Teatro Vittorio Emanuele, Luciano Marabello: “A titolo gratuito”

A proposito dell’avviso pubblico del Teatro Vittorio Emanuele rivolto a direttori artistici a titolo gratuito ed a professionisti (avvocati, ingegneri geometri, giornalisti, commercialisti) disposti a fare parte gratuitamente di un Comitato di rilancio (vedi articolo allegato), Tempostretto vuol segnalare ai lettori la riflessione di Luciano Marabello:

“Ho dei titoli gratuiti, cedo titoli gratuiti,offro titoli gratuiti, non svendo titoli .

Io che sono un materialista seppure sempre più dematerializzato dagli eventi, di solito vendo il mio lavoro anche per soldi! E’ brutto dirlo? Ok userò parole meno ruvide ; per rendere più gradevole la percezione della frase dirò che offrirò prestazioni, dispenserò attività, elargirò servizi professionali.

Come il mestiere più antico del mondo la vendita di lavoro umano in cambio di denaro fa storcere il naso. Si usano eufemismi, si modificano i verbi e i sostantivi nella speranza di rendere meno brusco il concetto. Ma un “materialista dematerializzato” riconosce valore alle scelte umane, ai desideri cosi come alle necessità, quindi non si turba della cosa e si chiede piuttosto se questa nuova diffusissima purificazione e sterilizzazione delle pratiche della retribuzione non siano invece l’anticamera del fosso che da anni viene allargato intorno alle gambe delle persone e alla loro sopravvivenza in un mondo che, anche senza retribuirle, vende e scambia ogni cosa e ogni servizio prevalentemente attraverso il denaro.

Postulato numero 1

Il denaro non è il mio fine

Postulato numero 2

il lavoro non è il mio unico mezzo di esistere

Postulato n 3

Il denaro senza lavoro appartiene al caso

Postulato n 4

Il lavoro senza il denaro costruisce spesso un caso

Ci sono volte che per scelta o desiderio prestiamo il nostro fare o saper fare a chi vogliamo e quando vogliamo, senza contratto e solo per dono silenzioso e consapevole, emozionale o razionale; quando doniamo abilità o capacità di lavoro in cambio di sorrisi, stima o silenzi lo facciamo e basta.

Per donare non partecipiamo a bandi, avvisi pubblici o selezioni, non facciamo procedure comparative e molto spesso non prevediamo le conseguenze legali di quel dono; adesso invece in tante occasioni il dono si istituzionalizza, si bandisce, prende forma e cerca garanzie dentro le forme delle procedure e del diritto,

A causa di profondissimi buchi neri nelle casse pubbliche si moltiplicano I bandi per lavori da svolgersi a titolo gratuito nelle amministrazioni, negli organismi, negli enti.

Eserciti di dipendenti dei servizi aggregati o partecipati lavorano senza stipendi continuativi, precariati vari prestano lavori a singhiozzo, poi fioccano i lavori creativi e della conoscenza quelli che genericamente sono per loro natura immateriali ma

i cui esecutori per disegno o per necessità sono smaterializzati non solo nel riconoscimento ma persino nei compensi.

Quante volte ogni giorno siamo a conoscenza di una violazione Costituzionale, quante volte spostiamo il limite oltre il fondamento originario della nostra Repubblica, quante volte la Costituzione è violata per legge o per norma, per diritto o per apparente necessità?

Così basta cambiare le parole, non usare il concetto di lavoro e lavoratore e seppelliamo quell’articolo 36. “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.”

Dignitosamente l’esistenza non è più libera e la proporzione quantitativa e qualitativa della retribuzione viene spostata nel mondo dei sogni, nel duplicato concettuale e simbolico che permette di accettare la realtà cruda e opposta.

Se le violazioni dell’esistenza libera e dignitosa non sono considerate gravi, cosa allora è grave?

Leggo che a Teatro si cercano Direttori artistici a titolo gratuito, donatori di sapienza e creatività ,donatori che per bontà , intellettualità o vanità possano prestare il loro saper fare alla collettività, su questo presupposto si richiedono massime professionalità e significativi curriculum, ma non è solo la Politica dell’austerità e del predissesto che fa così, sono anni che si bandiscono all’Unime o alla Sapienza o in decine di altre Università Italiane posti di professore a contratto a titolo gratuito con tanto di prove, selezioni e commissioni.

Sono anni che sindaci e amministratori bandiscono progettazioni di piani urbani o di opere pubbliche contraendo il compenso fino alla forma simbolica di 1 euro , sono anni che si chiede di fare Ricerca scientifica senza nulla a pretendere, sono anni che si formalizzano queste pratiche in procedure e delibere appellate alla legge o alle leggi di bilancio.

Sono gli anni del risparmio violento questi qui, anni in cui risparmiare i diritti e far pensare che la prassi è la guida e i principi sono sempre un ostacolo.

Poi certo accade che qualche generoso prestatore d’opera o d’ingegno gratuito si presenterà e sposterà l’asticella verso il basso, ma in questo cedere e regalare, i verbi donare e imporre spesso si scambiano di posto. Questo apparente dono di alcuni, stabilizza forme compiute di oligarchie che prima si sono date in forma politica e poi si estendono in forma culturale, sono quelli che non hanno bisogno di altri denari, sono quelli che hanno già compensi da altre parti, quelli che vivono su patrimoni consolidati, quelli che donano senza donare. Una società poco democratica può persino essere illuminata, offre competenze già consolidate e non avvia la formazione della competenza attraverso la sperimentazione del lavoro e l’avanzamento delle soluzioni. Spesso quella ricerca del Titolo gratuito esclude chi materialisticamente vive di lavoro manuale o intellettuale, consente di essere professori ai chi può vivere d’altro o a chi forma la professoralità sia sulle capacità sia realisticamente sul censo; quel fare a titolo gratuito che permette di progettare scuole, piazze o città senza guadagnarci nulla, perché la formazione di un credito o di un monte ipotetico di sequenze temporali e quantitative di opere, permetterà poi di spenderle in fasi successive della carriera.

Donare il proprio lavoro è cosa pregevole, bandire posti non retribuiti fino a prova contraria per me è alquanto spregevole.

Luciano Marabello