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Reggio Calabria. “Faccio quello che voglio”, il codice dell’incivile

Agisce con il favore delle tenebre. Si muove furtivo nelle zone poco illuminate facendo ciondolare il suo sacchetto bianco che porta in giro come un trofeo. Il trofeo dell’inciviltà, dell’incuria, del “faccio quello che voglio”. Pensa di essere furbo, più scaltro degli altri perché “elude il sistema”. A volte sfiora il “romanticismo” quando imbratta i muri con le sue frasi strappalacrime. Ed è anche velocissimo. Talmente veloce che torna a inzozzare le zone cittadine ripulite il giorno prima dalle operazioni di raccolta straordinaria.

Corsa contro il tempo

E cosi finisce per diventare una corsa contro il tempo tra chi raccoglie e chi sporca. Chi, nonostante le difficoltà oggettive legate a moltissimi fattori che lentamente si stanno risolvendo continua a raccogliere, e chi incurante dei danni ambientali e sanitari sporca “perché fa quello che vuole”. In tutto questo la disperazione dei cittadini che continuano ad “incollare” ovunque foglietti di buon senso e legalità, a segnalare, a lottare contro un “sistema” nel sistema.

Chi paga

Il danno alla collettività è doppio. Deturpa l’ambiente sul piano estetico, e in città come Reggio Calabria a vocazione turistica è ancora più devastante, e soprattutto è un pericolo per la salute. Un altro tipo di danno, spesso ignorato, è il costo di bonifica. Intervenire, intervenire infatti dove ha agito l’incivile comporta delle spese, e sicuramente superiori al trattamento secondo la filiera che fortunatamente la maggior parte dei cittadini rispetta. Costi extra, soldi di tutti che potrebbero venire impiegati in modo sicuramente più costruttivo.

E per quante telecamere si possano installare la soluzione è solo una: dar battaglia attraverso un sistema di controllo sull’evasione delle tasse e le segnalazioni dei cittadini.

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