entro la fine del 2013: “"Temiamo che già entro la fine dell'anno – scrive il sindacato – il Gruppo FS interrompa il traghettamento ferroviario sullo Stretto facendo di fatto cessare il trasporto passeggeri e merci a lunga percorrenza da e per la Sicilia o addirittura cedere sul piatto d'argento al mercato dei privati un'attività che ha per legge i connotati di servizio pubblico essenziale. Confidiamo che alla luce di un ritrovato interesse politico alle sorti del trasporto ferroviario dell'isola, il Governo Regionale ponga in essere da subito un'incisiva azione verso il Gruppo FS al fine di tutelare la continuità territoriale sullo Stretto garantendo la Navigazione ferroviaria pubblica, i diritti degli utenti siciliani e l'occupazione di centinaia di lavoratori marittimi impegnati”.

Sulla vicenda contratto di servizio, infine, l’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Nino Bartolotta, ha spiegato: “Il contratto di servizio a cui stiamo lavorando con Trenitalia è complicato. Il governo nazionale deve prima di tutto fare la sua parte. Sulla presunta riduzione a partire dal 10 marzo, dei servizi di Trenitalia in Sicilia abbiamo inviato una nota al Ministero. Al momento, quella riduzione verrà sospesa. In Sicilia non solo interverremo con nuove infrastrutture, ma potenzieremo le esistenti. Non possiamo avere tutto e subito".

(Marco Ipsale)