Sequestro Genovese, consulenti e operazioni. Domani gli interrogatori

Prima Palazzo Piacentini, poi Palazzo dei Normanni. La data di insediamento all’Ars è prevista per l’11 dicembre. Prima però il più giovane neo deputato regionale, Luigi Genovese, è atteso dai magistrati che conducono l’inchiesta sul suo ingresso nella holding di famiglia.

Il faccia a faccia con il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e i sostituti Fabrizio Monaco e Antonino Carchietti è fissato per domattina, e vedrà impegnato anche il padre Francantonio, “dominus” dei possedimenti messi sotto chiave giovedì scorso dal Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Messina, ai comandi del Tenente Colonnello Jonathan Pace.

L’ufficiale conosce bene i possedimenti dei Genovese. E’ stato lui a “fare le pulci” alle società di famiglia, per poi riversare tutto il materiale esaminato nell’informativa finita agli atti del processo Corsi d’Oro. Così come conoscono bene l’arcipelago di sigle e conti della famiglia anche i consulenti della Procura Dario Megna e Giuseppe Barreca, nominati custodi dei beni sequestrati la scorsa settimana.

E’ toccato a loro, infatti, nel corso della precedente indagine, periziare la montagna di conti e cifre messe insieme dalle Fiamme Gialle. Sono stati loro, ancora, a firmare le due consulenze, rispettivamente sul patrimonio immobiliare e sugli altri passaggi finanziari, consulenze che hanno costituto l’appoggio del quadro accusatorio dei processi conclusi. Consulenze duramente contestate dai difensori ma che hanno in gran parte retto, visto che entrambi i processi Corsi d’Oro sono terminati sostanzialmente con le condanne dei protagonisti.

Le prime consulenze avevano riguardato in particolare la Cale Service, la società considerata dagli investigatori la “lavatrice personale” di Francantonio Genovese.

Oggi le indagini toccano la Gefin, la sigla in cui sostanzialmente sarebbe stata trasformata la CaLe Service, per poi diventare a sua volta L&A, e la Gepa.

Nei giorni a seguire saranno interrogati gli altri indagati. Intanto domani toccherà al ventunenne Luigi spiegare come ha fatto a subentrare ad un così gran numero di rapporti finanziari e possedimenti immobiliari del padre, e perché. Nei lunghi mesi del processo che hanno visto alla sbarra i componenti della sua famiglia, Luigi ha partecipato ad un gran numero di udienze, e qualche volta non è riuscito a trattenere la sua rabbia, recalcitrando in fondo all’aula.

Francantonio tornerà invece davanti ai PM dopo diversi precedenti confronti. Uno per tutti, nel 2015, è stato verbalizzato e riportato quasi per intero nel provvedimento di Mastroeni.

Si tratta dell’interrogatorio nel corso del quale il politico spiega come ha spostato i soldi all’estero, sia materialmente che attraverso le operazioni finanziarie “volatili” e con le complicità di chi. Nel corso di quel confronto ha a volte celato le identità dei tramite, per esempio nel caso dei così detti “spalloni”.

In altri casi ha fatto nomi e cognomi dei consulenti che gli hanno indicato società e operazioni da compiere tra Montecarlo e gli istituti panamensi. Uno per tutti, il noto Fiorello Fiore.

Intanto i finanzieri stanno ancora eseguendo il provvedimento di sequestro per equivalente disposto dal Gip Salvatore Mastroeni, che ha ordinato di mettere sotto chiave il conto corrente accesso presso la Giulius Bar di Montecarlo intestato alla Palmarich Investiment SA, il conto corrente Unicredit e quello Banca di Credito Peloritano intestato a Chiara Schirò, il conto di credito Banca Peloritano di Francatonio Genovese e tutti gli altri conti nella sua disponibilità, i saldi attivi della L&A e della GePa intestati a Genovese e Marco Lampuri, i conti correnti di Rosalia Genovese fino a 380 mila euro circa, fino a 450 mila euro nei conti della Schirò, la villa di Ganzirri, gli appartamenti di via Duca degli Abruzzi, via Lodi, via Brescia e via Sicilia, l’appartamento in residence a Piraino, le quote GePa e L&A in capo a Francantonio Genovese.