Unioni civili, l’Udc: “In assenza della legge le priorità sono le politiche per la famiglia”

Il registro delle unioni civili non s’ha da fare intanto perché non c’è normativa nazionale, e quindi il consiglio comunale non ha competenza in materia, e poi perché un’amministrazione assente nelle politiche familiari dovrebbe invece, in tempi di crisi, operare dando risposte in questa direzione”.

Questa in sintesi la posizione dell’Udc sulla delibera di giunta che propone l’istituzione del registro delle unioni civili, bocciata nei giorni scorsi in commissione, ma che quanto prima arriverà in Aula. E dal tenore delle premesse del dibattito le polemiche non mancheranno. Alla conferenza stampa di oggi nell’Aula consiliare erano presenti i vertici del partito, il Presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia e il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, segnale questo di una forte presenza sul territorio che il partito vuole imprimere anche in vista della costituzione di una formazione politica di centro-destra compatta e che torni ad essere in Sicilia ed a Messina una realtà di primo piano.

I centristi però nel dire “no” iniziano dalla forma, evitando di affondare il colpo sulla sostanza, che è poi quello che invece contestano. Dagli interventi che si sono susseguiti da parte di tutti i consiglieri Udc Mario Rizzo, Franco Mondello, Mariella Perrone, Carmelina David, Andrea Consolo, Libero Gioveni, prima di affidare la sintesi all’ex ministro D’Alia, è apparso chiaro che “ questa amministrazione invece di perdere tempo creando illusioni su un registro che non avrebbe alcuna conseguenza giuridica, potrebbe avviare serie politiche per la famiglia”.

Per la verità l’istituzione del Registro delle unioni civili, è a costo zero e non toglierebbe nulla a nessuno, non violerebbe alcun diritto ed è stato adottato in numerosissimi Comuni anche siciliani senza che nessuno abbia battuto ciglio sul fatto che il Parlamento si attarda a varare la normativa a causa delle resistenze provenienti dal fronte cattolico.

“L’amministrazione con questa delibera vuol creare illusioni- ha spiegato il capogruppo Udc Mario Rizzo- Noi, per onestà intellettuale però dobbiamo essere chiari: non c’è la normativa nazionale. Quando sarà varata la legislazione in materia saremo pronti a votarla. Adesso pensiamo alle cose concrete ed alle proposte che il nostro gruppo ha fatto e continuerà a fare per le politiche della famiglia”.

Uno dei più battaglieri sulle cose concrete è senza dubbio Libero Gioveni che da sempre si è impegnato, ad esempio, sul fronte asili nido: “A Messina i bimbi al di sotto dei 3 anni sono 9.600, con una copertura territoriale di asili nido comunali che dovrebbe essere del 33% ed invece è dell’1%, pari a soli 94 posti disponibili nei tre asili esistenti”. Nell’era Buzzanca-Croce, ricorda Gioveni, si sono persi 41 milioni di euro per potenziare le strutture in città, adesso si potrebbe puntare sulla legge 328, sull’istituzione di un ufficio speciale e sulla realizzazione della struttura in via La Farina. L’ex assessore provinciale alle pari opportunità Mariella Perrone ha poi fatto una serie di proposte pensate per le donne: “si potrebbe istituire un fondo destinato a quelle donne che, sotto il profilo economico, non usufruiscono delle erogazioni per la maternità, o quelle al di sotto dei 25 anni, in difficoltà economiche e sole, che, nonostante tutto decidono di portare avanti con coraggio la gravidanza. O ancora le cosiddette mamme di giorno, che mettono a disposizione della comunità il loro tempo e il loro amore per prendersi cura in casa dei figli degli altri”.

Sulla necessità di adottare politiche tariffarie hanno insistito gli altri consiglieri intervenuti, come Franco Mondello “Si dovrebbero adeguare i servizi e le tariffe al reale carico familiare tenendo conto che oggi sono proprio le famiglie il cardine della società in crisi. Si potrebbe pensare ad una revisione delle aliquote addizionale irpef, prevedere agevolazioni sul servizio idrico, o pensare ad un fondo di solidarietà o benefit per famiglie numerose”. Mondello poi ha sostenuto che il “no” al Registro è anche un “fatto culturale, perché si potrebbe pensare che le istituzioni, così facendo promuovano la precarietà delle relazioni affettive, una sorta di consumismo delle relazioni con il via libera dell’amministrazione”.

La causa della “precarietà attuale”, compresa quella delle relazioni affettive, non sono le coppie di fatto, quanto piuttosto una società che non dà alcuna garanzia di lavoro stabile, di futuro, di sopravvivenza che vada al di là del contratto trimestrale, quando c’è.

La frase “coppie omosessuali” non è stata neanche pronunciata, ma l’ombra di queste parole ha continuato ad essere “presente” in Aula e non solo per le proteste di Rosario Duca, presidente dell’Arcigay Messina, che ha seguito la conferenza stampa tra il pubblico cercando poi di ricordare che esiste una sentenza della Corte Costituzionale,che non tutti i Comuni restano in attesa della normativa nazionale e che la Costituzione parla di “persone” e non di “un uomo e una donna”.

“In un anno quest’amministrazione non ha fatto nulla- ha detto Andrea Consolo- e adesso si presenta con una delibera in una materia per la quale dobbiamo aspettare che si esprima il Parlamento. Nel frattempo sarebbe bene operare eliminando quanto crea discriminazioni alla possibilità di usufruire dei diritti”.

Non si dice contrario alle Unioni di fatto, Gianpiero D’Alia, che però rivendica la titolarità del Parlamento in questa materia: “ Non è una disputa ideologica. I diritti delle persone devono essere garantiti dalla legislazione ed in questo momento il Consiglio comunale non ha alcuna competenza in assenza di normativa. Peraltro in una fase di crisi ritengo vi siano altre priorità, come ad esempio atti concreti a sostegno delle famiglie. Lo si può fare attraverso politiche fiscali che tengano conto della dimensione dei nuclei familiari e della presenza di minori, di disabili, oppure con politiche tariffarie più adeguate”.

Insomma così come la bocciatura in Commissione è avvenuta sulla forma, ovvero l’assenza per ben due volte consecutive di un componente della giunta, lo stesso avverrà in Consiglio Comunale. Senza legge nazionale è bene pensare ad altro. Ma sanno tutti benissimo, dall’Udc alla giunta Accorinti, che il Registro delle unioni civili, non avendo alcuna immediata conseguenza concreta sul piano giuridico, ha una valenza politica e simbolica che va ben oltre il vuoto legislativo. Ed è proprio per questo che il clima è caldissimo e che in Aula sarà scontro e non solo tra centristi e amministrazione, perché le divisioni su questi temi attraversano tutti i partiti.

Rosaria Brancato