Secco no ad un Hotspot a Messina, esplode il caso. D’Uva e Zafarana: “Sono un fallimento”

Messina sede di uno dei nuovi Hotspot che Viminale e Commissione europea vogliono realizzare in Italia. Messina che ormai da oltre due anni si è trasformata in città dell’accoglienza in cui sono sbarcati migliaia di migranti arrivati dalle rotte del dolore e della speranza, nel giro di pochi mesi potrebbe ritrovarsi con un centro per migranti in cui la parola accoglienza viene stravolta, annullata. La notizia è arrivata come un tornado, l’amministrazione Accorinti ha dichiarato di essersi trovata spiazzata perché non informata da alcuna istituzione e assolutamente contraria a questa ipotesi che si prefigura sempre più come realtà, in città iniziano a sollevarsi le voci contrarie alla creazione di una struttura che funge di fatto come un centro di catalogazione.

Ricordiamo infatti che per Hotspot si intende un particolare tipo di centro per migranti, gestito dall’agenzia per il controllo delle frontiere dell’Unione Europea, Frontex e dalla polizia europea EASO, in cui le persone appena sbarcate vengono trasferite per le operazioni di identificazione, fototesseramento e prelievo, anche forzato, delle impronte digitali, ai fini di uno screening che distingua o richiedenti asilo dalle persone destinate al rimpatrio.

A prendere posizione, come già era accaduto a febbraio quando Messina era già stata individuata come sede di Hotspot, sono i parlamentari messinesi del Movimento 5Stelle: “Gli hotspot, già in questi pochi mesi di vita, si sono rivelati un fallimento. Si sono dimostrati essere dei luoghi che bloccano, respingono e trattengono i migranti, anziché accoglierli. Ecco perché la recente notizia di volerne creare uno a Messina ci lascia perplessi”. Lo dichiarano i PortaVoce del MoVimento 5 Stelle, Francesco D’Uva e Valentina Zafarana, che in una nota chiariscono i motivi per cui l’idea di un hotspot nella città dello Stretto è da escludersi.

“Non dimentichiamo che gli hotspot previsti dalla Road map italiana non hanno alcun fondamento giuridico nel nostro ordinamento – ha ribadito D’Uva – né trovano una chiara definizione ai sensi della normativa vigente”. Secondo il deputato pentastellato “sebbene gli hotspot risultino utili alle operazioni di ricollocamento, al momento sono evidentemente fallimentari. I ricollocamenti, infatti, non partono o comunque riguardano poche centinaia di migranti. Questo fa sì che essi diventino, di fatto, dei centri di lunga permanenza".

Sulla stessa posizione anche la Zafarana che punta su “accoglienza diffusa e sistemi di Sprar che rispettino la dignità di chi in questo momento giunge in Italia spinto solo da guerre e sofferenza”.

In città è invece il presidente della III Circoscrizione Lino Cucè che acende i riflettori anche sui problemi logistici a cui si andrebbe incontro realizzando la struttura: “Se fosse vero sarebbe nefasto per la città di Messina e soprattutto
per il rione di Camaro dove la caserma Bisconte è ubicata, in quanto
potremmo ritrovarci con una situazione simile a quella di Mineo
dove cittadini ed istituzioni sono esasperati e stanchi,
prostituzione spaccio di droga e continui problemi di ordine
pubblico che diverrebbero la normalità”. Cucè vuole ricordare che la città di Messina sta fornendo un grosso contributo in termini di
accoglienza e le forze sono allo stremo, volontariato e istituzioni
da anni stanno svolgendo un lavoro eccellente, tutti i migranti
vengono accolti in maniera egregia con amore e sensibilità. Ma un
Hotspot non potrà reggere l'urto, visto che si dovranno gestire
2500 persone circa.

Mi rivolgo al Ministro Alfano al quale chiedo di rivedere la sua
posizione in quanto la città si trova già con gravi difficoltà: come il
probabile dissesto, la raccolta rifiuti, il lavoro che non c'è e
purtroppo crescenti atti di criminalità. Cosa succederà nel momento in cui migliaia di stranieri si
ritroveranno nella nostra povera e martoriata città? Purtroppo le scelte sono imposte dall'alto e senza alcun
coinvolgimento delle istituzioni locali e ciò è ingiustificabile e inqualificabile in quanto queste scelte dovrebbero essere
condivise con i rappresentanti Comunali e Regionali. L'ubicazione della Caserma Gasparro è inadeguata rispetto alle
logiche di scelta di un hotspot; un’alta densità abitativa
contraddistingue la zona e ancora dopo cento anni le baracche son
ben presenti, ci troviamo nelle immediate adiacenze di uno
svincolo stradale, nelle vicinanze di un importante ospedale ed a
poche centinaia di metri del centro cittadino dove ogni giorno
sbarcano migliaia di turisti dalle navi da crociera, col rischio di
affossare questo importante settore turistico, cosa dire poi della
difficolta di integrazione con la popolazione di Camaro che già vive
difficolta per la mancanza di strutture sociali in zona vedi il Parco
di Camaro mai consegnato alla popolazione. In questo momento storico della vita
politica e sociale della città ed in un territorio difficile la scelta di
realizzare un centro con 2500 immigrati a Camaro è cervellotica,
insensata e fuori da ogni logica”.

Cucè invita tutte le forze politiche, sindacali, universitarie della società
civile cittadine ad intervenire con forza onde evitare tutto ciò,
per non ritrovarci in una città ancora più degradata che da
decenni non riesce a risollevarsi dal torpore e dalla deriva.

Sempre dal III quartiere anche il consigliere Alessandro Cacciotto dice la sua sull’assurdità di prevedere un Hotspot a Bisconte: “Il Ministero ha progressivamente stanziato fondi per il ripristino delle “palazzine” all’interno dell’ex caserma e non lo ha certamente fatto per “restituire” la struttura ai messinesi, quanto piuttosto per realizzare obiettivi di politica estera. Realizzare un hotspot a Bisconte, quartiere già ampiamente degradato e che grida al risanamento non è secondo il sottoscritto la migliore scelta che si potesse partorire. Bisconte così come Catarratti aspettano alla finestra i progetti di copertura del torrente, il risanamento mai avvenuto, la rivalutazione dell’ex polveriera, il recupero e cambio di destinazione dell’ex palazzo delle poste…insomma i cittadini di Bisconte così come Catarratti aspettano di essere attenzionati e non lasciati nell’abbandono più totale. Parlare di Bisconte solo per l’hotspot e come non guardare in faccia la realtà; mi chiedo se il Ministro Alfano abbia mai fatto una passeggiata a Bisconte, in via Caltanisetta ad esempio, oppure abbia visto come il villaggio è ridotto. L’invito all’Amministrazione Comunale di aprire, se ancora possibile, un dialogo affinché Bisconte non venga ulteriormente scelta solo come luogo strategico ma piuttosto individuare eventualmente una tipologia ambientale diversa e che presti maggiormente il fianco a determinate scelte.