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Reggio Calabria. Striscioni offensivi al Granillo, subito rimossi. Falcomatà:”offesa tutta la Calabria”

E’ “iniziato” nel peggiore dei modi il derby di calcio di serie B, Reggina-Cosenza che si giocherà questa sera alle 21:00. Derby a cui sarà permesso, per via dell’emrgenza covid19, l’ingresso a pochissimi tifosi come previsto dalle linee guida.

Un gesto antisportivo, come dicevamo che ha caratterizzato quello che invece dovrebbe essere un evento sportivo. Infatti, alcuni tifosi (se così si possono considerare) della squadra cosentina , la scorsa notte hanno affisso due striscioni all’esterno della Tribuna Ovest, dello Stadio Granillo da parte del gruppo Allupati Primo Lotto Ultrá Cosenza 2006. “Reggio Merda” in uno e “Passeggiamo e pisciamo sulla vostra città, bastardo reggino… passi di qua?”, nell’altro.

Naturalmente gli striscioni sono stati immediatamente rimossi. Un gesto antisportivo condannato da più parti (e non poteva essere diversamente), come ha scritto per esempio il sindaco, Giuseppe Falcomatà sulla propria pagina FacebookSe offendi una città calabrese offendi l’intera Calabria – si legge – Chi, nella notte, si è reso protagonista di un gesto inqualificabile, stendendo degli striscioni sulle inferriate dello stadio “Granillo”, non è né un tifoso, né uno sportivo, né un ultras.

La sua bandiera è lo squallore, un’arma puntata contro l’unità della regione che, soprattutto in questo momento, deve essere compatta, granitica, solidale e remare verso un’unica direzione. Le divisioni territoriali ed i campanilismi, purtroppo, sono zavorre che hanno impedito, negli ultimi decenni, il reale e concreto sviluppo della Calabria. Ci hanno reso deboli, vulnerabili, estremamente fragili di fronte alle sfide ed alle difficoltà che sempre abbondano nella nostra terra.

Dobbiamo imparare ad essere un unico popolo, un bastione coeso ed invincibile. E dobbiamo farlo ad ogni livello ed in ogni settore della vita sociale, istituzionale e civile. Se non iniziamo a ragionare e agire come fossimo un monolite, non cresceremo mai e pagheremo sempre a caro prezzo la stoltezza ed il torto d’essere “Calabrie”.