L’acqua, i rifiuti, i tir, il collasso finanziario e l’orchestrina del Titanic

Nell’era degli iPad, dei neutrini che viaggiano a velocità folle, della tecnologia esasperata che con un clic ci fa essere dove vogliamo, con chi vogliamo e come vogliamo, Messina si ritrova senz’acqua. Il bene primario dell’esistenza. La fonte numero uno di vita. La materia più preziosa che distingue il nostro pianeta dagli altri. A far riflettere non è tanto la circostanza in sé, ma il fatto che essa non stupisca più di tanto. «Ogni anno di questi tempi succede almeno una volta», il commento di chi fa spallucce ed è costretto a riempire la casa di bacinelle e bidoncini colmi d’acqua. E’ lo scotto da pagare per una condotta, quella di Fiumefreddo, che attraversa un impervio percorso a forte rischio frana per portare il prezioso liquido in città. Ma è anche il simbolo, l’istantanea che fotografa il momento che attraversa la città, in perenne emergenza.

Così le luci, il divertimento, i nastri rossi tagliati e le fanfare della Notte della Cultura finiscono per rievocare sempre più la musica dell’orchestrina del Titanic. Quei tenaci e imperterriti musicisti, che mentre la nave affondava si ostinavano a portare a termine il loro compito, intrattenere gli ospiti, deliziarli con le loro note pur se circondati dalla disperazione. La metafora, sia chiaro, non vuole essere disfattista, della serie “ma quale notte della cultura, pensiamo alle cose più serie”. L’evento di sabato sera, pur con pregi e difetti che non vogliamo qui analizzare, ha avuto il grosso merito di scacciare i brutti pensieri dalle menti di molti messinesi e soprattutto di aver fatto riassaporare a tanti l’orgoglio di appartenere a questa città. Ciò non toglie, però, che attorno all’orchestrina il Titanic continuava e continua ad affondare.

Esaurita la sbornia, mentre la gente ancora discute su quale fosse l’evento più accattivante, se sia meglio una Notte sola oppure una settimana o magari la classica via di mezzo del “Week-end della Cultura”, se gli eventi di sabato fossero tutti veramente culturali o se si sia voluto mischiare di tutto un po’, insomma, messe alle spalle le luci scintillanti, ci si ritrova ad iniziare la settimana con un grigio e freddo lunedì senza acqua nelle case, con le strade stracolme di rifiuti, con i Tir nuovamente pronti ad invadere i nostri spazi e a rinnovare mai sopiti incubi. Queste le cartoline sotto gli occhi di tutti, ma il Titanic è anche dentro il palazzo, dove si discute su come e se è possibile uscire dal guado ed evitare il collasso finanziario che, ahinoi, non è una mera questione politica ma riguarda tutti noi, toccherà le nostre tasche, si tradurrà in sicuri aumenti di tasse e balzelli che non si sa nemmeno se basteranno a salvare la casa che brucia. In tutto questo lo spettro del possibile stop del trasporto pubblico, a partire dal tram, non è stato ancora scacciato e gli stipendi dei dipendenti pubblici, dicono i bene informati, tarderanno anche questo mese. I giornali nazionali ci dicono che in Lussemburgo un lavoratore dipendente prende quasi il doppio di un lavoratore dipendente italiano. Ma il Paese discute di Celentano e del guardalinee di Milan-Juve. Le orchestrine del Titanic sono un po’ ovunque.