Formazione, tutti i dettagli delle accuse a Genovese e agli indagati

Sono venticinque i soggetti indagati, cinquantaquattro i capi di imputazione, quattro gli arresti ai domiciliari eseguiti stamani nei confronti di Salvatore La Macchia, Domenico Fazio, Roberto Giunta e Stefano Galletti, una la richiesta per cui il Gip ha disposto la sospensione in attesa della formale autorizzazione da parte della Camera dei Deputati, quella nei confronti di Francantonio Genovese, leader del Pd messinese e deputato nazionale.

E’ attorno a lui che, secondo le accuse, ruotava tutto il sistema, lui, “capo e promotore di un’associazione a delinquere finalizzata ad una serie indeterminata di reati di peculato, truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio, reati finanziari contro la pubblica amministrazione (in concorso con pubblici ufficiali)”, attraverso le attività degli enti di formazione professionale ARAM, LUMEN, E.S.O.F.O.P., ECAP, IAL, ENFAP, RETI, e delle società CALESERVICE s.r.l, CENTRO SERVIZI 2000 s.r.l., SICILIA SERVICE s.r.l., ELFI IMMOBILIARE s.r.l., TRINACRIA 2001 s.r.l., NAPI SERVICE s.r.l. che erogavano servizi agli stessi enti.

Oltre ai nomi già emersi nei mesi scorsi nella prima tranche dell'operazione Corsi d'Oro, compaiono oggi tra gli indagati anche quelli di Giovanna Schirò, Giuseppina Pozzi e Liliana Imbesi che figurano negli organigrammi delle società passate in rassegna dagli investigatori. La Pozzi, moglie di Natale Lo Presti, già sotto processo, figura ad esempio nella Napi service.

Le indagini hanno appurato come tutti i soggetti raggiunti oggi da provvedimento operassero in pieno conflitto di interesse orientando le attività sia verso un profitto personale sia per finalità di propaganda politico-elettorale.

Attingevano illecitamente ai fondi erogati dalla Regione Sicilia per la formazione professionale, grazie anche al sostegno politico ed alle pressioni esercitate dagli esponenti di riferimento, in primis di Genovese, per garantire l’accreditamento degli enti, il finanziamento dei progetti, l’erogazione delle anticipazioni e dei saldi.

Per Genovese, oltre all’accusa associativa, la richiesta di arresto è stata emessa per due distinte ipotesi di riciclaggio in concorso. Secondo gli inquirenti, infatti, dopo la commissione di delitti di truffa aggravata (mediante noleggio di attrezzature, servizi e locazioni) e di peculato da parte degli altri indagati, Genovese avrebbe compiuto operazioni di trasferimento di denaro, peculato in concorso, truffa aggravata in concorso, evasione di imposte sui redditi e sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti, emesse in suo favore da CALESERVICE s.r.l. nonché attraverso l'emissione di documenti relativi ad operazioni mai fatte al solo scopo di consentire a terzi (società a lui riconducibili) di evadere le imposte sui redditi e l’imposta sul valore, con l’aggravante di aver commesso il fatto con l’obiettivo preciso di riciclare.

Salvatore La Macchia, gestore di fatto dell’ente ENFAP, è accusato oltre che di aver svolto il ruolo di intraneo all’associazione criminale, anche di truffa aggravata in concorso con gli altri, nonché di aver fatto sì che, con artifizi e raggiri, i dipendenti Domenico Fazio e Roberto Giunta risultassero al loro posto di lavoro quando invece erano distaccati per svolgere funzioni private, come la segreteria politica in favore degli onorevoli Genovese e Rinaldi.

Così facendo, La Macchia induceva in errore gli organi regionali attraverso false attestazioni e reconditazioni circa lo svolgimento di attività lavorativa presso gli enti di formazione. In sostanza, venivano incassate anticipazioni e saldi da parte della Regione, in favore dell'ENFAP, per il pagamento di stipendi a dipendenti che, nella realtà, non avevano prestato regolare servizio.

Il commercialista Stefano Galletti, oltre che per il reato associativo, è accusato anche di due distinte ipotesi di peculato e truffa aggravata. In particolare, per il reato di peculato, Galletti è in concorso con altri indagati tra i quali Elio Sauta e, nello specifico, viene considerato il regista dell’operazione. A risultare determinante, la sua qualità di socio della società SICILIA SERVICE sino al 2010. Le indagini condotte hanno appurato come l’ARAM, rappresentato da Elio Sauta, avesse versato alla SICILIA SERVICE, di cui era titolare occulto tramite prestanomi, la somma complessiva di € 670.369,67 come corrispettivo di sette contratti di noleggio di attrezzature stipulati tra l’1 marzo 2007 e il 2 gennaio 2012.

