I medici del 118:”Tagli inaccettabili, da 37 a 26 ambulanze nel messinese”

Da ieri la nuova rete ospedaliera è operativa, dopo l’approvazione in sede di Ministero della salute. Non sono mancate e non mancheranno le proteste, così come sono già pronte proposte di correttivi da apportare alla Rete.

Ad evidenziare però discrasie tra il decreto Balduzzi (che aveva indicato alle Regioni le vie da seguire) e il decreto dell’assessore Gucciardi, è il Comitato spontaneo del 118 con una nota che è preludio a manifestazioni di protesta.

Il Balduzzi infatti, spiegano gli operatori, non ha alcuna volontà di depotenziare il territorio, anzi tutt’altro e punta ad “assicurare al cittadino un’assistenza ospedaliera presso poche strutture ma di elevata qualità, che necessitano di un capillare filtro da parte dei Servizi Territoriali, a cui si demanda totalmente la presa in carico del paziente, dalle urgenze alla cronicità. Sempre secondo decreto poi, il 118 ed i suoi medici, diventano attori principali e garanti del passaggio da un’assistenza ospedalocentrica a una gestione sempre più efficace sul territorio in seno all’assistenza primaria

Il Comitato riporta poi quanto indicato dall’AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) e cioè che è la riorganizzazione della rete dell’emergenza a guidare la riorganizzazione della rete ospedaliera e non il contrario, agendo come ponte tra ospedale e territorio. Il perno centrale quindi è il 118, è l’intervento nell’immediatezza, nell’emergenza-urgenza.

“La certezza di presa in carico delle emergenze in modo efficace e tempestivo può riuscire ad aiutare la politica a far comprendere alla cittadinanza che, per garantire la risposta al bisogno di salute e sicurezza, ci sono possibilità ben più efficaci del piccolo ospedale sotto casa.”

Secondo l’AGENAS: “Il razionale di questo percorso è che la rete dell’emergenza-urgenza riveste un ruolo fondamentale per garantire non solo la sicurezza dell’intera popolazione (basti pensare alle potenzialità del sistema del 118,dell’elisoccorso, della telemedicina, che oggi consente ad esempio di collegare in tempo reale le ambulanze e/o i medici di CA con gli ospedali di riferimento), ma incide anche sulla razionalità e l’efficienza dell’intero sistema di offerta, la cui qualità percepita da parte della popolazione è fortemente influenzata proprio dal buon funzionamento della rete dell’emergenza-urgenza”.

Eppure il percorso intrapreso dalla Regione Siciliana sembra non seguire un percorso altrettanto razionalescrive il Comitato spontaneo del 118. “Il Servizio di Emergenza Urgenza Territoriale invece di essere potenziato per sopperire ai potenziali disagi legati alla riorganizzazione ospedaliera, subirà invece, contrariamente a quanto atteso dalla lettura del D.M. 70/2015 dei tagli inaccettabili. Attualmente il 118 messinese consta di 37 Ambulanze (27 MSA con medico a bordo e 10 MSB con solo autista e soccorritore) e di 14 PTE (presidi territoriali di emergenza) distribuiti su tutto il territorio metropolitano, costiero e montano.

Ma nonostante le peculiarità orografiche della nostra provincia, oggi si riesce ancora, seppur a volte a stento, a garantire che un intervento qualificato prestato dell’equipe di soccorso medico avanzato possa espletarsi entro un’ora dall’evento (golden hour) su tutto il territorio, affinchè possa davvero cambiare la prognosi di ogni paziente in condizione di emergenza sanitaria.

Col nuovo piano regionale a Messina ci saranno invece 26 ABZ(13 MSA con medico a bordo e 13 MSB senza medico) e 14 PPI (ex PTE) da chiudere sembrerebbe entro il 31/12/17. I disagi saranno trasversali, patirà tanto la città quanto la provincia.

Per portare degli esempi vi saranno solo nella città di Messina due ambulanze con medico a bordo (MSA) che serviranno circa 250.000 abitanti, nessuna MSA nel territorio di Taormina dopo il G7, una sola MSA tra Messina e Milazzo, nessuna MSA nel territorio di Patti costiero e montano, e così via.

Inimmaginabile riuscire omogeneamente ad adempiere alle Linee Guida della Conferenza Stato Regioni del 1996, che raccomandano tempi di arrivo dei mezzi di soccorso in Emergenza nell’ambito degli 8 minuti in area urbana e 20 minuti in area extraurbana, e al contempo mantenere attivo, agli standard odierni, il sistema di assistenza e cura per gli infarti e gli ictus sul territorio, già oggi penalizzati dalla mancanza di un’emodinamica e di una stroke unit nel bacino tirrenico.

Non dimentichiamo che lo stesso ministro Beatrice Lorenzin pochi giorni fa ha dichiarato che, sebbene i conti della Regione Siciliana siano migliorati grazie ai piani di rientro, i livelli essenziali di assistenza (LEA) sono però scaduti, ovvero non si è riusciti a rendere efficiente il sistema ma si sono solo ridotti i servizi all’utenza ma non gli sprechi.

La possibile ricaduta in termini di salute sulla popolazione è la vera paura percepita da tutti gli operatori che lavorano sul territorio, che reputano pertanto inapplicabile il progetto di riordino del servizio di emergenza-urgenza voluto da Gucciardi, quanto meno per il territorio messinese, prevalentemente montano e disagiato e con pochi servizi ospedalieri. A meno che non si pensi si possa demandare l’assistenza sanitaria in regime di emergenza-urgenza a figure alternative ai medici del 118, e comunque con un “parco auto” notevolmente ridotto, o addirittura di immaginare che i pazienti colti da malore sul territorio possano guarire da soli senza la necessaria assistenza medica….questo si sarebbe un bel risultato!

Comitato spontaneo 118 Messina