Padre Ettore: “A volte i giochi di potere non sono soltanto in politica”

“Cu è chiù babbu: cannaluvari o cu ci va appressu?” recita uno dei nostri proverbi. La retorica carnascialesca coglie con estrema chiarezza, l’ampiezza e la vivacità del momento che si sta vivendo. Qualcuno penserà che il riferimento sia collegato al solito “cannaluvari” politico che, rinchiuso nella gabbia del suo potere economico, rischiando di essere sbranato dai suoi stessi accoliti, decide di cimentarsi nuovamente nell’agone politico nazionale per sfuggire a tale sciagura. Il proverbio ben si adatta, però, a tante altre situazioni… Solo per restare nel campo politico basterebbe pensare alle inadempienze di quanti sono andati al seguito delle “carnevalate” della giunta municipale messinese circa i problemi di Casa Serena per propinare – solo dopo l’avvento del commissario – ripensamenti mai elaborati prima… Sembra non ci sia scampo per coloro che, senza alcuna parvenza di spirito critico verso il capo, solo per mantenere il sedere sulla poltrona che occupano non sono capaci di pensare e di fare diversamente rispetto all’andazzo generale del sistema di potere.

E in campo ecclesiale? La stessa cosa. Il salto della barricata (che altri chiamano “conversione”) è sempre in opera. Nessuna meraviglia o scandalo: le persone di chiesa appartengono alla categoria degli umani e si portano dietro il proprio bagaglio di pregi e difetti. La nota stonata in questi capovolgimenti (o trasmigrazioni) è data dalle motivazioni di fondo: il bene delle anime, la gloria di Dio e l’incremento del suo regno. Paradossalmente queste giustificazioni strumentalizzano gli uomini e svelano peculiari giochi di forza. La storia dimostra infatti che parecchie volte si è scientificamente deciso, con il vento di “un bene superiore” in poppa di ammutolire ora questa ora quell’altra voce scomoda ai vari reggenti di turno. Il Signore, però, che “non paga sempre di sabato” ha puntualmente scombinato i piani dei prepotenti facendo intendere che con l’uomo e i suoi valori non si può scherzare.

Prendo a prestito un fatto di cronaca, di cui ha parlato pure la stampa locale. Nella ventilata vendita dell’oratorio S. Giorgio di Taormina, molte persone hanno ravvisato la necessità dei salesiani di fare cassa per fronteggiare le spese (attorno a 130 milioni di euro, secondo le notizie dei mass media) collegate al verdetto sfavorevole circa l’eredità Gerini. Vorrei soffermarmi brevemente su una voce scomoda, quella di don Gérard Lutte. Questo salesiano belga, profeta non violento, nel lontano 1967 denunciò pubblicamente le grandi speculazioni edilizie a cui la sua congregazione aveva prestato il fianco e sposò la causa di baraccati e sfollati.

Chi vuol sapere come andò a finire può chiederlo al web, digitando il nome del religioso su qualsiasi motore di ricerca. Forse quello che tanti non sapranno mai, invece, riguarda le sorti ecclesiastiche di alcuni detrattori di don Lutte. Per andare un po’ lontano nel tempo ma non dalla costa peloritana, basterebbe pensare alla incresciosa situazione economica, causata da una spregiudicata operazione finanziaria con la quale si voleva speculare a Catania sulla realizzazione di un progetto “megalomane” (costruire un piccolo seminario dei gesuiti, con la lottizzazione di un terreno acquistato con Villa San Giuliano di S. Agata Li Battiati) che costrinse i seguaci di S. Ignazio di Loyola a vendere il Collegio al centro città…La costruzione fu bloccata da vincoli legali sopraggiunti e richieste di tangenti ma fu pure duramente disapprovata da inascoltati profeti.

Ritorno alla metafora del salto di barricata – o come si usa dire – al cambio di casacca. E’ logico che il potere, anche quello ecclesiastico, tende sempre più a dividere perché possa stare in piedi. Solo così si procura una forma di autoimmunità, perché chi aspira a certi posti di comando pensa che dopo tanta attesa sia giunto finalmente il suo turno. Chi sta ai vertici intuisce questa “legittima ambizione” e la alimenta facendo intendere agli interessati che farà di tutto perché la scalata degli aspiranti abbia buon esito. Proprio qui sta la trappola mortale, per la quale tanti perdono faccia e dignità pur di assicurarsi una certa posizione (sociale, economica, politica, religiosa). Ci avviciniamo alle elezioni politiche e amministrative. Le prime consultazioni si avranno ad inizio di Quaresima…mi auguro che tutti ricordino che Carnevale sarà passato da un po’ di tempo e che non è più il caso di ammirare i vari “cannaluvari” con il codazzo “appressu”.

All’appuntamento amministrativo, invece, si dovrebbe arrivare nel mese di aprile inoltrato, quando solitamente sullo stretto avviene il passaggio delle quaglie. Mi auguro di dover leggere solo del salto naturale di questi piccoli gallinacei.

A chi, infine, aspira a traguardi carrieristici nel mondo ecclesiale vorrei proporre un testo del poeta spagnolo Rafael Alberti, nel quale con sottile ironia dice che addirittura San Pietro potrebbe avanzare rimostranze al Signore…

Dimmi, Gesù Cristo, perché

mi baciano così tanto i piedi?

Sono san Pietro qui collocato,

in bronzo fatto e immobilizzato,

non posso guardare a lato,

né dare una pedata,

perché ho i piedi consumati,

come vedi.

Fai un miracolo, Signore.

Lasciami scendere al fiume,

tornare ad essere pescatore,

che è il mio mestiere.

Padre Ettore Sentimentale