Pd, Alfredo D’Attorre: “Serve una sinistra aperta a cattolici e ceto medio ma non radical chic”

“Non ho votato il Jobs Act, che considero una contro-riforma, non ho votato la modifica del Senato che sta creando un ibrido incomprensibile, non ho votato l’Italicum sotto la minaccia del voto di fiducia e per portare in Parlamento altri nominati, infine non ho votato la riforma della scuola. A questo punto mi sono chiesto, che senso ha per me, deputato Pd restare in un partito se non condivido le scelte fondamentali che si stanno portando avanti?”

La riflessione è del parlamentare della sinistra Pd Alfredo D’Attorre che sta girando l’Italia per cercare di riaprire il dibattito sulla ricostruzione di un centro-sinistra che oggi è stato svuotato di ogni significato. In realtà questa stessa riflessione l’hanno fatta tutti gli elettori del Pd che si sono visti il governo Renzi e la sua strana maggioranza approvare norme che nulla hanno a che vedere sia con il Partito democratico che con la sinistra che persino con lo stesso programma del Pd nella campagna elettorale del 2013.

“In realtà questa è un’anomalia conseguente ad un governo che non è venuto fuori dalle urne- continua D’Attorre- e che sta attuando un programma che è uno strappo rispetto a quello presentato nella campagna elettorale del 2013”.

A portare il parlamentare Pd in riva allo Stretto, per un dibattito dal tema: “Ricostruire il centro-sinistra. Idee, Valori, Progetti" sono stati Giovanni Frazzica, Rafael De Francesco, Maurizio Ballistreri, guardandosi intorno per vedere da un lato se sia possibile cercare di costruire un Pd diverso a Messina e poi creare anche “matrimoni” con quelle forze del partito che non condividono la logica del pensiero unico renziano che sta facendo rivivere al Paese gli anni del berlusconismo, ma a sinistra. Sono molte le anime interne al partito che non vogliono strappi definitivi ma nel contempo credono ancora che dal confronto possa uscire una realtà davvero rappresentativa e in grado di dare risposte al Paese. D’Attorre è tra questi.

“Nelle prossime settimane saremo al lavoro per una verifica complessiva- ha spiegato alla platea della Chiesa di Santa Maria Alemanna- Stiamo pensando ad una conferenza programmatica per dare la parola ai cittadini. Dobbiamo decidere se continuare con questo Pd o prendere altre strade. Noi vogliamo una sinistra aperta al mondo cattolico, al ceto medio,un nuovo centro sinistra con salde basi di governo e non radical chic, che guardi alla gente, ai cittadini. La Grecia è stata umiliata dalla Germania, adesso il Parlamento non potrà prendere decisioni se prima non passa dalla Troika e l’Italia che fa? L’Italia è tra i Paesi debitori e decide di schierarsi con i creditori,con i più forti,pur essendo dalla parte debole”.

Il parlamentare ha fatto un’analisi cruda di quanto accaduto in appena in un anno, dalle Europee che hanno visto il Pd superare la soglia del 40% fino alle recenti tornate elettorali che hanno dato lo stop all’entusiasmo renziano. Nel mezzo tutte quelle riforme e leggi che hanno dato un’immagine ben diversa del partito e che hanno visto numerosi parlamentari dissentire. E che l’elettorato di sinistra non abbia gradito le virate è apparso chiaro dagli esiti delle urne di maggio e giugno.

Dopo i saluti del segretario provinciale del Pd Basilio Ridolfo, alle prese con una situazione del partito messinese a dir poco kafkiana (nei prossimi giorni si saprà quando si terrà l’assemblea) ad introdurre i lavori è stato Rafael De Francesco che ha sottolineato la necessità di riformulare una proposta politica che parli all'elettorato del centrosinistra, anche alla luce di un certo scollamento che si avverte tra Pd e opinione pubblica anche a Messina. La situazione locale e regionale è stata al centro dell’intervento di Maurizio Ballistreri, che è partito dalle vicende nazionali e dalle riforme per analizzare poi il disastro di un’isola in ginocchio “è arrivato il momento di staccare la spina ad un governo regionale e ad una classe dirigente che, come direbbe qualcuno, è uno spettacolo di nani e ballerine”.

Uguali considerazioni per Giovanni Frazzica che ha fatto un parallelo tra un cittadino torinese, “con una buona amministrazione locale, un’altrettanto buona amministrazione regionale ed un’attenzione nazionale, e il messinese che ha un’amministrazione comunale estemporanea, un’amministrazione siciliana disastrosa ed una considerazione agli occhi del governo nazionale inesistente. Anzi, la nostra deputazione di giorno definisce sindaco e giunta inadeguati, poi di notte va da Delrio e gli chiede di dar loro i poteri speciali”.

All’orizzonte c’è la voglia di tutti di creare le basi per un centro-sinistra che sia di sinistra e non sbilanciato a destra, che abbia il contatto con il territorio, che sappia parlare delle questioni Meridionali e della gente e che faccia riforme guardando al futuro e non al passato, replicando, come con l’Italicum, i peggiori difetti del Porcellum. Se sarà “feeling” tra una parte del Pd messinese e D’Attorre lo dirà il tempo, soprattutto se i prossimi mesi porteranno a fratture interne al partito o alla formazione di correnti interne.

Rosaria Brancato