Cronaca

Ricette “rosse” anomale, arrestati a Messina farmacista e medico di base. Altri cinque indagati

MESSINA – I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 indagati, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina su richiesta della Procura della Repubblica peloritana, per una presunta truffa nei confronti dell’Asp di Messina.

Al termine delle indagini, che hanno riguardato complessivamente dodici indagati, sono finiti agli arresti domiciliari un farmacista, R.S. 44 anni di Messina, e un medico di base, L.C. 65 anni di Messina, convenzionati con l’Asp di Messina. Inoltre, è stata disposta la sospensione della professione medica, per un anno, per altri 5 medici di base: C.F. 66 anni; DD.S. 66 anni; C.B. 69 anni; M.N. 54 anni. Sequestati preventivamente beni mobili, immobili o somme di denaro, per un importo di circa 50mila euro nei confronti di 7 degli indagati.

Numerosi gli illeciti penali contestati a vario titolo agli indagati, che vanno dall’associazione per delinquere alla truffa aggravata, al falso ideologico, all’esercizio abusivo della professione medica, alla somministrazione di morfina senza la prevista prescrizione medica.

L’indagine scaturita da una denuncia dell’Asp

L’indagine è nata a seguito di una denuncia, presentata proprio dall’Asp di Messina, per segnalare presunte irregolarità nell’emissione di prescrizioni mediche (cosiddette ricette “rosse”), nei confronti di diversi soggetti fruitori di esenzioni ticket per motivi reddituali, concernenti l’acquisto di costosi farmaci a sua volta portate a rimborso.

In tale contesto, è stato rilevato che le prescrizioni mediche, ritenute “anomale”, venivano utilizzate principalmente per acquisti effettuati quasi esclusivamente presso un’unica Farmacia territoriale dell’Asp di Messina, con sede nella zona sud della città dello Stretto.

Nell’ambito delle operazioni, condotte anche con l’ausilio di attività tecniche, è stata acquisita copiosa documentazione sanitaria e sono state sottoposte a sequestro numerose prescrizioni mediche, presso vari uffici dell’Asp di Messina.

Le relative risultanze hanno evidenziato l’esistenza di una presunta collaudata associazione a delinquere, composta dal titolare della farmacia, da due dipendenti della stessa, dalla madre del farmacista e da un medico di base dell’Asp di Messina, finalizzata alla commissione di truffe per il conseguimento di indebite erogazioni pubbliche, allo stato quantificate in circa 140mila euro.

Flussi di vendita aumentati in modo esponenziale

Tale associazione aveva quale base logistica la sede della farmacia messinese che, in breve tempo, ha visto aumentare in maniera esponenziale i propri complessivi flussi di vendita (prescrizioni mediche “rosse” più quelle “bianche”) che, nell’anno 2015, ammontavano a 827mila e 71 euro per passare poi, negli anni successivi, ad un milione e 360mila 396 euro nel 2016 e ad un milioni e 501 mila e 317 euro nel 2017. Tali volumi d’affari, tra l’altro, sarebbero in controtendenza con i minor flussi di vendita di tutte le altre farmacie territoriali presenti sul territorio messinese, tanto da porla tra le prime farmacie territoriali dell’ASP di Messina per fatturato da vendita di farmaci.

La Guardia di Finanza: “Sistema semplice ma funzionale”

Il sistema scoperto dalle Fiamme gialle si presenta semplice ma funzionale, tanto da far passare in secondo piano l’interesse per l’ordinaria attività di farmacia, ovvero la vendita reale di farmaci ai consumatori, che si pone, per questo esercizio, quasi come una mera attività di facciata. Il titolare, infatti, con l’aiuto dei sodali, tra cui la madre ed alcuni collaboratori della farmacia, avrebbe gestito ed alimentato il collaudato meccanismo illecito.

Una catena di produzione di presunte false prescrizioni mediche, mediante il continuo approvvigionamento di ricette “rosse”, sulle quali apporre le fustelle, provenienti da farmaci scaduti o venduti a clienti fidelizzati e privi di esenzione ticket, ai quali veniva, di sovente, applicata una particolare scontistica.

Successivamente, si passava alla meticolosa preparazione di una contabilità amministrativa apparentemente regolare, finalizzata alla riscossione dei rimborsi chiesti mensilmente e successivamente liquidati dall’Azienda Sanitaria Provinciale.

Così come è emerso dalle indagini, le prescrizioni sulle ricette rosse hanno riguardato, prevalentemente, farmaci costosi, finanche al prezzo di 587 euro e 2 centesimi a prescrizione, trattandosi di farmaci normalmente prescritti in caso di trapianto di organi, dolore severo, trattamento post chemioterapico, carcinoma del polmone ed altre patologie importanti. Di fatto, tali farmaci – sostiene la Guardia di Fianza – mediante false prescrizioni mediche, sulle quali sono risultati apposti timbri e firme riconducibili ai sei medici di medicina generale convenzionati con l’Asp di Messina – in data odierna uno posto agli arresti domiciliari e 5 sospesi – venivano prescritti prevalentemente ad assistiti “deceduti” o “inesistenti”.

I reati contestati

I reati contestati, perpetrati a danno dell’Asp di Messina, hanno prodotto un grave danno economico nei confronti della citata Azienda Sanitaria; infatti, dall’anno 2016 in poi, l’Asp di Messina ha corrisposto alla Farmacia compensi superiori al milione di euro netti all’anno ed esattamente: per l’anno 2016, un milione 124mila e 544 euro; per l’anno 2017, un milione 266mila e 405 euro e per il 2018, un milione 285mila e 801 euro €. 1.285.801,89.

Sul punto, atteso che tra tali rimborsi sono inclusi anche quelli viziati dalla presenza di illecite prescrizioni mediche “rosse”, sono in corso anche attività per meglio quantificare il danno erariale complessivamente cagionato.