Crocè smentisce Ciacci: «Nessuna aggressione fisica ma solo legittime rimostranze”

“Apprendiamo con stupore le dichiarazioni rilasciate dal commissario liquidatore di Messinambiente, Alessio Ciacci, a detta del quale le legittime rimostranze effettuate questa mattina dai lavoratori presso la sede di via Dogali per gli ormai consueti e inaccettabili ritardi nel pagamento degli stipendi, sarebbero diventati degli attacchi di esagerata violenza”. La segretaria della Fp Cgil, Clara Crocè, non ci sta ad incassare in silenzio le accuse non troppo velate lanciate dal commissario liquidatore di Messinambiente e replica attraverso un comunicato.

"Il dirigente della società di raccolta rifiuti – dice la rappresentante sindacale – dovrebbe cominciare a dare il giusto peso alle parole e rendersi conto che le inefficienze di un'azienda, a propria volta “vittima” delle inadempienze del Comune, non possono più cadere sulle spalle dei dipendenti. Soprattutto se per quest'ultimi la mancata corresponsione di uno stipendio significa non riuscire ad arrivare alla fine del mese".

Ciacci ha scritto in un post pubblicato su Fb di essere stato aggredito fisicamente e di essere rimasto indenne solo grazie al provvidenziale intervento del consulente Raphael Rossi. La Crocè smentisce quanto riportato dal commissario liquidatore: “Ciacci può stare certo del fatto che nessuno tra i lavoratori, questa mattina, ha mai pensato, neanche per un attimo, di arrivare allo scontro fisico, e non è certo stato l'intervento della Digos o del “salvatore” Raphael a preservarne l'integrità fisica. Arrivare a paragonare quanto accaduto questa mattina con le esperienze avuta in “Guatemala e Chiapas”, è un atteggiamento a dir poco ridicolo che non fa altro che dimostrare come finora il commissario Ciacci abbia finora vissuto lontano anni luce da contesti di difficoltà economica che portano le persone all'esasperazione”.

“Messina, ma questo il dirigente dovrebbe ormai averlo capito – conclude Crocè_ non è Capannori, ma un contesto lontano anni luce, dove ogni giorno si combatte e si lotta per quello che dovrebbe rappresentare un sacrosanto diritto: quello a lavoro”.