Piano di Riequilibrio, Sturniolo a De Luca: "I debiti non sono spariti, sono stati tolti dal Piano"

Piano di Riequilibrio, Sturniolo a De Luca: “I debiti non sono spariti, sono stati tolti dal Piano”

Rosaria Brancato

Piano di Riequilibrio, Sturniolo a De Luca: “I debiti non sono spariti, sono stati tolti dal Piano”

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giovedì 22 Ottobre 2020 - 11:43

Il sindaco spiega d'aver ridotto da 550 a 142 mln la massa debitoria. Ma l'ex consigliere comunale fa le pulci ai conti e scopre che....

A proposito del Piano di Riequilibrio Pluriennale il sindaco ha dichiarato che la sua amministrazione ha ricondotto la massa debitoria del Comune di Messina da 550 a 142 milioni euro, grazie ad un’opera di risanamento finanziario. A far le pulci ai conti è l’ex consigliere comunale Luigi Sturniolo attraverso il Laboratorio Territoriale.

I debiti non spariscono

E’ vero, infatti, secondo l’ex consigliere che l’ultima versione del Piano di Riequilibrio ammonta a 550 milioni e che quella che De Luca presenterà a gennaio ammonterà, a 142 milioni, ma questo non vuole dire che i debiti siano spariti. Semplicemente, gran parte di quelle somme sono state espunte dal Piano di Riequilibrio. De Luca nella relazione del secondo anno di attività il Sindaco spiega che la condizione di predissesto e quella di dissesto sono penalizzanti allo stesso modo per l’amministrazione comunale poiché ne ingessano le attività e i bilanci fino a far rischiare la paralisi.

L’analisi dei conti

De Luca– spiega Sturniolo– avverte l’urgenza di uscire al più presto dal Piano di Riequilibrio per potere avere meno vincoli di spesa. Ma come fa a ricondurre quei 550 milioni a 142? Per verificarlo bisogna analizzare una per una le voci della sezione impieghi del Piano di Riequilibrio come rimodulato dalla delibera 85/C del 23 novembre del 2018”.

1. I debiti certi, liquidi ed esigibili ammontano a € 112.352.570. Su questi debiti De Luca si giocava tutto già ai tempi del Salva Messina. In quella fase aveva detto che se non fosse riuscito a sottoscrivere entro il 31.12.2018 transazioni al 50% con creditori che vantassero complessivamente almeno il 70% di quella somma avrebbe dichiarato il dissesto. In realtà, l’Ente ha firmato transazioni al 50% per € 28.518.755 (il 25,41% del totale, poco più di un terzo dell’obiettivo fissato per evitare il dissesto), mentre ha rateizzato in 13 annate debiti per € 23.946.633. Considerando che 3.165.079 sono stati eliminati perché non dovuti, De Luca espunge dal Piano di Riequilibrio 55.630.469 euro, ma, nei fatti, i debiti cancellati sono solo 17.424.456.

2. Gli ex Debiti Fuori Bilancio della Riga 3 (quelli per i quali il Comune ritiene che risulterà soccombente in giudizio) erano € 56.563.398 e tali rimarranno.

3. La voce dedicata ai Derivati BNL rimane invariata a € 9.658.005.

4. I debiti potenziali con giudizi pendenti nel Piano di Riequilibrio in vigore valgono € 71.635.881. De Luca, senza alcuna ulteriore spiegazione, nella relazione del secondo anno di attività dichiara che “ritiene” possano essere ridotti del 50%.

I debiti delle Partecipate

Dal Piano di Riequilibrio, poi, viene espunta per intero tutta la massa debitoria relativa alle Società partecipate: 132.351.978 euro. Secondo la norma è vietato il soccorso finanziario di società partecipate fallite da parte del Socio pubblico, ma quei debiti non scompaiono. Ai creditori (in parte i lavoratori stessi) bisognerà dare conto attraverso crediti, beni, attrezzature, immobili. Al momento, però, il Comune utilizza ancora in proroga i mezzi delle società fallite.

Il Fondo di rotazione

De Luca ritiene di potere non utilizzare la prima metà del Fondo di Rotazione che viene concessa anche nel caso in cui (come a Messina) il Piano di Riequilibrio non fosse stato ancora approvato dalla Commissione deputata del Ministero degli Interni e dalla Corte dei Conti. Quell’anticipazione è pari a 34.636.881 euro, ma in questo non c’è alcuna cancellazione del debito. Semplicemente si decide di non utilizzare una possibile entrata.

Il Fondo rischi ridotto

Dal prossimo Piano di Riequilibrio il Sindaco ritiene di dover espungere i 61.092.987 euro di Disavanzo da riaccertamento straordinario. L’ammortamento di quel disavanzo ha durata trentennale ed è evidente che dovrà, comunque, essere pagato con rate annuali. Infine, poiché il Piano di Riequilibrio in questo modo si riduce di molto il Fondo Rischi viene a sua volta ridotto da € 73.928.424 a € 12.341.211.

Una “narrazione” del sindaco

L’azione di risanamento finanziario di un Comune ha senso solo se equa e, soprattutto, se si traduce in un miglioramento dei servizi- conclude Sturniolo– Nelle condizioni e nelle norme vigenti questo è praticamente impossibile. Ci vorrebbe l’apertura di un contenzioso con lo Stato che restituisca ai comuni le risorse sottratte negli ultimi decenni. Ci vorrebbe una novità nell’attuale desolante quadro politico. Invece, il più delle volte l’opera di risanamento disegna solo una contrazione dei servizi oppure diventa solo la costruzione di “narrazioni” che non modificano in maniera sostanziale la situazione. Dai dati riportati si può facilmente ricavare che nel caso di Messina la narrazione del Sindaco sia molto al di là dei reali risultati conseguiti”.

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2 commenti

  1. I milioni risparmiati… al di là delle sommatorie sono fatti no narrazioni!
    O anche quella del laboratorio vale come tale..narrazione

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  2. Chi lo dice adesso a quelli del “comitato feste” del Comune di Metromare…….”quasi certamente”……

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