AmiAmo Messina, città che “Risorge”

Messina vive momenti drammatici. Tante famiglie costrette a vivere nell’angoscia del precariato, tanti giovani costretti a varcare lo stretto per trovare un posto di lavoro, la mancanza di liquidità in molte amministrazioni costrette ad azzerare i servizi essenziali, l’impossibilità di avviare progetti di sviluppo e tant’altro, rendono la città invivibile. Lasciamo fuori dal nostro ragionamento, almeno per ora, le responsabilità di questa penosa situazione, affermando che ci sono dei diversi gradi di colpa che fluttuano dalla politica alla gente comune e cerchiamo d’individuare delle possibili svolte, delle opportunità da non perdere, dei cambiamenti che possono dare al cittadino una speranza nuova.

In chiave di svolta, il primo obiettivo che la città può raggiungere è quello di fare rispettare le regole. L’illegalità è il primo male della società e porta spesso a situazioni di prevaricazione, dove il debole soccombe e la meritocrazia non decolla. Alla fine a perderci è la società civile, indebolita della propria forza costruttiva e dei beni comuni. Far rispettare le regole significa anche lottare il nepotismo ed ogni forma di privilegio illegittimo.

La svolta si ottiene anche attraverso la capacità di chi amministra di coordinare le attività, ponendo in primo piano l’interesse comune, valorizzando il patrimonio umano disponibile e recuperando le risorse necessarie al fabbisogno collettivo. I beni, i costi di gestione, l’analisi delle necessità, le entrate e le uscite, quindi il bilancio, sono gli elementi da non sottovalutare ed avere sempre presenti per avviare una politica di cambiamento. Gli sprechi, i compensi esagerati, gli stipendifici improduttivi ed i carrozzoni inutili diventano i primi mali da estirpare. Bisogna analizzare costi e benefici e commisurare la spesa rendendola proporzionata al fabbisogno.

Non basta, però, chiudere le fontanelle dello spreco, delle elargizioni a scopi politico assistenziali e del malaffare per uscire dalla crisi. E’ necessario rendere produttivo il tessuto economico e reperire risorse necessarie allo sviluppo del territorio. Questo è un compito altamente oneroso e strettamente connesso alle attitudini dei cittadini, alla vocazione territoriale e soprattutto alle ambizioni collettive. Munirsi di un piano regolatore e di sviluppo, che siano compatibili con la realtà locale, sono le basi su cui fare ruotare ogni progetto, ogni autorizzazione, ogni piano d’intervento.

I numero ci sono e come afferma la Corte dei Conti sono peggiori di quelli che si rappresentano. Adesso è fondamentale capire se un dissesto è la soluzione oppure se vale la pena provare a cancellare le vergogne contabili, attraverso il comune sforzo di responsabilità ed individuando un governo attento, capace, di legalità e di “Rinascita”.

Franco Tiano