Di questi noleggi, però, non era provata né la consegna né sono state rinvenute le bolle di accompagnamento. Sono state ritrovate unicamente le fatture di acquisto delle attrezzature noleggiate, emesse a loro volta da società facenti riferimento a lui stesso, come la Trinacria 2001 srl ovvero la NAPI Service e la Plain Assistance. Fatture che riportavano il prezzo complessivo di € 269.764,95, una cifra che, quand’anche il noleggio fosse realmente avvenuto, deve essere considerata del tutto incongrua. Appropriazione illecita del denaro pubblico destinato alle finalità formative che, numeri alla mano, era quindi pari al 250% del reale costo sostenuto. Ma ancora.

Nella sua qualità di titolare di quote e di commercialista della società SICILIA SERVICE s.r.l., Galletti avrebbe consentito di lucrare sulle somme erogate dalla Regione nell’ambito della formazione professionale, distraendole dalle finalità pubbliche per la locazione di immobili per i corsi formativi, consentendo alla SICILIA SERVICE s.r.l. di frapporsi attraverso stipula di contratti di sublocazione. Un sistema che, secondo le accuse, avrebbe consentito al commercialista di ottenere un ingiusto profitto sulle differenze sui canoni, pari a ricarichi del 660%.

Nel corso delle indagini, sono emerse le peculiari dinamiche che, in generale, hanno caratterizzato i rapporti tra gli indagati Salvatore La Macchia, quale Capo della Segreteria Particolare dell’allora Assessore Regionale all’Istruzione ed alla Formazione, prof. Mario Centorrino, e l'onorevole Francantonio Genovese.

Grazie alle fonti di prova acquisite, tra cui servizi di intercettazione, acquisizioni documentali, attività tipiche di osservazione, appostamento e pedinamento, supportate in molti casi da documentazione videofotografica, sono stati sviluppati tutti i profili associativi e i legami che univano i soggetti indagati. Legami che, attraverso La Macchia, consentivano la cura degli interessi del gruppo Genovese e, di fatto, il controllo dell’Assessorato Regionale Istruzione e Formazione Regionale.

Sono state sottoposte ad analisi numerose società ed enti di formazione riconducibili alla stessa cerchia del deputato quali le società CALESERVICE s.r.l., e gli enti di formazione TRAINING SERVICE Soc. Cons. a r.l., ENFAP, ECAP.

Fari puntati anche sull'acquisizione dell’ente di formazione ENFAP Palermo, riconosciuto come il vero anello di congiunzione tra Genovese ed il "suo sistema", fulcro della convergenza di interessi economici e politici attraverso l’impiego di finanzamenti pubblici.

Sono state, inoltre, verificate numerose truffe mediante assunzioni fittizie volte a nascondere l’utilizzo di falsi dipendenti presso la stessa segreteria politica del parlamentare.

Secondo le indagini, era lo stesso ex Sindaco di Messina Genovese ad esercitare pressioni sulle scelte, anche attraverso La Macchia, sui vertici dell’Assessorato Regionale dell’Istruzione e della Formazione Professionale. L'obiettivo era favorire gli interessi particolari di alcuni soggetti che avrebbero così preservato e conservato l’incarico di dirigenza nello stesso plesso scolastico, danneggiando gli stessi dirigenti scolastici aventi diritto.

Infine, secondo quanto lo stesso GIP ha affermato nel provvedimento cautelare, sono stati accertati una serie di episodi distrattivi, in gran parte realizzati mediante un sistema di sovrafatturazione, che hanno determinato un sovradimensionamento dei costi. In pratica, allo scopo di appropriarsi del denaro pubblico destinato alla gestione dei corsi, gli indagati in molti casi hanno acquistato beni o servizi, apparentemente destinati allo svolgimento dei corsi, rivolgendosi ad aziende dagli stessi direttamente o indirettamente controllate, a prezzi ampiamente superiori a quelli realmente praticati o praticabili sul mercato.

In altri casi, sempre allo scopo di fare apparire costi notevolmente superiori al reale, hanno adoperato lo schema di una tipica triangolazione: hanno acquisito il bene a prezzo di mercato per il tramite di un’azienda dagli stessi controllata, quindi hanno rivenduto o noleggiato il bene all’ente di formazione maggiorandone notevolmente il prezzo e, conseguentemente, lucrando sulla differenza. Ciò, in particolare, risulta sistematicamente accaduto nell’affitto di immobili: presi in affitto da società riconducibili agli stessi gestori degli enti e poi subaffittati all’ente di formazione a prezzi maggiorati in misura prossima al 100%.

In altri casi, infine, sono state rappresentate prestazioni totalmente fittizie, come l’elaborazione di contratti di progettazione. Tale meccanismo, inoltre, è stato realizzato anche con riferimento a contratti per servizi di pulizie, apparentemente prestati da società e aziende verosimilmente non operanti nel settore.