Per la Corte dei Conti il Comune è in una «condizione conclamata e persistente di gravissima crisi strutturale»

La parola irreversibile non compare in nessuna delle 28 pagine della deliberazione esitata dalla Corte dei conti in seguito all’udienza del 13 aprile scorso, ma la crisi del Comune di Messina viene confermata in tutta la drammaticità.

«Pur dando atto degli sforzi profusi dall'ente e delle annunciate azioni di risanamento– si legge nella deliberazione – occorre rilevare come le tendenze esposte ed i risultati conseguiti nell'anno oggetto del presente controllo, indicative di una responsabile e maggiore consapevolezza da parte del Comune di Messina sulla necessità di una forte azione di risanamento, non possono che assumere un valore oggettivamente relativo a fronte della dimensione della crisi finanziaria e gestionale da fronteggiare ove si tenga conto, ad esempio, che la mole debitoria da ripianare resta immutata nell'esercizio considerato».

Con riferimento all'esercizio 2014, per la Sezione di controllo il Comune di Messina era e resta in una «condizione conclamata e persistente di gravissima crisi strutturale», vengono quindi confermate quasi integralmente le 14 criticità elencate nell’ordinanza che fissava l’adunanza del 13 aprile e si esprimeva in maniera molto netta sulla irreversibilità della crisi (vedi qui).

Con la deliberazione 91, il giudizio è meno netto, seppur vengono ribaditi i motivi di deferimento, legati soprattutto all’enorme mole di passività, al mancato allineamento contabile con le società partecipare, al mancato riconoscimento dei debiti fuori bilancio.

Innanzitutto, per i magistrati contabili «in presenza di una mole imponente di situazioni debitorie non contabilizzate, come quella emersa dalle ricognizioni propedeutiche al piano di riequilibrio, il risultato di amministrazione ed i dati economico-patrimoniali assumono scarsa rappresentatività del reale stato di salute finanziaria e di solidità patrimoniale dell'ente»

Rispetto ai parametri di deficitarietà, la Corte dei conti spiega che i risultati solo in taluni casi risultano migliorati rispetto al precedente esercizio, sottolineando tuttavia che restano pur sempre al di sopra della soglia di deficitarietà strutturale. C’è ,poi, il nodo del famigerato parametro 6 sulle spese del personale, su cui si registra la diversa interpretazione che ne danno amministrazione e revisori dei conti, con quest’ultimi che – a differenza dell’esecutivo – ritengono necessario conteggiare anche i costi dei lavoratori delle partecipate.

«Atteso che il relativo parametro assume rilevanza ai fini della condizione di deficitarietà strutturale dell'ente e, conseguentemente, dei presupposti per il suo accesso alla procedura di riequilibrio», la Corte dei conti ha deciso di sottoporre la questione direttamente alla Commissione per la stabilità e gli organici degli enti locali, inclusa tra i destinatari della deliberazione n.91.

A preoccupare la magistratura contabile è soprattutto la situazione debitoria di Palazzo Zanca, «che – si legge nella deliberazione – rappresenta uno degli aspetti più gravi della situazione di squilibrio e precarietà del bilancio del Comune». I debiti, peraltro, continuano a crescere come dimostra il caso di Messinambiente, dove è emerso un ulteriore debito di 6,8 milioni relativo a perdite della società, e rendono necessaria una nuova rimodulazione del piano di riequilibrio.

E sui debiti fuori bilancio ecco la reprimenda della Corte dei Conti: « L'ente deve evitare l'insorgenza dei debiti fuori bilancio e procedere tempestivamente al loro riconoscimento, individuando puntualmente i presupposti, l'entità, il limite, le eventuali responsabilità, e quindi procedere al progressivo smaltimento della massa debitoria attraverso le risorse reperite in bilancio».

