Un complice della banda del gasolio Atm: “Mi avevano promesso un lavoro”

Una sequela di favori. Una cortesia al collega che prende il tuo posto al lavoro anche se non viene comunicato il cambio di turno all’azienda; un aiuto all’amico per caricare i bidoni di gasolio rubato perché lui mi promette un lavoro. Sono questi gli atteggiamenti di complicità e connivenza che hanno permesso alla “banda del gasolio” di portare via all’Atm 250 mila euro in pochi mesi. Un malcostume ben sintetizzato da uno degli indagati, interrogato dal Giudice per le Indagini Preliminari.

“Aiutavo Batessa a caricare i bidoni sul furgone. La cosa è andata avanti per circa 3 mesi. Mi aveva promesso in cambio un lavoro”. Così Vennero Rizzo, il quarantunenne ai domiciliari da venerdì scorso, ha spiegato al GIP Monica Marino il suo coinvolgimento nella vicenda. Assistito dall’avvocato Giovanni Mannuccia, Rizzo ha sostenuto l’interrogatorio di garanzia, durato circa un’ora. L’uomo ha deciso di rispondere, chiarendo la propria posizione, così come hanno fatto anche il dipendente Atm Placido Fumia e Giovanni Batessa, andati in carcere, e la moglie Giuseppa Urbino, finita ai domiciliari.

Interrogato anche l’altro dipendente della municipalizzata coinvolto, Rosario Allegra, che ha l’obbligo di dimora a Messina. Tutti hanno risposto alle domande del Giudice per le indagini preliminari Monica Marino, assistiti dai difensori, gli avvocati Antonello Scordo, Salvatore Silvestro, Domenico Andrè. I legali hanno chiesto al GIP misure meno rigorose, e si preparano a fare ricorso al Tribunale del Riesame nel caso le loro richieste non saranno accolte.

La generale compiacenza che stava intorno a Fumia e Batessa, peró, aveva spinto il giudice ad adottare provvedimenti rigorosi, ed è sicuramente l’atteggiamento che più colpisce dell’inchiesta della Digos sui furti ai danni dell’Azienda di via La Farina. ” …sono riusciti ad agire indisturbati ottenendo la compiacenza degli altri dipendenti dell’Atm che non hanno sporto denuncia e che addirittura hanno cambiato il loro turno notturno con quello del Fumia consentendogli la sottrazione (o intimorendoli)”, scrive il Gip Marino. In almeno quattro occasioni le telecamere della Digos hanno inquadrato Fumia al posto di guardia, mentre entrava il furgone di Badessa. In quelle stesse ore, peró, in servizio risultava un altro collega, mentre il turno dell’arrestato era quello successivo.

Nel deposito di via La Farina, sospettano gli investigatori, qualcuno aveva capito cosa succedeva di notte, impossibile che non se ne fossero accorti. Eppure hanno chiuso un occhio, forse anche tutti e due.

E c’è anche un precedente altrettanto preoccupante: Qualche tempo fa la Squadra Mobile di Messina, indagando su una banda di scassinatori di casseforti, scopì tra i loro complici un dipendente di una ditta esterna ma di servizio all’Atm, un complice il cui ruolo era quello di fornire appoggio logistico alla banda, dotata di armi e che doveva nascondere il bottino. Dove? Nei depositi di via La Farina appunto.