Quella sosta vietata che non si riesce a reprimere. Il viale San Martino è sempre ridotto ad una corsia

Non entriamo nel merito delle proteste dei commercianti. Sarà opportuno incontrarsi in quei tavoli tecnici annunciati e cercare di trovare soluzioni per attirare i cittadini all’interno dell’isola pedonale. Un dato, però, è inconfutabile e si registra nell’area pedonalizzata di piazza Cairoli e del tratto iniziale di viale San Martino. Là dove c’era traffico, auto parcheggiate ovunque, smog e inquinamento acustico, ora c’è uno spazio aperto ai pedoni, uno spazio tranquillo e godibile. Lo ammettevano, e non potrebbe essere altrimenti, anche la maggior parte dei manifestanti di ieri, nella scomoda posizione di trovarsi contemporaneamente in due ruoli dalle esigenze opposte: quelle del cittadino, che apprezza l’isola pedonale, e quelle del commerciante, che accusa un calo del fatturato.

Il problema sta nella mentalità di quei cittadini finora abituati male. Mentalità che non si cambia da un giorno all’altro, ma per la quale ci vorrà del tempo, così come avvenuto in altre città italiane, soprattutto quelle a noi vicine. La mentalità di chi deve parcheggiare la propria automobile davanti al negozio pur di non fare qualche passo a piedi. E non importa se ci sia un cartello di divieto di sosta o, peggio, di divieto di fermata. Anni di impunità hanno consentito di far attecchire questa mentalità, fregandosene se il proprio comportamento arreca danno ad altri. Il centro urbano è la cartolina di una città. Tre strade parallele, via La Farina, viale San Martino e via Cesare Battisti, tutte ridotte ad una corsia a causa della sosta vietata, con le logiche conseguenze su traffico e inquinamento. Gli interventi dei vigili urbani sono sporadici, ma è pur vero che, anche quando ci sono, non fanno in tempo a spostarsi che il malcostume riprende. Se le sanzioni fossero continuative, per giorni consecutivi, per mesi, di certo il fenomeno scemerebbe. Il rischio, però, è che, anche in questo caso, non appena allentata fisiologicamente la morsa, tutto torni come alle origini.

L’unica soluzione è quella di impedire fisicamente la sosta che possa danneggiare gli altri. Il viale San Martino, almeno dal punto di vista del traffico, è rinato nei suoi primi cento metri a sud di piazza Cairoli, fino all’incrocio con via Maddalena. Superato il “check point”, è la storia di sempre: si ha quasi difficoltà a trovare “parcheggio” in divieto di fermata. Un paradosso che è diventato la normalità. Un paradosso che, forse, vedremo scomparire per un altro tratto, fino a via Santa Cecilia, semmai dovessero mettersi in pratica le previsioni dell’amministrazione comunale, che fin lì vuole ampliare l’isola pedonale. Il tratto, tra l’altro, è inserito anche nell’atto di indirizzo deliberato dal Consiglio comunale.

L’adesione maggiore alla protesta di ieri, durante la quale si lamentava la difficoltà per i cittadini di arrivare nella zona dei negozi, è arrivata dai commercianti di piazza Cairoli. E’ giusto ricordare, però, che neanche a traffico aperto, in teoria, era possibile fermare la propria macchina in piazza Cairoli, lato monte. In teoria, appunto, perché nella pratica il discorso era diverso. E qui sta l’inghippo. Perché se anche a traffico riaperto si facessero rispettare quotidianamente i divieti, i messinesi “pigri” avrebbero gli stessi problemi di ora nel fermare la propria “cara” autovettura davanti ai negozi. E i risultati, in termini di arrivi e vendite, potrebbero anche essere uguali.

Tra i commercianti stessi, poi, le esigenze sono diverse a seconda della categoria merceologica. Contemperare i bisogni di tutti è difficile, ma è possibile fare uno sforzo in più per valutare attentamente i diversi casi. Su questo, Confcommercio ha ragione. Il grido di allarme lanciato non va sottovalutato. Serve sedersi attorno ad un tavolo per discutere di come migliorare l’isola pedonale e considerare eventuali correttivi che possano risultare utili a chi sta “soffrendo” e alla collettività. La speranza, per il bene di tutti, è che già dalla prossima settimana, come preannunciato dall’assessore Cacciola, si possa arrivare ad una concertazione. Senza l’aut aut del sabato e domenica, visto che bisogna anche rispettare le volontà di quei commercianti, e soprattutto di quei tanti cittadini, che l’isola pedonale la vogliono permanente.

“Col parcheggio in doppia fila si mangia” – si sentiva dire ieri da qualcuno. Ed è giusto salvaguardare i posti di lavoro, a maggior ragione in un periodo di forte crisi economica come il nostro. E’ però anche giusto trovare delle soluzioni per rispettare il diritto dei cittadini che lo vogliono a vivere in un posto ordinato, senza stare ad imprecare quotidianamente per la prevaricazione di chi invade gli spazi comuni.

Un problema simile si verifica sul corso Cavour, altra strada emblema del parcheggio selvaggio. In alcuni casi, la seconda fila non basta, si passa alla terza, occupando l’intera carreggiata, e costringendo le autovetture in marcia ad invadere la corsia preferenziale. Lì sono in corso i lavori per la realizzazione della pista ciclabile. Nessuna delimitazione fisica, nessun cordolo, solo una linea per terra accanto all’esistente corsia preferenziale, dove la striscia di demarcazione sembra essere quasi solo un vezzo estetico. Quando sarà completata – si dice – (e perché non prima?) la sosta in seconda fila non potrà più essere tollerata. E qui torniamo al discorso di ieri, quello dei commercianti che “con la doppia fila si mangia”. Ma quali sono le soluzioni per non scontentare nessuno? Possibile ci si debba rassegnare al caos che da anni affligge la nostra città?

(Marco Ipsale)