Per la magistratura contabile «non sono tollerabili omissioni o ritardi nelle attività propedeutiche di ricognizione e riscontro delle situazioni debitorie, nonché nella tempestiva predisposizione degli atti necessari al relativo riconoscimento. A tal riguardo, costituisce grave irregolarità il mancato o non tempestivo adempimento alle suddette attività propedeutiche, tanto più in ragione del dimensionamento dei debiti dell'ente (migliaia di posizioni che meritano, ciascuna, i necessari approfondimenti), con conseguente responsabilità dei competenti organi (in primo luogo delle figure dirigenziali dell'ente cui compete, peraltro, ordinariamente la piena responsabilità e vigilanza sulla gestione amministrativa e finanziaria nel rispetto delle regole giuscontabili)». I magistrati contabili ritengono poi meritevole di «una specifica censura» il mancato riscontro da parte di ben dieci responsabili di servizio in ordine alla richiesta di attestazioni circa l'insorgenza di debiti dopo la chiusura dell'esercizio.

Un altro aspetto molto importante evidenziato dalla Sezione di controllo riguarda il fatto che il mancato riconoscimento, e conseguentemente il mancato pagamento dei debiti «può avere refluenza sul rispetto del Patto di stabilità per l'esercizio oggetto di controllo», ovvero per l’esercizio 2014

La Corte dei conti non manca inoltre di rimarcare le «gravi e numerose criticità relative alle partecipazioni societarie: dal mancato allineamento contabile al diffuso stato di precarietà delle gestioni esterne (scarsa redditività, indebitamento, crisi finanziarie, ecc.)».

«Deve ribadirsi – scrive – come sia essenziale, preliminarmente, pervenire a un quadro chiaro, certo e definitivo del riallineamento delle partite contabili tra Comune e partecipate: l'ente, invece, si scontra ancora con uno stato di opacità risalente e, per gli irrisolti problemi di incertezza o contestazione, rimette la soluzione ad atti transattivi ancora in itinere, subordinati al piano di riequilibrio e finanziati con lo stesso. Resta evidente che le aziende già fortemente compromesse riguardo ai fondamentali economico-patrimoniali e/o alla inadeguatezza dei modelli gestionali richiedono un impegno notevole per conseguire l'ipotizzata ristrutturazione e raggiungere risultati operativi apprezzabili, tanto più nell’'immanenza di una situazione di crisi strutturale dell'ente. Di contro, restano sempre irrisolte, a gravare sul bilancio dell'ente e sulle prospettive di risanamento contenute nel piano di riequilibrio pluriennale, le problematiche relative alle ricadute negative derivanti ora dai pregressi risultati gestionali negativi o dagli interventi di "soccorso finanziario", asseritamente necessari per garantire la continuità dei servizi o l'assolvimento di obbligazioni che l'ente deve accollarsi, ora dalla stessa esposizione debitoria del Comune nei confronti delle proprie partecipate, non ancora definita né allineata contabilmente».

Dopo essere entrata nel merito delle criticità con riferimento al rendiconto 2014, la Corte dei Conti si esprime con una pronuncia di accertamento ai sensi dell'art. 148 bis del TUEL. Questo significa che il Comune avrà 60 giorni di tempo per adottare i provvedimenti idonei a rimuovere le irregolarità ed a ripristinare gli equilibri di bilancio, da trasmettere alla Sezione per le verifiche di competenza. Per quanto attiene alle conseguenti misure correttive, la Corte dei Conti, dando atto che è (ancora) in itinere l'istruttoria sul piano di riequilibrio, impone all’ente di effettuare spese per servizi espressamente previsti per legge.

Al di là dei rilievi mossi e delle comunicazioni che la Corte dei conti dà al Comune di Messina, c’è un passaggio nella deliberazione n.91 particolarmente interessante, che appare come la risposta all’articolo del Manifesto firmato dall’ex assessore di palazzo Zanca Tonino Perna, secondo cui la magistratura contabile eserciterebbe un abuso di potere volto a limitare oltre ogni misura il campo di azione dell’ amministrazione Accorinti.

«Le funzioni di controllo– si legge testualmente – affidate in Costituzione alla Corte dei conti quale organo ausiliario, collocato in posizione di autonomia e indipendenza rispetto agli altri poteri dello Stato, sono volte a rappresentare agli organi elettivi, nell'interesse del singolo ente e della comunità nazionale, la reale situazione finanziaria affinché gli stessi possano attivare le misure correttive ritenute idonee».

Il messaggio è chiaro e altrettanto chiaro appare il destinatario, o i destinatari nel qual caso la tesi di Perna fosse condivisa anche dal sindaco Renato Accorinti e dagli ex colleghi di giunta di Perna.

Danila La Torre