Michele Limosani: “A proposito dello sviluppo della città: Messina e il rapporto con il porto”

La risurrezione di Messina dipenderà dalla sistemazione del porto e dalle aree ad esso limitrofe, sosteneva l’ing. Borzì nell’introduzione al Piano Regolatore della città di Messina approvato nel 1911. Questa infrastruttura, così come a più riprese è stato pensato in passato, si dovrà qualificare dunque come porta di ingresso nel “salotto buono” della città; una città accogliente, in cui dovrà essere piacevole soggiornare. I flussi turistici provenienti dall’aeroporto di Reggio Calabria o dalle navi da crociera, così come gli abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria che verranno a visitare o fare acquisti in città, dovranno avere la certezza di trovarsi di fronte a un gateway portuale, cioè di fronte alla principale porta di ingresso della città, recuperando una simbiosi tra il porto e il contiguo tessuto urbano. Per svolgere questa funzione, Messina dovrà qualificare le infrastrutture di accesso alla città e valorizzare a) i poli economici, ossia i “centri commerciali naturali” già presenti ma trascurati e abbandonati come, per esempio, la riconversione di Piazza Cairoli come “Piazza della cultura mediterranea”, di Piazza del Popolo come “Piazza dell’artigianato storico di pregio e la riqualificazione del Tirone che si affaccia sulla piazza; b) i poli culturali, imperniati sia su closed spaces (spazi al chiuso) di grande prestigio (come il Duomo, Santa Maria Alemanna, la chiesa dei Catalani,), sia su open spaces (spazi all’aperto) P.zza Municipio, P.zza Antonello, da riqualificare e sviluppare come centri di eccellenza per il turismo culturale.

Il porto, dall’altro lato, dovrà essere inteso anche come “città-porta” in grado di favorire, incentivando mezzi di comunicazione adeguati alla società post-industriale, l’integrazione con l’hintherland della città di Messina, e quindi la sua città metropolitana, rendendo agevole la visita dei cluster turistici, come l’area taorminese e l’area milese-eoliana, dei suoi borghi marinari e del costituendo Parco dei Peloritani. Un porto “cerniera”, dunque, tra le due città metropolitane di Reggio Calabria e quella di Messina, un porto, ancora, “porta di ingresso” alla aree di pregio e commerciali della città. Rilevanza strategica, in questa prospettiva, assumono gli interventi di recupero, riqualificazione, valorizzazione, ed in alcuni casi di riprogettazione, nelle seguenti aree: 1) la sistemazione del porto e delle sue infrastrutture; 2) la stazione ferroviaria, nuovo hub ferroviario-portuale; 3) la zona falcata e la cittadella; 4) le aree limitrofe alla Via don Blasco e gran parte di quelle attualmente asservite al passaggio dei binari ferroviari; 5) passeggiata a mare e aree occupate dalla cittadella fieristica; 6) rada S. Francesco (una volta che il porto di Tremestieri sarà ultimato) e i collegamenti di questa area con il nuovo museo regionale e il polo culturale del Margherita; 7) la valorizzazione dei centri commerciali naturali e di quelli storico-culturali.

Tre considerazioni finali. Tutti questi interventi, anche se realizzati in tempi diversi, andranno pensati e progettati in chiave di sistema, coerentemente con una visione di “città cerniera” e “porta di ingresso”. Bisogna, inoltre, coniugare la sostenibilità degli interventi e la previsione di luoghi aperti a disposizione dei cittadini con la capacità di coinvolgere i privati, creare occasioni di attrarre investimenti in grado produrre occupazione e nuovi posti di lavoro. Se fosse possibile, infine, si dovrebbe liberare la città dal tram che, come un terremoto, ha sventrato intere vie e quartieri della città e posto severi limiti all’accesso al mare. Se ciò non fosse possibile, sarebbe tuttavia necessario ripensare le modalità attraverso le quali il tram attraversa parti della città. Tutto ciò coerentemente con la nuova, o forse antica direbbero gli storici, vocazione della nostra città.

Michele Limosani