Partecipate, Fondo svalutazione crediti ed Opere pubbliche: i tre principali nodi da sciogliere

Partecipate, Fondo svalutazione crediti ed Opere pubbliche. Sono questi i tre principali nodi da sciogliere entro trenta giorni per dare risposte certe al Ministero dell’Interno (vedi correlato) e consentire, alla Sottocommissione appositamente istituita per la stabilità degli enti locali, di valutare se il Comune di Messina ha i requisiti per aderire al fondo di rotazione, previsto dall’ex decreto legge 174. Se il Comune non riuscirà ad “aggrapparsi” al salva-comuni, senza i 50 milioni di euro previsti, il dissesto finanziario sarà inevitabile.

A palazzo Zanca, la notizia delle lettera inviata da Roma ha provocato reazioni diverse: c’è chi si dice molto preoccupato ed è convinto che il passaggio successivo sarà la bocciatura del piano e l’inevitabile fallimento del Comune; c’è chi invece difende la concretezza di quanto previsto nel documento di riequilibrio, che ha però il suo punto più debole nelle partecipate, Atm in primis. Il ragioniere generale di Palazzo Zanca, Ferdinando Coglitore, preferisce non sbottonarsi ma fa sapere che il commissario straordinario Luigi Croce ha scritto a tutti i dirigenti invitandoli a predisporre al più presto i documenti utili a soddisfare le 11 richieste del Ministero dell’Interno. Coglitore annuncia, inoltre, che chiederà ai funzionari del dicastero guidato da Annamaria Cancellieri chiarimenti in merito al punto 6 della lettera, in cui si chiede di conoscere l’ «esito delle attività di accertamento delle posizioni debitorie aperte nel sistema creditizio e dei procedimenti di realizzazione delle OO.PP. ad esse sottostanti, nonché delle attività di verifica della consistenza ed integrale ripristino dei fondi delle entrate con vincolo di destinazione». Quasi certamente, tra le opere pubbliche a cui fa riferimento il Ministero potrebbero rientrare gli svincoli di Giostra-Annunziata, per il completamento dei quali il Comune ha attinto dai fondi del proprio bilancio, accendendo un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti. Per fugare ogni dubbio, Coglitore chiederà lumi direttamente agli Uffici ministeriali.

Gli atri due punti degli 11 indicati Ministero che creano maggiore apprensione sono, come detto all’inizio, quelli relativi alle Società partecipate ed al Fondo di svalutazione crediti. Sulla situazione delle società partecipate, vero tallone d’Achille dei bilanci comunali, il piano decennale di riequilibrio non contiene una fotografia nitida né fornisce dati certi e definitivi sui conti delle stesse. Su questo punto, Coglitore spiega che sarà il dirigente competente Antonino Cama a dover sbrogliare la complicata matassa. Di certo c’è, però, che da quando è stato approvato il piano di riequilibrio in Consiglio comunale (è passato quasi un mese), non sono stati esitati né il contratto di servizio tra Comune e Atm – sulla cui riorganizzazione futura si continua a discutere senza ancora essere arrivati al punto – né il contratto di servizio con l’Amam , che rappresenta uno dei pilastri su cui si fonda il piano inviato a Roma. In base all’atto firmato dal commissario Croce e dal presidente dell’Amam, Alessandro Anastasi, nelle casse di Palazzo Zanca dovrebbero infatti arrivare ben 15 milioni di euro all’anno. Tuttavia, il contratto, già emendato rispetto alla versione originaria, è ancora al vaglio del Collegio dei revisori dei conti, che attendono di conoscere il contenuto del parere legale richiesto all’Avvocatura di Palazzo Zanca dai consiglieri comunali. Intanto, il tempo passa inesorabilmente e, entro un mese, il Comune dovrà comunicare al Ministero «l’esito della verifica sulla situazione delle società partecipate e dei relativi oneri a carico del bilancio, con particolare riferimento alla quantificazione dell’azienda trasporti Atm, nonché l’esito dell’attività di allineamento dei dati contabili con gli organismi partecipati».

I dubbi del Ministero si concentrano anche sul Fondo di svalutazione crediti che, nel bilancio di previsione 2012 approvato il 31 dicembre, ammonta ad euro 10.000.653. A tal proposito, va detto che con il verbale di chiusura dell’esercizio 2012 – datata 25 gennaio 2013 -, Coglitore ha dovuto eliminare i 40 milioni promessi dal presidente delle Regione siciliana Rosario Crocetta e previsti nel salva-comuni regionale, in quanto si tratta di somme vincolate all’erogazione del fondo di rotazione nazionale. Diciotto di questi quaranta milioni erano stati inseriti come incremento del Fondo svalutazione crediti, che era “lievitato” sino a 28 milioni. Nel piano di riequilibrio, la cifra riportata è comunque quella di dieci milioni, ma in ogni caso il Ministero ha avanzato qualche perplessità. Toccherà al Comune, su questo e gli altri dieci punti, convincere il Governo della bontà e legittimità del piano decennale di riequilibrio, a cui è appesa l’unica speranza per il Comune di Messina di scongiurare il default. (Danila La Torre)