Il Pd sull’orlo di una crisi di nervi: “Oddio c’è un cuffariano tra gli iscritti. E’ contagioso?”

La guerra scatenata nel Pd “sull’invasione cuffariana” è a dir poco surreale. Non ci sono altre parole per definire la decisione, ad esempio, del segretario regionale Fausto Raciti di convocare con urgenza, lunedì, i garanti del partito e controllare “tessera per tessera, nome per nome gli iscritti”. E ha pure congelato il tesseramento 2015. Non sappiamo se la prossima settimana farà scattare “la quarantena” per quanti, tra gli iscritti, dovessero confessare di amare i cannoli alla ricotta. L’onta siciliana ha fatto scomodare persino il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che ha plaudito alla decisione di Raciti. Abbiamo assistito ad un diluvio di comunicati di esponenti del Pd che si accusano tra loro di cuffarismo. L’unico lucido in questa contesa tra chi è più puro, è stato Davide Faraone. Il clima è da resa dei conti. A scatenare la “caccia al lebbroso” sono state alcune dichiarazioni di Totò Cuffaro all’Huffington Post (leggi qui), “Avevo 1 milione e 800 mila voti, c’era dentro tutta la Sicilia, il 60% dei voti, ora con Renzi si stanno spostando i miei voti e la mia classe dirigente. Ma non è uno scandalo. Non è il Pd dei miei tempi, è un partito moderato, un partito post-democristiano”. Invece è scoppiata una guerra arrivata fino a Roma. Lo scontro si basa su alcuni presupposti paradossali.

1)Alla luce della caccia al “cuffariano” se ne deduce che il Pd ritenga che in Sicilia i politici non debbano avere un passato ed abbiano iniziato a vivere quando Renzi è diventato premier. In alternativa, chiunque abbia fatto politica in era Cuffaro-Lombardo debba dissolversi nell’aria o inventarsi un passato diverso.

2)l’aver condiviso l’era cuffariana equivale, stando a queste tesi, ad una sorta di contagio letale. Dire: sei stato cuffariano è visto come un’offesa. Il che è indegno di un Paese civile e democratico.

3)si finge d’ignorare il fatto che Cuffaro nell’intervista ad Alessandro De Angelis ha tracciato un quadro della situazione. Non è un mistero che di ex cuffariani, ex lombardiani, è pieno il Pd e le stanze dei bottoni del mondo crocettiano.

La verità è che si utilizza lo “spauracchio” per una resa dei conti interna al partito, piuttosto tardiva, dimenticando che oggi è il Pd di Renzi il carro del vincitore. A maggior ragione se di sinistra ha solo un vago ricordo. Ha ragione Cuffaro quando definisce il Pd un partito post-democristiano. Se non fosse così non piacerebbe così tanto ad Alfano e Casini.

Fausto Raciti grida alla vergogna e chiama l’esorcista per esaminare “una per una le tessere degli iscritti” in Sicilia nel 2015, pensando di trovare chissà quale traccia di “cuffarismo”. Non ha bisogno di ricerche accurate perché sono sotto il naso di tutti. L’assessore Pistorio, (che è Udc) giusto per fare un esempio, è un evidente caso di cuffarismo, strano che Crocetta non se ne sia accorto prima.

