Anche Fabio Mazzeo in campo con l’associazione “VivaMessina”

Intervengo per provare a coniugare un verbo che non avete previsto nel tema: partire. Sono partito da Messina nel dicembre del 2008 perché non era più possibile fare informazione seriamente nella televisione che avevo costruito e condotto per 11 anni e non ho avuto possibilità di proseguire a Messina il mio impegno giornalistico. Torno a Messina quasi ogni fine settimana e quando non ci sono non la nostalgia a fottermi, è la memoria. E’ tutto il già detto e ripetuto a chi ha detenuto il potere in questa, è quello che è stato fatto e che in gran parte è andato perduto, anche se forse non per sempre. Ogni siciliano di scoglio sente forte il richiamo della terra. E più avverti le difficoltà che la tua città vive e più vorresti renderti utile, tornare per cercare di dare una mano e provare ad alleviare la sofferenza causata da un disastro amministrativo e organizzativo prodotto dalla peggiore classe politica immaginabile venuta fuori dai partiti. Un mix esplosivo d’incompetenza e cialtronaggine che ha ridotto Messina a quello che è. Siamo sull’orlo del precipizio, il baratro della contabilità pubblica. In questi giorni ho letto che alcuni consiglieri comunali e il movimento di Grillo invocano il dissesto. Io credo che questi signori non conoscano bene la legge che regolamenta il dissesto finanziario. Il dissesto non è una pratica amichevole dello Stato, come vogliono fare credere. Una cosa della serie abbiamo una montagna di debiti, chiediamo il dissesto così il Comune non paga i creditori, cala il pacco a una dozzina di aziende e chi si è visto si è visto. Il dissesto è un’altra cosa, non è l’invocazione di un aiuto da parte dello Stato, è un tribunale dello Stato che appone sul Comune una bolla d’ignominia e lo scarta per dieci anni da ogni processo evolutivo.

ll dissesto è come prendere un corpo che presenta ferite profonde negli organi vitali e metterlo per dieci anni in coma farmacologico sperando che esso trovi dentro di sé le risorse per un’impossibile autoguarigione. I primi oggi che dovremmo guardare con gradissimo sospetto per il futuro sono quelli che parlano di dissesto come anno zero per il rilancio perché è evidente che non sappiano di cosa parlano. Per la verità, il dissesto, una soddisfazione ce la consegnerebbe, e cioè che questa classe politica, salvo rare eccezioni mediamente incapace, che ha amministrato la città negli ultimi due mandati verrebbe spedita a casa per decreto, non ci sarebbe bisogno di elezioni. Ma è la soddisfazione del marito cornuto, considerato che non sarebbe facile dimostrare le negligenze dei colpevoli mentre, mentre le conseguenze devastanti sui cittadini comuni e soprattutto per quelli che lavorano per o con il Comune sarebbero immediate. Credo sia invece molto più conveniente che il commissario Luigi Croce cominci, come sta facendo, l’opera di risanamento, che amministri bene il poco che ancora c’è nei serbatoi, con scelte anche dolorose perché non è acqua che basterà per tutti.

A proposito d’identità, il poeta Ignazio Buttitta scrisse che “Un popolo diventa povero e servo quando perde la lingua dei padri”. Io non credo si tratti solo della lingua nel senso dei dialetti. Di una cosa sono però certo, della lingua dei nostri padri, per colpa di questi politici, abbiamo perso la parola d’onore. Per recuperarla bisogna cominciare a parlare con verità, di verità, tirando fuori le colpe gravi, le responsabilità, le omissioni. Non è pensabile recuperare la credibilità della politica senza consegnare alla cronaca i fatti e i responsabili per poi cancellarli per sempre dalla scena pubblica. Non è una vendetta, non è un grillismo appena più borghese, è l’unica operazione politico-culturale che può riportare la credibilità in quella sfera pubblica che l’ha perduta. E’ fare capire che gli Antonio Ruggeri, uno che è stato nel centro della macchina amministrativa arricchendosi e mentendo, è una parentesi che non vogliamo si ripeta. E’ dire che i Melino Capone non potranno più rappresentare la parte di spesa pubblica dopo quanto abbiamo letto sulle cronache per i corsi di formazione professionale, e questo indipendentemente dall’attività giudiziaria che scaturirà perché non è una questione di reato; la politica deve sviluppare nuovamente gli anticorpi che espellano dai suoi organismi anche i peccatori, coloro che non hanno i fondamentali dell’etica e della morale che in politica rimane ancora la precondizione per potere partecipare.

