Elezioni, Catalioto: “Dalle divergenze parallele alla necessità di una contaminazione”

VIVA LA LIBERTA’ è un film bellissimo che il ceto politico dovrebbe assolutamente vedere. Il protagonista filosofo, che ad un certo punto si sostituisce al fratello gemello di professione politico, parte da questa considerazione: “il nemico ci ha rubato le parole e le ha stravolte fino a renderle irriconoscibili”. Prendendo spunto dalla semplicità di questa evidenza, mi sembra che il recente risultato politico imponga ai partiti di restituire alla Politica la sua più alta finalità: la ricerca del bene comune. Ora è evidente che i cittadini, che con il voto o l’astensionismo hanno protestano contro l’ingiustizia che giornalmente subiscono, hanno più voglia di politica di molti che la fanno per mestiere e che sono rimasti storditi dai tatticismi di partito. Associazioni e movimenti reclamano più (e non meno) politica, cioè una più alta, forte e consapevole voce di cittadinanza attiva. Questo è il senso del travolgente successo del Movimento 5 stelle, dell’altrettanto successo nel 2011 del referendum sulla proprietà pubblica dell’acqua, del no al nucleare e del milione di firme che volevano il referendum per modificare la legge elettorale. Nelle ragioni dei movimenti vi è lo stimolo ad una presa di coscienza del drammatico gap fra orizzonte dei diritti e pratiche di governo, la necessità d’intraprendere una nuova direzione verso un modello culturale che si contrapponga a quello che ha generato questa società usa e getta. Alle nuove generazioni occorrono istituti tecnici e scuole di specializzazione collegati all’ economia verde, al ritorno alla terra, alla piccola economia delle piccole cose. I partiti possono provare a sanare questo gap non chiudendo gli occhi davanti ai problemi ma cercando la soluzione in nome non solo dei mercati ma dell’unità sociale. Con il voto espresso lo scorso 24 e 25 febbraioè come se si fosse voluto esercitare un’azione popolare, cioè il diritto dei cittadini di agire in giudizio in nome della legalità, contro governi e pubbliche amministrazioni che non la rispettano”. E’ un grido assordante affinchè si cerchino soluzioni graduali tenendo l’ago della bussola fisso sul bene comune, principio supremo che informa ogni parola della Costituzione. I partiti devono comprendere che “l’unica alleanza possibile e con la coscienza della gente”. Su questo terreno comune potrebbe formarsi oggi una coraggiosa maggioranza di governo, come già sta avvenendo alla Regione con il presidente Crocetta. Allora cosa fare “questo è il momento in cui è opportuno coltivare le eresie, gli slanci di fantasia che ci facciano superare questa realtà di macerie in cui siamo tutti e non solo Messina”(Michele Ainis). Purtroppo oggi i movimenti ed i partiti si muovono su “divergenze parallele” (Enzo Basso), invece per il bene comune dovrebbero potersi contaminare a vicenda. Infatti se sono vere le ragioni dei movimenti è anche vero che l’art. 49 della Costituzione riconosce a “tutti i cittadini di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Ma cosa fare a Messina alle imminenti amministrative? Sarebbe bene che i movimenti civici che si apprestano a scendere in campo disuniti tentassero (vista anche la legge elettorale di riferimento) di superare lo scontro tra le tante buone ragioni che rappresentano, mentre i partiti (meglio i loro leader), vista la lezione ricevuta, dovrebbero evitare tattiche e tatticismi pianificati a tavolino (a meno che non si giochi per perdere). Certo “candidarsi oggi alla guida della città è una decisione che sta a metà tra il senso di responsabilità e l’assoluta incoscienza” (Lucio D’Amico), in ogni caso, però, per il bene della Città, si dovrebbe evitare di rimanere semplici spettatori.Antonio Catalioto