“Paolo vive”. Le iniziative del Comitato 19 luglio a 22 anni dall’assassinio di Borsellino

«La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità». Parole di Paolo Borsellino, che il Comitato 19 luglio vuole raccogliere e ricordare a 22 anni di distanza dall’ assassinio del magistrato di Palermo e dei membri della sua scorta, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina).

“Noi giovani generazioni – scrivono i membri del comitato -, noi che abbiamo deciso di rimanere in questa terra piena di contraddizioni, noi che vogliamo costruire qui un futuro migliore. Noi che vogliamo contribuire al cambiamento della sua e nostra amata Sicilia. Noi che proviamo a perseguire la legalità, anche quando può apparire scomoda e difficile. L'orrore delle stragi mafiose del '92 ha radicato e rinvigorito in ogni cittadino siciliano un forte senso di ribellione nei confronti del potere mafioso e, allo stesso tempo, un forte senso di appartenenza e rispetto per la nostra amata terra. Un sentimento che impone il dovere di mantenere viva la fiamma della lotta alla mafia accesa da Paolo Borsellino, da Giovanni Falcone e da tutti i magistrati e uomini dello Stato che hanno lottato, e lottano oggi, contro il cancro del nostro territorio”.

Questi i motivi per ricordare Paolo Borsellino e tutte le vittime di mafia, “perché il suo sacrificio non sia vano – proseguono -, perché il suo esempio guidi le nostre azioni quotidiane. L'antimafia non si fa solo all'interno delle procure, nelle aule di giustizia o nei commissariati. Ciascuno di noi è chiamato ogni giorno a ispirare le proprie azioni alla legalità. Nel nostro studio, nel nostro lavoro, nelle nostre famiglie, possiamo e dobbiamo contribuire alla lotta al fenomeno mafioso. Ricordare, commemorare anche per rinnovare il valore di questo sacrificio e non dimenticarlo quando lo sconforto ci assale perché sembra impossibile cambiare le cose”.

Dal 1992 a oggi le cose sono cambiate. “La mafia forse inizia a essere un po' meno un fenomeno culturale ma continua a esistere come fenomeno criminoso, in tutte le sue forme: camorra, ‘ndrangheta, e corruzione più in generale. Smascherata nei suoi sistemi basilari di funzionamento, ha cercato e trovato nuove forme da cui trarre profitto in maniera illecita. Tra queste, una rilevanza particolare assumono le ecomafie poiché alimentano i guadagni illeciti delle organizzazioni criminali e, allo stesso tempo, minano la salute pubblica in maniera sempre più imponente. La mafia la respirano i cittadini campani, quando vengono bruciati illegalmente i rifiuti nelle stesse terre dove poi vengono coltivate le nostre verdure e allevati gli animali che ci danno nutrimento. La mafia avvelena il mare delle coste calabre, con lo smaltimento illegale di rifiuti tossici e radioattivi di cui darà testimonianza Claudio Cordova, giovane cronista reggino. L'inquinamento derivante dallo smaltimento dei rifiuti illegali e le conseguenze pericolose delle discariche sulla salute pubblica ci fanno pensare anche all'inquinamento atmosferico ed elettromagnetico che avvelena la Valle del Mela, dove si profila un caso di disastro ambientale che i cittadini stanno pagando a caro prezzo (l'incidenza dei tumori nella zona è altissima e i le analisi effettuate sui bambini rivelano la presenza di metalli pesanti nelle urine e nel sangue) e rispetto al quale la magistratura ha avviato le opportune indagini. La lotta alla mafia, come concetto culturale, deve stimolare la cultura della legalità e del rispetto dei territori, fornendo anche delle valide alternative di sviluppo energetico, come quello sostenibile, che potrebbero incidere in maniera significativa sulla risoluzione del problema dell'inquinamento”.

Il corteo in memoria di Paolo Borsellino quest'anno attraverserà la zona falcata proprio per ricordare che la mafia oggi assume volti nuovi e che il sacrificio di eroi come il magistrato palermitano deve aiutarci a non sottovalutare le nuove forme di profitto illegale di cui oggi si nutre il fenomeno mafioso. “La mafia – concludono i membri del comitato – insiste laddove non si restituisce alla città un luogo, la zona falcata, verosimilmente anch'esso inquinato dai rifiuti tossici abbandonati in questo braccio di terra, oggetto anche di sbarchi di carichi di droga”.

L’appuntamento è per venerdì 18 luglio, prima alle 9.30, con la deposizione di un cuscino di fiori ai piedi dell’albero Borsellino, in piazza Pugliatti, poi alle 20, alla villetta Quasimodo, in via Tommaso Cannizzaro bassa, da dove partirà la consueta fiaccolata corteo verso la zona falcata. Al termine, come ogni anno, verranno lette alcune significative frasi tratte dal libro “Paolo Borsellino. Silenzi e voci” realizzato dalla sezione di Palermo dell’Associazione nazionale Magistrati. I momenti sono aperti alla cittadinanza ma non saranno ammesse bandiere né simboli di nessun gruppo o associazione. Sarà presente un unico striscione con la scritta “Paolo vive”.