Attenzione: questo non è un problema che riguarda solo la politica, ma riguarda anche il mondo del sindacato, degli ordini professionali, l’università, la magistratura, le tante, troppe caste che popolano il nostro Paese e la nostra città. Luigi Croce questo lo sa bene. E spero riesca in questa opera di avvio di un processo di risanamento. Lo faccia con la parte buona delle politica, che c’è perché non è vero che tutti i consiglieri comunali sono corrotti o di caratura modesta. Lo faccia con un dialogo nuovo con i sindacati, che faranno bene a non guardare alla loro fetta di gestione del potere perché anche loro in questa città sono stati protagonisti negativi dello scempio perché è anche con il loro silenzio che gli enti sono stati gonfiati di personale inutile, con duplicazioni che determinano l’impossibilità di garantire i soldi per tutti. Non sono esenti da responsabilità nelle scelte nefaste per i servizi sociali, per le vertenze delle ferrovie dello Stato e mi astengo dalla vertenza della Triscele, per esempio, o dei marittimi di Caronte e Tourist per non vomitare in pubblico.I consiglieri comunali e i sindacalisti, in questa fase, non solo possono dare un forte contributo ma possono restituire dignità all’azione politica ma per farlo, e su questo dissento da Croce, devono tirare fuori i nomi e le delibere che hanno causato i disastri economici del Comune di Messina. Devono mostrarsi onesti, non conniventi.

A Messina ci sono state delibere fondamentali approvate con l’aula semideserta. Il dire io non c’ero non credo possa bastare .Rivendicare i nomi dei colpevoli non è una vendetta, ma l’inizio di un percorso nuovo, di verità. Io credo che Viva Messina se vuole essere parte attiva di un processo di vero rinnovamento deve instancabilmente perseguire l’obiettivo di avere le carte con i nomi dei colpevoli. Come precondizione della fase nuova. E poi il progetto nuovo per la città. Io credo che un’associazione, un movimento, un partito, oggi debba utilizzare la verità per includere e programmare. Includere vuol dire coinvolgere tutti, imbarcare dentro questa nave che non affonda ma che vuole ripartire tutti coloro che hanno a cuore le sorti di Messina. Non è pensabile che il livello del dibattito politico cittadino si attivi solo in prossimità delle tornate elettorali e che la borghesia discuta della politica lasciando il dibattito in superficie, a livello di Buzzanca è simpatico, D’Alia è intelligente e Genovese ha i soldi. A Messina, quando parli di politica, si risolve tutto a questo, perché sono amici, perché sono stati compagni di scuola, amici di partito, persone che ci hanno dato una mano o che ce l’hanno sempre promessa.

E’ dal 1998, da quando sono tornato da una prima esperienza professionale fuori Messina e ho aperto Televip che il dibattito sulla politica a Messina parte con Buzzanca è simpatico, D’Alia è intelligente e Genovese è ricco e finisce dopo un dibattito più o meno animato con Buzzanca è simpatico, D’Alia è intelligente e Genovese è ricco. Se Buzzanca sia simpatico a tutti, a cosa è servita l’intelligenza di D’Alia, come ha fatto i soldi e come li spende per la politica Genovese sono tutti trascurabili dettagli che si perdono nel fatto che comunque uno è simpatico, l’altro intelligente e quello miliardario. Questo anche quando perdevamo 3000 posti di lavoro tra Arsenale, marinarsen con tutte le attivita' ad essa collegate e ospedale militare. In quella circostanza noi non abbiamo pero sono 3000 posti di lavoro, quando perdevamo un pezzo al giorno di produttività. A me Buzzanca è stato pure simpatico, in Tv l’ho riempito d’insulti e non mi ha mai querelato. Riconosco anche io a Gianpiero D’Alia una intelligenza politica fuori dal comune. E per Genovese parla la sua dichiarazione dei redditi. Ma non è di questo che possiamo continuare a parlare. Né di questo, e per quanto mi riguarda, non del Ponte. Siamo morti di dibattito sul Ponte. Dobbiamo avere il coraggio di strappare i nostri pregiudizi, sui politici e sul Ponte, e immaginare intanto una città più vivibile. Messina, adesso che è povera, è diventata anche rancorosa.

Di certo ha bisogno urgente di essere una città appena normale. Questa, oggi, è una città che odia anziani, disabili, bambini, donne, e più andiamo sulle categorie deboli e più scopriamo che questa città nega spazi, non concede nulla in termini di servizi e nega ai suoi cittadini una qualità della vita decente. Io ho parlato con numerosi sindaci, lì dove le amministrazioni funzionano. Se ogni comune capoluogo oggi in Italia ha almeno il centro pedonalizzato e noi no, su oltre 100 comuni capoluogo, siamo sicuri che abbiamo ragione noi a non averlo. Io penso di no, perché che una città civile si attrezza per avere una grande isola pedona 365 giorni l’anno che consente ai commercianti di avere vetrine meglio esposte e ai cittadini di respirare un’aria migliore di questa, che lo ricordo, è la peggiore, dico la peggiore, d’Italia. Tutto questo va inserito in un quadro di trasporto pubblico che è il caso di ridiscutere tutto, dal marittimo all’Atm, perché questa è una città anche delle grande diseguaglianze sociali. Non è accettabile che un certo tipo di trasporto porti ricchezza a due famiglie e che l’anziana di Villaggio Aldisio non abbia il vecchio numero 2 o il 12 che la porti vicino casa perché l’Atm è fallita.

