Risitano torna sui toni dell’ultimo Consiglio comunale: “Le istituzioni sono fatte di persone”

“Resto fortemente perplessa quando l'accusa, rivolta al Sindaco, di mancato rispetto delle istituzioni viene da chi, durante i propri interventi accesi, non si limita ad una sana, severa e costruttiva critica,ma si abbandona a pesanti attacchi personali, diffamazioni, pungente e velenosa ironia, toni astiosi e violenti”. È la riflessione amara di Ivana Risitano, consigliere Comunale di Cambiamo Messina dal Basso, maturata dopo la seduta fiume del consiglio comunale di ieri. Si rivolge ai colleghi, la Risitano, senza fare nomi, con l’atteggiamento di chi non voglia accusare o giudicare, ma invitare ad una riflessione. Diversi interventi nel corso della seduta consiliare di ieri, hanno registrato attacchi o anche solo rimandi a dei comportamenti tenuti dal primo cittadino durante quel consesso o anche in quelli precedenti, come vestire solo la consueta maglietta o indossare anche la giacca, parlare seduto invece che in piedi, o addirittura indossare nell’angolazione non convenzionale la fascia tricolore sulla spalla. Da questi gesti la somma di alcuni consiglieri è matematica e porta ad una cronica mancanza di rispetto verso le istituzioni.

Tra l’esterrefatto per una simile conclusione e l’indignato, Ivana Risitano risponde che: “Le istituzioni sono fatte di persone. Io sono, oltre che amareggiata, fortemente allarmata dal ripetuto richiamo al "rispetto delle istituzioni" fatto da colleghi che, con i loro modi, toni e atteggiamenti, rischiano di offendere – io temo – le PERSONE, e di conseguenza le istituzioni che di quelle persone sono fatte”. Toni a dir poco accesi e poco idonei al luogo e circostanza si sono registrati, infatti, anche nel corso della seduta di ieri, spesso proprio da chi accusava il primo cittadino di mancare, per altri versi, di rispetto allo stesso luogo e la stessa circostanza, quel consiglio comunale troppo spesso dimenticato e svilito negli anni, che altro non è che lo specchio istituzionale dell’intera città. “Mi lascia sgomenta – commenta Ivana Risitano -che la lezione di rispetto arrivi da chi fa presto ad urlare, ma non è altrettanto disposto ad ascoltare: da chi, mentre i colleghi lavorano e si confrontano, entra ed esce dall'aula, parla a voce alta al cellulare, o si discosta e discute d'altro, senza curarsi del disturbo che arreca e, soprattutto, privandosi della ricchezza delle parole altrui”. Lo stesso Renato Accorinti, ha rimproverato a sua volta al consigliere in quota PDL, Giuseppe Trischitta, poca sensibilità per la carica che ricompre e per l’intero Consiglio a causa dei toni usati nel corso del suo, come sempre colorito, intervento, nel quale rimproverava il Sindaco di non avere rispetto per le istituzioni.

Alla luce di tutto questo Ivana Risitano conclude considerando che: “non può esserci rispetto delle istituzioni senza rispetto delle Persone, a meno che non si intenda il far parte delle "istituzioni" come l'occasione per usufruire di privilegi e legittimare arroganza e disparità di trattamento. Se le istituzioni sono questo, sono io la prima a non averne rispetto. Se sono, invece, come credo, il luogo in cui tentare di mettersi a servizio, credo che la prospettiva si ribalti: e mi sento di dire che a mancare di rispetto è chi continua ad offendere la Politica con atteggiamenti bassi e logiche di sopruso e di potere”.

Una riflessione dura, degna conseguente del confronto crudo, a tratti astioso, che ha caratterizzato diversi interventi nel corso dell’ultima seduta consigliare. Ivana Risitano non si ferma però a riprendere i toni dei colleghi, ma estende il suo intervento ad una più ampia riflessione in agrodolce, incentrata sempre sulla linea rossa che separe il rispetto delle regole istituite dall’ipocrisia. L’imbarazzo del consigliere emerge soprattutto nel reiterato uso del termine repressione durante le varie sedute delle commissioni consiliari.

“Mi ha imbarazzato la priorità data alla lotta contro l'abusivismo nei mercati e quello dei venditori ambulanti. Mi sembra miope affrontare la questione della legalità da questo punto di vista. Intanto, si lascia che gravi forme di illegalità e di ingiustizia traccino solchi sempre più profondi nel tessuto del nostro vivere sociale. Io vorrei che il faro fosse puntato sull'abusivismo e la speculazione edilizia; sul potere malato della massoneria che si infiltra in ogni settore della vita pubblica; vorrei sul pizzo e sull'usura; sugli imprenditori che si arricchiscono sfruttando i lavoratori; sulle industrie che non rispettano l'ambiente; sulle cause strutturali che impediscono a molte persone una vita dignitosa”. Un’appello, quello alla comprensione piuttosto che alla repressione di alcuni atteggiamenti che possono essere catalogati in un primo momento poco consoni alle leggi vigenti, simile a quello dell’assessore Mantineo che recentemente è intervenuto sulla delicata questione della linea dura contro l’accattonaggio recentemente inaugurata dalle forze dell’ordine cittadine. In quest’occasione l’assessore con delega ai Servizi Sociali ha invitato a non criminalizzare chi è schiacciato da condizioni di grave disagio”. Guai, però, a tacciare simili discorsi di demagogia o sterile idealismo: “Non intendo abdicare alla visione del mondo che dà direzione alle mie scelte personali e politiche – conclude Ivana Risitano – Di mera tecnica non me ne farei niente: la politica non può che collocarsi entro un orizzonte di senso. E l'orizzonte per me, per noi, è quello partigiano della lotta per la liberazione dei più deboli”. (Eleonora Corace)