Tendagate, annullate le condanne per gli attivisti

Tutto da rifare il processo per il così detto tenda gate, la querelle che scoppiò nell'estate del 2015 dopo l'arrivo dei Vigili Urbani, e i concitati attimi che ne seguirono, nella piazzola antistante l'Università centrale, dove alcuni giovani attivisti avevano piantato una tenda e dell'attrezzatura da camper, rivendicando la loro libertà di occupare lo spazio verde comune come una forma di protesta sociale.

Quando la Polizia Municipale giunse a "sfrattarli", si sono sfiorati attimi di tensione. Era il 31 agosto 2015 e il processo che seguì lo "sfratto" della tenda "abusiva" di via Tommaso Cannizzaro si chiuse in primo grado con una condanna a dieci mesi per Sergio, e 6 mesi per Irene, i due attivisti appunto, decisa a fine settembre dal giudice Massimiliano Micali.

Oggi la Corte d'Appello ha assolto l'uomo dall'accusa di rifiuto di fornire le proprie generalità ed ha annullato il processo di primo grado per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Gli atti tornano al Pubblico Ministero, quindi, che dovrà istruire il procedimento penale da capo, tenendo conto dei rilievi dei giudici di II grado secondo i quali il fatto è sostanzialmente diverso da quello contestato e cristallizzato col processo di primo grado.

Il giudice d'appello ha accolto i rilievi di nullità dei difensori che hanno sostenuto come gli imputati non avevano mai spinto l'ispettore della polizia municipale, finito contro un albero e, di conseguenza, in ospedale con la testa dolorante, ma avevano sollevato la tenda "contestata", finita addosso all'ispettore.

Nel 2015 il giudice monocratico aveva emesso una sentenza ancor più rigorosa della condanna richiesta dall'Accusa. Adesso l'Appello azzera tutto. Toccherà adesso alla Procura decidere se ci sono effettivamente reati da contestare o se il caso va archiviato.