Esilarante è lo scambio di accuse tra chi accusa l’altro di un passato “alla corte del governatore vasa vasa”. Il presidente del Pd Giuseppe Bruno punta il dito sull’assessore Antonello Cracolici, su Vladimiro Crisafulli Lillo Speziale, accusandoli di consociativismo. I tre replicano indignati: “senti chi parla”. L’assessore Pd Cracolici: “Il bue dice cornuto all’asino. Giuseppe Bruno, esperto in cuffarite, dimentica che lui c'è cresciuto, militando persino nella stessa corrente interna mentre io quella cultura l'ho combattuta da sempre”. Chi è stato cuffariano e non lo rinnega, ed oggi veleggia con l’Ala di Verdini verso Renzi è l’ex ministro Saverio Romano, che ricorda agli smemorati chi ha le sue stesse radici, come Giuseppe Bruno “voluto fortemente da Cuffaro per la sua capacità di essere presente ogni mattina alla di lui corte”, l’ex presidente del Pd regionale Zambuto, “ma il Caronte più efficace sembra essere Cardinale, democristiano e Manniniano come lo fummo io e Cuffaro con lui cresciuti. Ricordo che anche la figlia Daniela e' parlamentare dal 2008 del PD. Si è inventato un taxi collettivo ed ha raccolto all'Ars più parlamentari di quanto ne eleggemmo Musumeci ed io. I parlamentari Gianni, Tamajo, Cascio Totò, Sudano, Lo Giudice, che legittimamente hanno scelto Crocetta”. Ed ancora l’assessore Lantieri, che proprio Cuffaro lanciò nell’agone politico portandola ad un soffio dall’elezione a Bruxelles. A scrivere una lettera aperta è stata Giusy Savarino “Caro Lorenzo Guerini, perché ti meraviglia la presenza di tanti ex cuffariani nel Pd? Quando avete candidato Marco Zambuto alle Europee e poi lo avete eletto Presidente del partito, non lo sapevate che era stato un cuffariano? Quando avete pregato Lillo Firetto per poterlo votare a sindaco di Agrigento e rimediare così alla pessima figura di primarie fatte con Forza Italia, non lo sapevate che era stato un cuffariano? Quando avete designato assessori, tra gli altri, Ester Bonafede, Dario Cartabellotta, Luisa Lantieri in giunta regionale, e l'elenco si fa troppo lungo nel sottogoverno, non lo sapevate che erano ex cuffariani? Ma soprattutto quando, caro Lorenzo, sei venuto in Sicilia a dare il benvenuto alle new entry nel gruppo parlamentare del Pd siciliano, non lo sapevi di stringere la mano e baciare una ex cuffariana come Valeria Sudano?”.

Chi zittisce tutti e lancia il guanto di sfida a Raciti è Davide Faraone: “C’è chi ha bisogno sempre di un nemico.. Il tesseramento al Pd non è un'iscrizione riservata in un club di iniziati. Bisogna aprire le porte. In vita mia Cuffaro non l’ho mai incontrato. Non attribuisco un valore morale a questo fatto. È una questione generazionale. Per me è come se fosse un ex giocatore di calcio, prendete Gianluca Vialli, che oggi commenta le partite in tv. E’ uno spauracchio usato da chi ha paura di un Pd allargato”.

Infine sbotta proprio Totò Cuffaro: “Non dirò più una parola su quello che penso della situazione politica. Mi spiace che quanto ho detto, a mio parere un’ovvietà, sia stato causa di fraintendimenti, di incomprensioni, di inquietudini e di liti, dentro e fuori ai partiti. Nei miei 5 anni in carcere ho capito che l’ipocrisia non aiuta a vivere bene e in politica purtroppo c’è troppa ipocrisia. Resto convinto che la politica ‘buona’ sia quella vissuta fra la gente e per la gente, una politica legata a un’idea e ancorata a valori etici e morali. Sono convinto oggi più che mai che il vero senso della politica si colga raggiungendo il cuore della gente e incontrandone l’umanità. Così ho dato significato al mio impegno politico e ho arricchito la mia vita. Non ci può essere politica senza passione”. Ribadisce che da adesso in avanti, si asterrà dal parlare con i giornalisti di politica “per non diventare oggetto di strumentalizzazione delle ipocrisie della politica. Parteciperò soltanto della presentazione dei miei libri, per far conoscere la situazione drammatica delle carceri italiane e per migliorare le condizioni di vita dei detenuti”.

A noi non resta che vedere il teatrino degli indignati “oddio c’è un cuffariano tra i nostri iscritti…. Chi l’avrebbe mai detto? Non è che è contagioso? E noi che pensavamo che in Sicilia fossero tutti comunisti….”.

Rosaria Brancato