Messina pensa soprattutto ai suoi anziani, viaggio tra i numeri dei servizi sociali

Dal 2009 al 2012 il Comune di Messina non ha mai speso per intero tutte le somme inserite nei bilanci di previsione e destinate ai servizi sociali. In questo quadriennio circa il 20% delle risorse non è stato impiegato per coprire i costi di gestione di tutti quei servizi destinati alle fasce deboli della popolazione messinese e il budget ha oscillato tra i 22 e i 34 milioni a disposizione.

Basta prendere in esame uno di questi anni per rendersi conto di quanto realmente il Comune di Messina investe nei servizi legati alla persona. Anno 2009: su una previsione di € 29.229.274,00 è stato impegnato solo il 78,10% pari a € 22.829.134,96. Consideriamo, per facilità di lettura, solo tre voci (grafico 2): Anziani, su una previsione di stanziamento di € 2.281.097,00 l’impegnato è stato € 2.281.097,00 pari al 100.00%.; Immigrati, su una previsione di stanziamento di € 314.670,00 sono stati impegnati € 0,00 pari allo 0%; Famiglia, su una previsione di stanziamento di € 1.856.000,00 sono stati impegnati € 1.035.000,00 pari allo 55,77.

Emerge dunque molto chiaramente come la città investa soprattutto per fornire un’assistenza eccellente agli anziani, mentre sembra dimenticare totalmente gli immigrati. Da un’analisi più dettagliata dei numeri a disposizione emerge che nel calderone dei vari servizi resi all’utenza, il Comune spende le sue risorse maggiori per i servizi rivolti agli anziani. Proprio nel quadriennio 2009-2012 i servizi agli anziani rappresentano mediamente il 27,7% di tutta la spesa, posizionandosi al primo posto ( cosi come si evince anche dal grafico).

L’anno più florido è stato il 2010, dunque l’ultimo periodo della giunta Buzzanca. In quell’anno ai servizi sociali messinesi sono stati dirottati 34.070.514,00 di euro, anche se alla fiine la spesa effettiva non ha poi superato i 30 milioni.

Sono solo alcuni dei dati più significativi che la Cisl ha raccolto in un report che punta a portare a galla alcuni aspetti peculiari della gestione dei servizi sociali messinesi in modo da sfruttare l’esperienza passata per rivoluzionare tutto il sistema in funzione di una maggiore qualità ed efficienza dei servizi resi. Il punto di partenza per il sindacato è che, alla luce di quanto è stato fatto ad oggi, in ambito di Servizi Sociali nella città di Messina, occorre ancora trasformare gli attuali interventi a carattere prevalentemente “ripartivo” in un sistema articolato flessibile di protezione attiva, capace di sostenere e valorizzare la responsabilità e le capacità delle persone e delle famiglie, ridefinendo l’azione della nuova welfare community e favorendo una crescita complessiva dell’intero territorio comunale. Da qui l’esigenza di uno studio, condotto dalla Cisl di Messina, atto a determinare una nuova piattaforma comunale per la ridefinizione dei Servizi Sociali.

Dalle rilevazioni effettuate e dagli studi condotti si evidenzia che, su tutto il territorio comunale, i servizi ad oggi resi non rispondono al numero potenziale di utenza che il territorio presenta, ad esempio, rispetto ai 900 utenti, a fronte di una popolazione over 65 di 47.280, che fruiscono del SAD si ritiene che lo stesso sia esiguo e probabilmente gli stessi utenti fruiscono in modo non consono e funzionale rispetto ai bisogni, delle varie prestazioni erogate. Valutando allo stesso modo anche gli altri servizi oggetto di studio, si ritiene che essi debbano essere oggetto di una profonda revisione, attraverso l’elaborazione dei processi di governance locale. Dall’analisi dei dati emerge che sino al 31/12/2013 l’utenza che fruiva dei servizi sociali era pari a 1.700 unità, con una forza lavoro di 550 operatori a fronte degli 800 che risultavano occupati sino a marzo 2013. Il calo dei livelli occupazionali è imputabile ai precari affidamenti in proroga che si registrano da marzo 2013 ad oggi.

Rispetto ai servizi sociali erogati (Trasporto disabili, Assistenza Anziani, Assistenza alle famiglie, Asili Nido, Assistenza disabili Don Orione, Casa Serena, Centri di Aggregazione) emergono forti criticità che si registrano dalle gestioni pregresse sino a marzo del 2013, ove, tra l’altro, alcune cooperative ancora oggi non hanno provveduto al pagamento delle spettanze ai lavoratori relativi ai primi mesi del 2013. Cosa ancora più grave, malgrado i licenziamenti, tutti i lavoratori ad oggi non hanno ricevuto le quote di TFR per i periodi di lavoro restanti dagli anni 2004 – 2013, sapendo che l’INPS per la sua parte ha già liquidato il Trattamento di Fine Rapporto, ma, soprattutto, per i periodi di accantonamento in azienda che, per alcuni, vanno dal 2004 al 2007.

