Politica

Reggio Calabria. Pazzano (La Strada): “Bilancio e rischio dissesto, persa l’ennesima occasione per dire la verità ai reggini”

Una enorme bugia che ne tira dietro altre. Sulla questione debito si gioca una tristissima partita elettorale sulla pelle della cittadinanza. Ho atteso qualche giorno prima di scrivere questa nota, per poter studiare le carte e perché non potevo credere che un sindaco uscente potesse spingersi così in basso durante la campagna elettorale. Vado ai punti della questione.

In primo luogo, il debito non è neanche lontanamente cancellato. Il debito è qui, presente e attivo, e lo resterà fino a quando, purtroppo, non ne avremo pagato fino all’ultimo centesimo. Il Decreto Agosto assegna denaro per ripianarne una parte, ma “ripianare” e “cancellare” non sono affatto sinonimi, anzi. Ripianare significa: riconosco che devo dei soldi a qualcuno e sottraggo liquidità a qualcosa di essenziale pur di pagare un debito che evidentemente considero giusto.

Cancellare, come si apprende fin dall’asilo, vuol dire che, a seguito di una qualche azione, una cosa non esiste più, è scomparsa, si è volatilizzata. Debito cancellato significherebbe perciò che di esso non viene pagato neanche un centesimo. Nel nostro caso, invece, con il Decreto Agosto è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’interno, un fondo con una dotazione di 200 milioni di euro per l’anno 2020 e di 50 milioni per ciascuno degli anni 2021 e 2022.

Verosimilmente trattasi di un fondo destinato non solo a Reggio, ma a tutti i comuni che hanno deliberato la procedura di riequilibrio finanziario e che hanno dunque un piano di riequilibrio approvato e in corso d’opera. Questa somma andrebbe, dunque, a ripianare una parte del debito comunale, che, secondo quanto dichiarato dalla Corte dei Conti pochi giorni fa, ammonterebbe a circa 400 milioni di euro (vedi delibera della Corte dei Conti 30.07.2020 n. 157).

Non vi sarà nessuna messa in discussione delle innumerevoli voci di debito, compresa quella dei debiti idropotabili, che potranno essere, semmai, rateizzati annualmente in termini di competenza e di cassa. Una misura lenitiva, certamente, ma trattasi sempre e comunque di una “rateizzazione”. Alla fine della fiera, non un centesimo di questa somma andrà a garantire servizi essenziali per la cittadinanza o sarà speso per investimenti. Insomma, 200 milioni di euro (forse, e comunque in tre anni) già congelati per pagare – parzialmente – i conti della stagione politica detta “Modello Reggio”, che è stata in fin dei conti l’unico argomento politico di questi sei anni per l’amministrazione uscente.

Passiamo al secondo punto. Come chiunque sa, si pagano i debiti che si considerano esigibili, non quelli che si reputano iniqui. Se tanto mi dà tanto, l’amministrazione uscente considera esigibile il debito centesimo per centesimo. E qui si rivela tutta la contraddittorietà del ragionamento. Il sindaco uscente non può dire che il debito è ingiusto, perché in sei anni non ha attivato nessuna delle procedure atte a determinare in trasparenza quale parte del debito sia giusta e quale ingiusta, quale legittima e quale illegittima.

Questo non può essere deciso in maniera umorale o a mezzo di note stampa, ma attraverso strumenti trasparenti come l’“audit pubblico”, in cui – semplicemente – vengono presentati alla luce del sole i conti, i creditori, i contratti, i tassi di prestito, ogni aspetto del debito e si determina cosa è esigibile e cosa non lo è. Cursoriamente si richiama sul punto il monito della Corte dei Conti (delibera n. 17/2020) sulla necessità di una “trasparenza contabile” del bilancio quale bene pubblico.

L’audit sul debito può essere attivato solo da chi non deve rappresentare alcun apparato.
I comuni italiani in predissesto che hanno attivato un audit pubblico hanno depennato totalmente alcune voci debitorie e hanno detto allo Stato: noi questo debito NON lo paghiamo. È il caso di Napoli, per esempio. Il Comune di Napoli, da anni, conduce una battaglia serrata nel tentativo di uscire dalla propria condizione debitoria. Quello che l’amministrazione napoletana sostiene è che vi siano intere voci debitorie non imputabili ai cittadini, trattandosi di debiti maturati durante stagioni commissariali, quando al comando dell’Ente era dunque lo Stato.

Reggio, al contrario, dice: noi il debito lo paghiamo; per favore, dateci liquidità per onorarne almeno una parte. Seguendo questa logica, il debito di Reggio Calabria non viene cancellato perché considerato iniquo, come vorrebbe far intendere la narrazione messa in piedi dell’amministrazione uscente. Piuttosto, quel debito viene pagato – a rate, ma pur sempre pagato – proprio perché considerato giusto ed esigibile. Attraverso questo sistema di bugie pubbliche, il sindaco uscente manda due messaggi.

Uno ai suoi: siamo perfettamente in grado di modificare la percezione pubblica dei fatti. Un antico detto cinese mette però in guardia dall’applicare una simile strategia. Se una bugia, passando di bocca in bocca, finisce per apparire vera, quando arriva tuttavia ad orecchie accorte, evapora in un battito di ciglia. L’altro messaggio è inviato ai rappresentanti della precedente stagione politica: non preoccupatevi, non attiveremo mai alcuna procedura di trasparenza per individuare le responsabilità pregresse, pagheremo tutto e tutti, indiscriminatamente.

C’è però in questo Decreto Agosto qualcosa di estremamente significativo: saranno destinati a Reggio diverse centinaia di milioni di euro e altri – se sapremo programmare – ne arriveranno col Recovery Fund. Saranno, naturalmente, i reggini a scegliere chi dovrà amministrare queste preziosissime risorse. Il punto è: comprereste per la seconda volta un’auto usata da chi vi ha già venduto un bidone? Cambiare adesso, cambiare in meglio, è una chance storica che Reggio non può più mancare.