Comprare un figlio? Anche a Messina si può, per poche migliaia di euro

Emergono particolari sempre più inquietanti dall'inchiesta sul bimbo comprato in Romania, destinato ad una coppia di Castell'Umberto. Perché di là dei reati e dello spessore dei personaggi coinvolti nelle trattative, quel che si rivela, e sconcerta, e la facilità con la quale, anche in Italia, la vita di un bambino può essere barattata per denaro. Nel decreto di fermo a carico dei coniugi umbertini e i 4 intermediari, e poi nell'ordinanza custodiale siglata dal GIP Maria Militello per questi ultimi, spunta un precedente relativo al novembre scorso, un tentativo effettuato dalla coppia di reperire un bambino in Italia, a Messina.

E' qui che i tortoriciani contattano tre persone, Maurizio Lucà, Sebastiano Russo e Nadia Capillo. Questi ultimi convincono una donna di Tremestieri a recarsi sui Nebrodi insieme al figlio. Nel frattempo, scoprono i carabinieri del Nucleo Operativo, l'umbertino aveva ottenuto un falso documento di identità per il bambino. Così, in cambio di trentamila euro suddiviso tra la madre e i tre messinesi, il piccolo e la donna si recano a Castell'Umberto, salvo poi rientrare a Messina. A quel punto i tre tortoriciani si spostano i Romania.

"Siamo stati truffati, ci hanno già spillato circa 150 mila euro", hanno affermato ieri i coniugi umbertini all'interrogatorio, che si sono difesi – assistiti dall'avvocato Sandro Pruiti – sostenendo che avevano pensato ad un percorso più "regolare" per crescere un bambino non loro, tanto da accogliere anche la madre naturale. Una versione che non convince del tutto gli investigatori, soprattutto alla luce dei falsi documenti di identità e alla falsa "nascita" dichiarata al comune di Castell'Umberto otto anni fa.

Anche gli arresti di Lorella e Calogero sono stati convalidati. A lei sono stati concessi i domiciliari, lui resta in carcere.