A questo va sommato il fatto che talune cooperative non sono più solvibili e non riescono a regolarizzare le posizioni contributive e i debiti con l’erario, compromettendo di fatto la possibilità a partecipare a gare o affidamenti di sorta. Comparando i passaggi di affidamento dei servizi dal 2013 ad oggi emerge, quindi, una mutazione della gestione e degli attori che ha comportato l’inserimento di nuove cooperative, provenienti anche da province diverse, che nel tempo hanno messo radici nel territorio. Le stesse, in alcuni casi create solo ed esclusivamente su input dei politici che negli anni hanno amministrato la città, risultano non organizzate ed erogatrici di un servizio scadente.

Anche l’affidamento dei servizi stessi lascia non poche perplessità. Da un’attenta lettura dei bandi di gara emessi dal comune si rilevano delle significative criticità in termini, sia di mancato rispetto della normativa vigente in materia di affidamento dei servizi sociali, che di programmazione del servizio stesso.

La Cisl propone dunque una nuova piattaforma per la ridefinizione dei servizi sociali, atta a garantire, sia il principio del buon andamento della P.A, che i processi di aggregazione e lotta alla marginalità sociale. In questa logica: il Comune, nell’ambito delle proprie competenze concorre a formulare, realizzare e valutare le politiche sociali; le organizzazioni sindacali partecipano alla formulazione degli obiettivi di benessere sociale e ne valutano il raggiungimento; le aggregazioni locali sono soggetti attivi delle politiche sociali e in quanto tali svolgono un ruolo da protagonisti nella progettazione e nella realizzazione del sistema; le ONLUS, la cooperazione , il volontariato, le associazioni le IIPPAB, gli enti terzi ecc. unitamente ai soggetti pubblici e privati provvedono all’offerta e alla gestione dei servizi.

L’obiettivo del sistema del welfare municipale deve essere la realizzazione di una “Comunità Solidale”, in cui la prima scelta deve essere quella di “mettere al centro” del nuovo sistema degli interventi e dei servizi sociali, i diritti di cittadinanza e le responsabilità diffuse della comunità locale. Per la Cisl potrebbe essere auspicabile, così, una rimodulazione del Dipartimento Servizi Sociali del Comune di Messina, al cui interno sia definita una “Carta dei Servizi”, che preveda, accanto all’area amministrativa, una migliore organizzazione dell’Ufficio Sociale e la vera istituzione del Segretariato Sociale e del Servizio Sociale Professionale. Poi ancora implementare azioni in grado di garantire l’integrazione tra le politiche ordinarie e di sviluppo, promuovendo una progettazione locale coerente e sinergica con una convergenza delle risorse provenienti dal “Fondo Coesione”, dal “Fondo nazionale Politiche Sociali” e dai singoli Distretti, necessaria allo sviluppo delle politiche integrate. Evitare incoerenze, duplicazioni, sprechi di risorse, perseguendo principi di efficienza ed efficacia e, quindi, dare vita ad un’ integrazione socio-sanitaria, ma anche socio-assistenziale, in una efficace rete di connessione ed interscambio con le politiche per la formazione ed il lavoro, con le politiche della casa e dei lavori pubblici, con le politiche di sviluppo regionale, con le politiche ambientali ed urbanistiche.

Un aspetto è fondamentale per il sindacato: i processi della Welfare Community dovrebbero passare ad una gestione “pubblico-privato” riconducibile a forme di gestione associata, quale ad esempio la “Fondazione di Partecipazione”, istituto giuridico di diritto privato, senza scopo di lucro, previsto dal Codice Civile, che costituisce il nuovo modello italiano di gestione di iniziative nel campo culturale e non profit in genere. Una forma giuridica prevista che mette insieme l’istituto della fondazione tradizionale e quello dell’associazione, e un sistema in cui il patrimonio da destinare allo scopo, individuato dai fondatori, è dato dall’insieme degli apporti dei soci fondatori stessi: una sorta di “azionariato diffuso culturale”, ma non solo, che garantisce diritti e stabilità.
Adesso il Comune di Messina si troverà a sfruttare anche i fondi Pac e quelli della legge 328 che serviranno ad arricchire l’offerta destinata ai cittadini. Un’occasione che per la Cisl il Comune non può sprecare.