Zuccarello e Sindoni: “Non è questo il Pd che vogliamo. Camminiamo da soli”

“Non è questo il Pd che vogliamo: camminiamo da soli. Crediamo nei valori del Pd ma non ci riconosciamo in questo Pd, in quello che il Pd di Messina è diventato, smarrendo ogni senso d’identità ed ogni volontà di percorso comune”. Rompono le righe da un partito locale nel quale non si riconoscono più i consiglieri comunali Daniele Zuccarello e Donatella Sindoni ed il consigliere della V circoscrizione Marcello Cannistraci, annunciando la nascita di un movimento, Ribaltiamo Messina che sarà la base sulla quale costruire “un Pd altro”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ormai nota conferenza stampa del 17 gennaio, durante la quale gli esponenti dell’Area Dem, insieme a Felice Calabrò, hanno annunciato, a nome dei 13 consiglieri comunali eletti nelle liste Pd di voler presentare la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco.

“Non è consentito, né consentibile- si legge nel documento di Zuccarello, Sindoni e Cannistraci- che una sola corrente si permetta di parlare a nome di tutti i consiglieri senza prima avviare alcun confronto, considerandoci come soldatini ubbidienti e incapaci di pensare con la propria testa. L’Area Dem non soltanto ha deliberatamente ignorato l’unica sede deputata al confronto e cioè il Coordinamento cittadino, ma ha delegittimato il segretario provinciale del Pd Basilio Ridolfo, che proprio quell’area, in base ad accordi presi tra pochi intimi, ha congelato e ricongelato a piacimento. Ci chiediamo quindi, ma le regole del partito valgono a giorni alterni? Mutano con le stagioni?”.

I tre ribelli sottolineano poi come quello stesso Pd che in Aula ha fatto spesso da maggioranza all’occorrenza per la giunta Accorinti ed ha brillato altrettanto spesso per assenteismo, adesso si svegli dal letargo per annunciare la sfiducia.

“ Non vorremmo che le due sentenze del Cga che hanno rigettato i ricorsi alle elezioni abbiano influito in questa direzione”.

Zuccarello, Sindoni e Cannistraci ricordano ai colleghi come mai in questi 18 mesi il partito si sia presentato unito nelle battaglie e si sia distinto per gli scontri interni in più di un’occasione: “Non riusciamo a riconoscerci in un Pd che in Consiglio comunale ha fatto la guerra all’isola pedonale, ai provvedimenti anti-tir, alle unioni civili. Ma non dovrebbero essere queste le nostre battaglie? Quelle di un Pd progressista, attento alla qualità della vita, che non antepone le leggi del mercato ai diritti dei cittadini? Dov’era questo Pd quando solo i sottoscritti hanno denunciato le degenerazioni del sistema delle cooperative, la finta rivoluzione dei servizi sociali di questa giunta? Dov’era quando, nel silenzio degli altri colleghi denunciavamo gli sprechi all’Atm, Messinambiente, Ato 3? Quanti di questi solerti colleghi erano in Aula a difendere i valori nei quali crediamo o nell’affrontare le battaglie che riguardano la nostra città? Come si può parlare di sfiducia se in Consiglio comunale per troppi l’assenteismo è una regola e spesso anche una decisione strumentale e studiata?”

Nel documento i consiglieri Pd mettono l’accento sulle condizioni di una Messina devastata dalla crisi, una città che sta vedendo imprese chiudere e commercianti combattere contro la burocrazia per sopravvivere, con canoni di occupazione suolo uguali a quelli di Roma e Milano. Nonostante ciò il Pd è rimasto al palo delle beghe interne al partito. “ Di tutto questo non se ne parla in Consiglio, perché deve bloccare qualsiasi proposta che venga dalle pecore nere. Chi se ne frega se chiudono i negozi, basta che le proposte di Zuccarello o Sindoni non arrivino in Aula. E’ questo il Pd che volete? Quello delle cooperative, dei veti incrociati, dell’immobilismo? E’ un partito rimasto congelato agli avvenimenti dell’estate del 2013, la sconfitta elettorale e l’inchiesta sui Corsi d’oro. Per quanto tempo ancora volete legare il nostro destino alle sorti di quell’estate 2013?”

I tre Pd danno un’ulteriore stoccata alla deputazione regionale e nazionale evidenziando come appaia evidente un totale scollamento tra le diverse realtà e come, per fare solo alcuni esempi, nei vertici con il Ministro Lupi e con il Ministro Lorenzin per questioni vitali per la città, come continuità territoriale e ospedale Piemonte, non sia stato presente un solo deputato Pd. Da qui la decisione di avviare un percorso autonomo, attraverso un movimento, Ribaltiamo Messina, che sarà presentato nelle prossime settimane e che si rivolge al variegato mondo del centro-sinistra che però, anche dalle nostre parti, si è allontanato dai partiti e dal Pd.

“Vogliamo dialogare con chi crede nei fatti e non nelle ripicche, nei valori della sinistra e non nell’interesse di bottega, con quelle forze del centro-sinistra che sono rimaste fuori dal Consiglio comunale, ma non hanno perso le speranze nella Politica di servizio, con quanti sono delusi dai partiti, ma anche con i delusi da quest’amministrazione che l’unica rivoluzione che ha fatto è stata quella del guardaroba, sostituendo le giacche con le magliette a maniche corte. Ci rivolgiamo a chi crede ancora che si possa fare politica con la forza delle idee, senza necessariamente avere in cambio un incarico, un affidamento diretto, un posto in una cooperativa. Siamo pronti a dialogare con quella parte del Pd che non cerca un posticino al sole sotto nuove bandiere,ma crede ancora in quei valori di solidarietà e servizio che la storia ci ha portato in dote. Vogliamo dialogare con tutte le forze del centro-sinistra che credono alla politica dei fatti, con i Democratici riformisti che si misurano sulle proposte e sulle cose concrete. Chi vuole avvicinarsi sappia che non promettiamo niente ma proponiamo. Non ci spaventa la solitudine, ci spaventa vedere che c’è chi ritiene di pensare e decidere al posto nostro. Non siamo soldatini e nessuno potrà più d’ora in poi permettersi di dire “noi siamo il Pd”. Anche noi siamo il Pd. Un altro Pd, quello in cui, siamo certi, credono in tantissimi. Da oggi camminiamo da soli. Ribaltiamo Messina. Quindi Ribaltiamo Messina, riibaltiamo il Pd, ribaltiamo questa politica nella quale non ci riconosciamo ma non per questo ci tiriamo indietro dalla sfida di credere che si possa costruire un diverso modo di stare insieme”.

Dopo mesi di “scaramucce” interne e in Aula, dopo divisioni avvenute sia sulle diverse battaglie che sul voto da esprimere, dopo scontri sotterranei, Zuccarello, Sindoni e Cannistraci rompono le righe di un Pd locale già lacerato e rimasto senza leader senza timone.

Rosaria Brancato