Non è pensabile che Messina sia l’unico comune capoluogo d’Italia che nel suo piano non abbia i centri commerciali nelle periferie. Ho il sospetto che i progetti non siano stati approvati o negati guardando le carte ma la firma di chi lo proponeva. Ecco, direi che basta così. Nella nuova fase si fanno le cose che servono a tutti, non quelle che portano benefici a pochi. Perché non ho mai capito perché il centro commerciale della zona nord non poteva essere realizzato mentre la collina veniva sventrata per insediamenti abitativi di imprese oggi tutte fallite o sull’orlo del fallimento per l’alto costo delle realizzazioni e con le case oggi in grandissima parte invendute. A Messina è capitato che un magistrato mi chiedesse perché sostenevo in Tv la creazione di un grande centro commerciale nella zona sud, ora non ricordo neppure se fosse Auchan o Ipercoop. Io gli ho risposto perché avevo visto il progetto, e mi sembrava conveniente per la città averlo, perché avrebbero provveduto a creare opere di urbanizzazione in una zona ridotta uno schifo dalle precedenti speculazioni, avrebbero provveduto alla bretella autostradale, ai parcheggi e a dare 300 posti di lavoro. E a quel magistrato ho detto di chiedere non solo a me ma anche a quelli del Comune perché invece loro non concedevano le autorizzazioni a chi voleva investire. Non so se lo abbia mai fatto, ma so che fine ha fatto quell’ormai ex magistrato e so che quell’ipermercato è stato realizzato in provincia di Catania dove 300 persone hanno trovato lavoro. Il nostro futuro dobbiamo realizzarlo, non parlarne.

Genovese ci ha detto che avrebbe liberato lui la Rada S.Francesco, Buzzanca ci ha detto che avrebbe realizzato i porticcioli turistici, D’Alia che avrebbe realizzato con il piano Tognoli i parcheggi. Se dipendesse tutto dalle parole voterei per loro, per tutti e tre. Io credo sia arrivato il tempo di realizzarle queste cose. Negli ultimi 16 anni siamo rimasti incredibilmente fermi. Il primo atto di Genovese sindaco fu strappare l'accordo con le ferrovie dello Stato, 700 milioni di euro di finanziamento per risanare la strada ferrata dalla zona sud alla stazione centrale. Fino ad arrivare si giorni nostri,con due emblemi sotto gli occhi incuranti di tutti: la Servirail ,poveri lavoratori che facevano bene quello che erano chiamati a fare e licenziati per mancanza di un contrapposizione forte della città o giusto per arrivare a oggi dopo due anni di indecenti bancarelle la regione ha chiuso definitivamente l'ente Fiera . Col tempo ci siamo solo incattiviti e abbiamo accettato tutto come fosse l’unica realtà possibile. Ci sono passate le opportunità per mettere i pannelli solari su Palazzo Zanca e non pagare energia, anzi produrla. C’è passata l’opportunità di avere un’azienda che avrebbe provveduto all’inizio della raccolta differenziata: ci offriva la possibilità di pulire la nostra città dandoci dei soldi per i nostri rifiuti. Noi adesso abbiamo la tassa per lo smaltimento al massimo. C’è passata la possibilità di recuperare coi finanziamenti i nostri villaggi, le nostre tradizioni, la nostra cultura, valorizzare il territorio, i nostri prodotti, i nostri forti, i sentieri, il nostro cibo. Abbiamo consentito venissero abbandonati i nostri terreni e in cambio abbiamo avuto Giampilieri.

Abbiamo consentito che i nostri pescatori ritirassero le loro reti e oggi in mare ci vanno solo in pochi, ingaggiati dai giapponesi che vogliono il tonno dei nostri mari. Siamo la città di parole non rispettate, di occasioni perdute. Possiamo recuperare? Io credo di si. Un anno e mezzo fa, in interventi in Radio ero in diretta con Marcello Scurria, Buzzanca, Franco Rinaldi e Giovanni Ardizzone. Intuendo come stavano andando le cose proposi loro un patto civico, l’azzeramento della giunta da parte di Buzzanca e un’assunzione di responsabilità diffusa da parte di tutte le forze politiche. Ovviamente in diretta tutti disponibili, tutti concordi. Ma poi i giorni passarono, e poi i mesi. Ed eccoci qua, con i conti pubblici a intimorirci e a minacciare il nostro futuro. Dobbiamo costruircelo. A mio avviso separando l'attivita' amministrativa da quella politica, chiamando nei posti di responsabilità le energie migliori, un'operazione conveniente per tutti, soprattutto per la città ma anche per i partiti che potrebbero finalmente rigenerarsi chiamando all’appello tutti quelli che pensano sia ancora possibile realizzare un futuro diverso e cambiare la storia. Io ci credo, spero anche voi. Viva Messina. (Fabio Mazzeo)