Nuovo Prg. L’Ordine degli Ingegneri sollecita la Regione: “Deve redigere la cartografia”

Il Piano regolatore generale di Messina, approvato il 2 settembre 2002, è uno strumento superato, con vincoli decaduti. L’analisi dello stato di fatto è condizione necessaria per la redazione di un Prg oculato e rispondente alle reali esigenze del territorio, ma non può prescindere dall’utilizzo di una cartografia aggiornata che fotografi la reale situazione dei luoghi.

E’ la premessa dell’Ordine degli Ingegneri per scrivere che “da notizie di stampa – il riferimento è ad un nostro articolo pubblicato qui – sembra invece emergere che la Regione non abbia, ad oggi, fornito al Comune di Messina la cartografia utile alla redazione dello stesso Piano regolatore. Infatti alle reiterate richieste fatte dal Comune di Messina alla Regione, ormai già dal 2012, di provvedere al completamento della Carta tecnica regionale in scala 1:2000 includendo il territorio comunale della città di Messina, ad oggi tali richieste risulterebbero inevase e nessuna cartografia di base, idonea allo scopo, sarebbe stata consegnata al Comune. E’ impensabile quindi poter redigere il Piano Regolatore sulla scorta di una cartografia datata che non tiene conto dell’evoluzione che ha subito il territorio negli ultimi anni”.

L’Ordine degli Ingegneri “spera che non vengano, per necessità, ripetuti gli errori del passato, laddove l’attuale Prg, adottato nel 1998 ed approvato nel 2002 era stato redatto sulla scorta di una cartografia di base relativa ad un volo del 1983 aggiornato al 1985”.

Per questo la richiesta rivolta alla Regione è quella “di voler redigere, e trasmettere al più presto al Comune di Messina come già fatto in passato per gli altri capoluoghi di provincia, la necessaria cartografia tecnica di base, in scala 1:2000, ricordando che il perdurare di questa situazione, con il Prg superato e con i vincoli ampiamente decaduti da anni, comporta uno sviluppo disordinato del territorio con sottrazione di aree libere precedentemente zonizzate nel Prg per l’uso collettivo e con un conseguente disordinato sviluppo del costruito”.