Sequestro di beni per quasi 2 milioni di euro all’imprenditore Giuseppe Letizia vicino al clan dei Bontempo Scavo

E’ stata l’intensa attività investigativa condotta dal commissariato di Capo d’Orlando ad avere permesso ai gip del Tribunale di Messina Samperi, Curatola e Pagana, su richiesta del sostituto procuratore della DDA Vito di Giorgio, di disporre il sequestro e la confisca dei beni di proprietà dell’imprenditore Giuseppe Letizia, 46 anni, titolare della ditta individuale “Saetta Espurghi” operante nel settore della pulizia e disinfestazione dal 1 gennaio 1996, per un totale di 1.800 milione euro Le indagini traggono origine da alcuni reati, per i quali Letizia è stato già sottoposto a giudizio, che confermerebbero come negli anni abbia illecitamente favorito la propria impresa a discapito di altre. Una “pratica” che lo ha portato ad accumulare ingenti ricchezze, il cui valore è però risultato nettamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.

I reati contestati, commessi tra il 2004 e il 2007, per i quali Letizia è stato condannato con sentenza irrevocabile a due anni di reclusione, sono di violenza privata con aggravante mafiosa: l’imprenditore, infatti, ha spinto un’impresa concorrente a cessare la propria attività e ha costretto alcuni soggetti istituzionali ad allestire gare pubbliche “addomesticate” in favore della propria impresa. A carico di Letizia c’è anche una condanna in primo grado a 5 anni e 4 mesi, del 2009, per un episodio di estorsione consumato nel 2002, con la complicità di Salvatore Giglia, appartenente al clan tortoriciano dei Bontempo Scavo, condannato nel processo Icaro. L’imprenditore, infatti, spalleggiato da Giglia, avrebbe costretto i titolari di una ditta concorrente a rinunciare, dopo esserselo aggiudicato, a un appalto del servizio annuale dei lavori di pulitura e disinfestazione delle grate e vasche di decantazione e interventi di disotturazione dei tombini, ottenendo il profitto derivante dalla vincita dell’appalto.

A ciò si aggiunge poi, l’evidente sproporzione tra i redditi dichiarati e i valori dei beni acquistati, cresciuti a dismisura proprio negli anni in cui Letizia avrebbe commesso i suddetti reati. In particolre, nel 2002, anno cui l’imprenditore dichiarò un reddito pari a zaro, acquistò un terreno edificabile a Capo d’Orlando del valore di 10 mila euro. Nel 2004, invece un appartamento , nel 2007 un fabbricato in costruzione, sempre a Capo d’Orlando, costituito da due elevazioni fuori terra, piano seminterrato e nr. 2 appartamenti di mq. 145 ciascuno al prezzo di euro 150.000,00. Ai bei immobili si aggiungono una BMW mod. 320 acquistata nel 2008, un moto Yahama e una Lancia Y. Una ricchezza che trova riscontro anche nell’aumento esponenziale del fatturato della ditta Espurghi, passato dai 200 milioni di lire dell’anno 1998 ai 500 milioni di lire dell’anno 2006.

Il Tribunale di Messina ha disposto il complessivo sequestro dei beni. Di seguito l’elenco completo:
– Ditta individuale SAETTA ESPURGHI di LETIZIA Giuseppe;
– Area urbana ricadente in zona agricola del Comune di Capo d’Orlando;
– Terreno sito in Capo d’Orlando;
– Appartamento in Capo d’Orlando;
– Fondo rustico in Capo d’Orlando;
– Fabbricato in costruzione in Capo d’Orlando;
– Autovettura BMW mod. 320;
– Motociclo Yamaha;
– Autovettura Lancia Y;
– Autovettura utilitaria;
– Saldi attivi esistenti sui conti correnti, portafoglio, depositi o libretti intestati al proposto, ai suoi figli, alla ex moglie, nonché somme presenti su altri conti correnti, depositi o libretti intestati sempre agli stessi soggetti ed accesi presso qualsiasi istituto di credito, anche on line, o ufficio postale o finanziaria del territorio nazionale;
– Eventuali titoli di credito di qualsiasi natura, e segnatamente azionari, obbligazionari o emessi dallo Stato, anche se vincolati da diritti reali di garanzia costituiti a beneficio di terzi, intestati ai soggetti sopra indicati.