Signorino: «Crediamo che la delibera sulla mobilità sia un piccolo segno della rivoluzione»

«Crediamo che la delibera sulla mobilità sia un piccolo segno della “rivoluzione”: non abbiamo preso un gruppo di lavoratori, legati a questo o a quel partito, ma abbiamo cercato di valutare le condizioni soggettive e oggettive, entro le opportunità di legge, per coniugare l’efficientizzazione delle partecipate e la salvaguardia dei posti di lavoro» . A parlare è il vice-sindaco Guido Signorino, che difende il provvedimento sulla mobilità tanto dal punto di vista politico, quanto dal punto di vista amministrativo

«La delibera – continua – Signorino – persegue gli stessi obiettivi posti della legge di stabilità (art. 1, cc. 563-568 ter): 1) favorire l’economicità della gestione delle partecipate, anche riducendo l’esternalizzazione dei servizi; 2) realizzare questo obiettivo ricorrendo primariamente alla mobilità del personale tra le società partecipate; 3) tutelare in ogni modo il mantenimento in condizione occupazionale dei lavoratori; 4) il tutto in un quadro di invarianza degli oneri per la finanza pubblica. In che modo la delibera persegue questi obiettivi? Promuovendo, secondo le indicazioni della legge, uno scambio di informazioni tra le società partecipate in merito alle esigenze/esuberi di personale, nella consapevolezza che alcune aziende hanno sofferenza in relazione sia alla gestione dell’attività ordinaria che all’espletamento di vari servizi, attualmente mortificati o esternalizzati e che lo stesso Comune esternalizza servizi che potrebbero invece essere affidati a società in house senza alcun aggravio economico per la finanza pubblica.

In questa ottica, la delibera vuole garantire sia i diritti in corso di maturazione (progressioni di carriera) che la salvaguardia dei posti di lavoro minacciati. L’esigenza di personale non è collegata solo allo svolgimento dei servizi ordinari, ma anche all’internalizzazione di funzioni attualmente esternalizzate. L’AMAM, ad esempio, ha sicuramente bisogno di personale per rendere più efficiente il servizio di distribuzione dell’acqua, ma pochi sanno che (sempre per carenza di personale), ha necessità di esternalizzare servizi come: vigilanza sugli impianti, recupero crediti, pulizia dei locali, e perfino manutenzione delle fontane, servizi spesso affidati con ribassi ridicoli e la cui internalizzazione potrebbe realizzare economie misurabili. Ma è altrettanto necessario sviluppare i servizi informatici delle partecipate: avete dato uno sguardo ai loro siti internet? Siamo lontani anni luce dagli obblighi di legge sulla trasparenza, per non dire (ad esempio) dell’informatizzazione delle isole ecologiche, dove occorrerebbe un servizio di “estratto conto” sui conferimenti individuali. Vi sono poi altri servizi finanziati dal Comune (in particolare con la TASI) che, risultando inclusi nelle attività ordinarie o potenziali delle partecipate, potrebbero essere a queste affidate salvaguardando l’occupazione senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. Citiamo, ad esempio, le attività di giardinaggio, scerbatura e cura degli alberi e del verde che rientrano tra le competenze di Messinambiente e che potrebbero essere a questa società affidati, sostenendone il rilancio senza “mance” o contributi, ma (come qualcuno diceva) facendo in modo che questi lavoratori facciano il proprio dovere. Le aziende procederanno a queste valutazioni e definiranno accordi per l’implementazione della mobilità e l’eventuale assorbimento di altri bacini occupazionali tutelati dalle normative.

In questo modo abbiamo evitato di fare favori, valutando invece l’esistenza di diritti, coerenti con quanto promesso in campagna elettorale: “non favori, ma diritti”.

Il vice-sindaco dimostra di avere cuore le vicende umane degli 80 lavoratori che beneficeranno della mobilità, che in questi anni hanno assistito a « rimpalli, rinvii, rimandi» e che «entrati in questo vortice da giovani, si ritrovano adesso madri e padri di famiglia senza alcuna certezza e senza alcuna prospettiva di recupero, in un mercato del lavoro sempre più ridotto e sempre più chiuso agli over 40. In molti casi, chi veniva dopo a governare diceva loro in faccia: “siete quelli di chi c’era prima, di voi non mi importa. Considerare “non nostre”, “appartenenti a qualcun altro” queste persone, confondendo il piano del governo con quello del favore, il servizio alla città, ai suoi bisogni, col servirsi della città, dei suoi bisogni. È questa la “politica”? Noi crediamo di no».