Cocivera: “Non mi vergogno della mia scelta. Ho diritto a sapere la verità sui voti”

“Non mi vergogno affatto della mia scelta. Ho il diritto di sapere la verità sui voti”. Giovanni Cocivera, ex consigliere comunale Pdl, primo dei non eletti nella lista del Pd e ricorrente secondario nel ricorso contro l’elezione a sindaco di Accorinti, è da ieri al primo posto nella top ten di facebook dei meno amati…. “Sì, lo so, ma la mia è una battaglia per la verità, ne ho tutto il diritto- commenta il medico- Certo se dovessi avere un euro per ogni commento negativo su fb potrei pagarmi davvero il ricorso….scherzo ovviamente. Quel che la gente non capisce è che io non sto facendo il ricorso contro qualcuno, ma per la verità. Non ce l’ho con nessuno, tantomeno con Accorinti. Se proprio dobbiamo usare la parola contro, allora il mio ricorso è contro l’incompetenza di alcuni presidenti di seggio, che hanno dimostrato di non essere all’altezza. Mi scusi, ma secondo lei fare uno spoglio in 10 ore quando ne bastano meno di 3 non è strano? E quando scopro che in una sezione ci sono il 94% dei voti nulli non dovrei chiedere quantomeno chiarezza? Le elezioni sono una cosa serissima, servono persone competenti. Quindi no, non mi vergogno affatto, ci sto mettendo la faccia in prima persona perché voglio la verità”.

Il ginecologo, che nei mesi del commissariamento, insieme a gran parte degli altri consiglieri si è battuto per trovare le soluzioni che potessero evitare il default, sottolinea come in realtà avrebbe inoltrato ricorso anche se fosse stato l’ultimo dei non eletti: “Voglio capire se la scelta dei messinesi che hanno votato è stata per così dire inquinata da errori o incompetenza di qualcuno. Per me Felice Calabrò era il migliore e meritava di essere eletto, ma a prescindere da questo, voglio sapere se l’incapacità di qualcuno ha comportato questi risultati. Accorinti al primo turno ha preso 20 mila voti, la metà di Calabrò, poi ha vinto al ballottaggio. I messinesi hanno fatto come il marito cornuto che si evira. E’ stata una battaglia del bene contro il male, come se il male fosse chi sosteneva Calabrò”.

Ricorrente principale è Alessia Currò, secondaria, insieme a Cocivera, c’è anche Giovanna Venuti. A rappresentare i tre al Tar di Catania è l’avvocato Silvano Martella, anche lui finito nella speciale classifica Fb dei messinesi meno simpatici.

“C’è stato uno spoglio da elezione sudamericana è giusto che si chieda una verifica” ci spiega al telefono, mentre in bicicletta ha appena raggiunto i Colli “bè, con questi ricorsi tocca pedalare….” aggiunge scherzando il legale che ama il ciclismo da sempre. Al momento il ricorso presentato ieri riguarda solo i verbali, le tabelle di scrutinio sulle quali sono stati basati i conteggi definitivi. Soltanto dopo aver acquisito i verbali ed averli esaminati si decideranno le prossime fasi, quindi anche un eventuale riconteggio, se necessario.

“Ieri abbiamo chiesto di acquisire il dato, quindi le tabelle di scrutinio. Vedremo se sarà necessario integrare il ricorso, perché il riconteggio non è scontato. Intanto vediamo se ci dicono che abbiamo diritto a guardare i verbali, poi passiamo alle fasi successive. A mio giudizio l’intero spoglio è stato carente, presenta deficienze che sono state anche rilevate dalla stampa. Per 50 voti è giusto che si chieda di fare una verifica, anche alla luce di quanto si è visto”.

Il Tar di Catania dovrà quindi prima decidere se accogliere o meno l’istanza e poi ammettere l’istruttoria, i tempi potrebbero essere non inferiori agli otto mesi per arrivare alla parola fine. Un ultimo chiarimento riguarda proprio i tempi. Il ricorso non poteva essere presentato al primo turno, perché per legge occorre aspettare la proclamazione. I termini per i ricorsi scattano solo da quella data. Non è affatto escluso quindi che ne arrivino altri nei prossimi giorni.

Una riflessione è d’obbligo e riguarda il clima che rischia di crearsi. In uno Stato di diritto il ricorso alla giustizia, a tutela dei propri diritti, è Costituzionalmente garantito. Per fortuna, altrimenti vivremmo sotto una dittatura. Questo ricorso non serve a Messina e ai messinesi, tutt’altro, è chiaro, ma sia il sindaco Accorinti che il vicesindaco Signorino hanno dichiarato che continueranno ad operare con la massima serenità. Chi ha deciso di esercitare un proprio diritto non può finire lapidato verbalmente e personalmente sui social network. Non occorre scomodare Voltaire “detesto ciò che dici, ma mi batterò perché tu possa dirlo liberamente” per ricordare che chi la non la pensa come noi merita il nostro rispetto. In politica lo scontro, anche acceso, accesissimo, con toni forti, è normale ed auspicabile, ma quando l’avversario politico viene trasformato in nemico e si sconfina sul personale, anche se nascosti dietro un nickname, si rischia di sconfinare sull’intolleranza. E l’intolleranza, come l’integralismo, non fanno bene alla democrazia.

Rosaria Brancato