L’urlo inascoltato dei No Tares, finito contro il muro dei cancelli e delle assenze

Premessa 1- La Tares è stata voluta dal governo nazionale

Premessa 2– La vecchia politica ha spolpato la città e i 44 milioni di euro l’anno del servizio sono dovuti a una gestione passata dissennata e clientelare.

Fatte queste evidenti premesse, tocca però alla politica fare le scelte. Altrimenti, se amministrare dovesse equivalere solo a fare i passacarte non avrebbero senso le elezioni, basterebbe affidare i Comuni ai burocrati. Fermarsi solo alla fase di scaricabarile sulle colpe non è una scelta politica, è una lamentela.

Detto questo passiamo alla protesta NO TARES, perché quanto accaduto ieri a Piazza Municipio, con quasi tremila messinesi indignati, merita attenzione e deve fare riflettere un’amministrazione che è nata per stare al fianco degli ultimi, dei dimenticati, degli inascoltati, dei movimenti spontanei.

LA PROTESTA:

Alle 10.30 si sono presentate in piazza le persone normali, quelli che la domenica vanno a Messa, o a passeggio, o portano i dolci al pranzo dei figli sposati. Una folla di persone che abitualmente non si vede alle manifestazioni. Tantissimi i pensionati, i disoccupati, i precari, i “padri di famiglia”, molti i commercianti, i piccoli imprenditori, i liberi professionisti. Era il popolo che paga la Tares, non quello che evade,ma quello che ha sempre pagato e che si è visto recapitare “cartelle pazze” o cifre esorbitanti rispetto ad un servizio inesistente e che pertanto, per la prima volta ha reagito contro quella che ha vissuto come un’ingiustizia. Il fatto che in piazza mancassero i giovani è la prova della drammatica crisi di una città dove i giovani continuano a vivere, perché senza lavoro o perché studiano fuori, con gli anziani genitori. La manifestazione è durata poco più di un’ora, poi, i più se ne sono tornati a casa, alla domenica in famiglia. E’ stata una protesta trasversale ed atipica. Ad unire tremila messinesi, che solitamente non vanno in corteo, è stata l’indignazione, non contro il sindaco, ma contro una tassa che brucia sulla pelle. Non esistono piazze di serie A e di serie B, ogni protesta ha valore, a maggior ragione deve aver valore per questa giunta. Sottovalutare, o peggio, ignorare, la portata della manifestazione non sarebbe solo un errore politico, ma equivarrebbe a sconfessare i principi stessi sui quali si basa l’amministrazione Accorinti.

In piazza c’erano gli ultimi di Messina, intesi come quelli che stanno pagando le conseguenze di decenni di malapolitica e dell’assenza del welfare.

I CANCELLI DEL COMUNE CHIUSI E L’ASSENZA DEL SINDACO

Quello che più ha colpito è stata l’assenza del “Palazzo”, l’assenza di un sindaco che ha la protesta per i diritti e il senso di giustizia nelle vene e nel Dna.

Iniziamo dai cancelli chiusi di Palazzo Zanca, presidiati dai vigili urbani, così come è stato loro richiesto, mentre fuori infuriava la protesta.

IL CANCELLO DEL COMUNE E’ APERTO LA DOMENICA, PERCHE’ C’E’ IL POSTO FISSO DEI VIGILI. Da anni è aperto il primo varco sia la domenica che la sera, dal momento che lì c’è il presidio della Polizia Municipale. Fatto questo comprovato in anni di professione giornalistica e confermato dal Comando di Polizia Municipale. Ieri è stato chiuso anche l’unico cancello che resta aperto la domenica in seguito a precise disposizioni. L’ultima volta che è accaduto al Comune c’era il commissario Croce. Da tutti ci si poteva aspettare un provvedimento simile, tranne che da un sindaco che come primo atto ha eliminato i tornelli di Palazzo Zanca ed ha sempre detto (ed in effetti fino a ieri era stato così) che il Comune sarebbe stato un Palazzo aperto a tutti. Così è stato, ma fino a ieri mattina. Tra l’altro Accorinti, sabato mattina in conferenza stampa aveva dichiarato: “sarò il primo io a scendere in piazza a protestare”. L’occasione, se non di protestare, almeno di essere al fianco dei cittadini, di ribadire le motivazioni del provvedimento, c’era. Ma il sindaco che per oltre 40 anni ha manifestato contro ogni ingiustizia, ieri non c’era. Conosco e stimo Accorinti da anni e l’Accorinti che conosco io ieri mattina sarebbe stato in prima fila, sia come manifestante che come sindaco. Avrebbe parlato alla gente, spiegato, cercato una soluzione. La sua assenza e quella di altri componenti della giunta, assume lo stesso peso delle assenze di altri in passato. Nessuno pretende che indossi la maglietta No Tares, ma la sua presenza, anche solo per aprire le porte, incontrare una delegazione, avrebbe avuto un sapore diverso. In Italia ci sono amministratori locali che hanno detto no ad una tassa che schiaccia i più deboli, si sono schierati con i cittadini e non con il governo. E’ un atto di coraggio che l’Accorinti che ho conosciuto avrebbe fatto. Appena due mesi fa, il 4 novembre, Accorinti ha sfidato i Palazzi e le Istituzioni con un gesto coraggioso in nome della pace. Dall’Accorinti del 4 novembre i messinesi No Tares si sarebbero aspettati qualcosa di più della frase “Non è colpa nostra”. E’ ovvio che non è colpa di questa giunta, ma amministrare vuol dire fare scelte, sia popolari che non. Se decidi di fare una scelta popolare è la via più facile, ma se decidi di fare una scelta impopolare la devi difendere. La politica è scegliere: in una direzione, quella della continuità, o in un’altra, quella del cambiamento. La politica è chiamata a trovare soluzioni. Un sindaco che in nome dell’Area dello Stretto vuol protestare a Roma insieme agli altri sindaci, a maggior ragione, può protestare perché è seduto su una pila di macerie ed è costretto a far pagare i suoi concittadini. La politica è scegliere la continuità o la rivoluzione. L’assenza in piazza, i cancelli chiusi, ce li saremmo aspettati dalla vecchia politica, dalla stessa che ha devastato Messina. Non da questa giunta.

Rosaria Brancato