Vernici rosso sangue e poesie: “Siamo tutti Palestinesi”, il flash mob per le vittime di Gaza

I quattro bambini uccisi da un missile sulla spiaggia di Gaza, continuano a giocare, stilizzati nella stoffa stesa sul parquet di Piazza Cairoli, che ritrae le loro sagome insieme a quelle di altre donne e altri uomini. Quando la tela sarà inondata di vernice rossa, apparirà chiaro che quelle sagome, simboleggiano le centinaia di vittime che la nuova esplosione di violenza in Palestina ha mietuto in meno di due settimane dai primi bombardamenti israeliani.

“Siamo tutti Palestinesi” è il flash mob organizzato da attivisti di diverse realtà cittadine –Cambiamo Messina dal Basso, Rifondazione Comunista e Teatro Pinelli, con la partecipazione,tra gli altri, dei sindacalisti dell’Orsa, del consigliere comunale Ivana Risitano, del Presidente della IV Circoscrizione Francesco Palano Quero e dei consiglieri di quartiere Santino Bonfiglio, sempre del IV, e Francesco Mucciardi, del V . Un’iniziativa, quella che ha visto radunarsi per un paio d’ore un centinaio di persone a Piazza Cairoli, simile ad altre che da giorni si susseguono in diverse città d’Italia e del mondo, per esprimere solidarietà al popolo palestinese, costretto a pagare quotidianamente dall’inizio delle operazioni militari, un pesante tributo di sangue, reso ancora più osceno, se possibile, per l’elevato numero di vittime tra i minori.

Durante l’evento, sono stati distribuiti dei volantini informativi per boicottare, tramite i piccoli acquisti di tutti i giorni, i prodotti di Israele, riconoscibili dalle prime cifre del codice a barre: 729 e sono state lette alcune poesie di Mahmoud Darwish, che fu poeta, scrittore e giornalista palestinese, tra i più noti di cultura araba. È stato ricordato costantemente anche Vittorio Arrigoni, il pacifista, attivista e reporter ucciso a Gaza il 15 Aprile 2011. Arrigoni, chiamato affettuosamente “Vik”, ha simboleggiato con le sue azioni e i suoi scritti, non solo la sofferenza del popolo palestinese, ma anche la natura più autentica di tutta la cultura della non violenza, sintetizzata dalla sua frase più celebre, quel “restiamo umani” lasciato ai posteri come il seme della più tenace resistenza.

Per gli attivisti non ci sono analisi che possano giustificare il comportamento di Israele, la loro denuncia è netta: “Israele vuole occupare, non vuole la pace!”. I missili lanciati da Hamas, per i manifestanti, sono un pretesto facilmente demolibile con la semplice valutazione che quei razzi non hanno mietuto una sola vittima a fronte di centinaia di morti:“Si tratta di un progetto chiaro e lineare portato avanti da oltre un secolo dagli esponenti del sionismo – spiega il volantino preparato appositamente per l’evento – un progetto di pulizia etnica praticato da uno stato che può fare quello che agli altri è vietato (oltreché umanamente inaccettabile). Il popolo arabo, violentato già molto tempo prima dalla dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele, continua ad essere umiliato e martoriato, succube di una guerra infinita che dura da troppo tempo”.

In generale, l’aspirazione di tutti gli attivisti è di poter assistere ad un giorno in cui ogni vento di guerra sarà cessato, non però per mezzo della “pace degli imperi” descritta da Tacito, ma nel rispetto delle popolazioni che dimorano in quella che viene definita, con sofferenza e stupore, Terra Santa. “Noi continueremo a manifestare il nostro dolore, anche se siamo pochi e siamo deboli, mentre Israele è potente ed è appoggiato dagli Stati Uniti d’America ed avvantaggiato dal silenzio dell’Onu e dall’accidia dell’Unione Europea”,ha commentato Claudio Risitano. Come dire, con Vittorio Arrigoni: “Il mondo intero non può ignorare questa tragedia e, se lo fa, non includeteci in questo mondo”.