Cronaca di una mancata rivoluzione nella gestione dei rifiuti

Le partecipate continuano ad essere la nota dolente dell’amministrazione. Se “quelli che c’erano prima” hanno creato carrozzoni, poltronifici e bacini clientelari senza dare servizi efficienti, “quelli che ci sono adesso” alla guida di quei carrozzoni non sono stati in grado di cambiare nulla. L’emergenza rifiuti in piena estate è la cartina di tornasole di una gestione che non è cambiata di una virgola, nonostante le somme spese per chiamare superconsulenti a destra e a manca. Le vergognose immagini della Passeggiata a mare due giorni dopo la Vara e lo stucchevole rimpallo di responsabilità tra Messinambiente e Ato 3 la dicono lunga sullo stato confusionale che regna nelle partecipate. Il silenzio dell’assessore all’ambiente Ialacqua su una città in ginocchio, sporca e senz’acqua, non è ammissibile.

Mentre i lettori continuano a inviare in redazione le foto di ogni angolo di una Messina letteralmente invasa dai rifiuti, da nord a sud, e di una situazione ai limiti dell’allarme sanitario, dai vertici di Messinambiente non si registra una parola. Il fatto che il commissario liquidatore Ciacci affidi al Caro diario su Messinambiente le sue considerazioni su una situazione ingestibile e non affronti oggi, subito, ieri, un’emergenza che lo stesso Accorinti definirebbe epocale, ad altri non sarebbe stato perdonato. Nei Diari peraltro Ciacci accenna a responsabilità su incidenti e intoppi dimenticando che un amministratore se ha qualcosa da denunciare la denuncia in Procura, non la scrive on line. E’ un suo preciso dovere. Ogni amministrazione la si giudica sulla qualità dei servizi e se dovessimo giudicare questa giunta dalla qualità della raccolta dei rifiuti durante l’estate, dalla quantità dell’erogazione idrica, dall’efficienza del trasporto pubblico, non potremmo che bocciarla. E’vero che hanno ereditato macerie, ma se qualcuno eredita da un cattivissimo zio ladro una catapecchia non si limita a guardarla e a dire “oh, che orrore”, ma si rimbocca le maniche per trasformarla in una villa.

Più di tutto mi preoccupa la situazione dei rifiuti. Continua a suscitarmi stupore il fatto che vengano scaricati rifiuti a Pace e la si stia trasformando lentamente in discarica senza che nessun ambientalista (tranne Raffaella Spadaro dei Verdi) sollevi un’obiezione, anche solo per la puzza. Da fine agosto con ogni probabilità non si potrà scaricare a Mazzarrà e quella che oggi ci sembra un’emergenza tra un mese ce la ricorderemo con una bazzecola rispetto a ciò che ci aspetta. Abbiamo pagato (chi ha pagato, perché l’anagrafe dei tributi fa molta più acqua del nostro acquedotto) una Tares da far venire i capelli bianchi a Paperon de Paperoni eppure non sappiamo se la differenziata nelle isole ecologiche realmente comporterà gli sgravi promessi a chi la fa (io temo sinceramente di no).

L’autunno dei servizi sarà molto più caldo di quest’agosto.

E in tutto questo la rivoluzione annunciata da Ciacci & C non la vedo, nonostante, rispetto a Di Maria, abbiano a disposizione molti più soldi. Si dirà che noi messinesi l’inciviltà l’abbiamo nel Dna, ma a parte il fatto che non è così, non basta liquidare un problema così grande con frasi semplicistiche. Quanto all’Ato 3 mi chiedo da quello stipendificio che utilità ne abbiamo avuto e ne abbiamo. La differenziata non è una favoletta da raccontare agli alunni delle elementari. Se il ruolo di una società si riduce alle campagne promozionali o informative, allora basterebbe guardare in un giorno qualsiasi Tempostretto, con le foto inviate da cittadini inviperiti per capire che queste campagne sono un fallimento. La verità è che se le Partecipate erano un problema un anno fa, lo sono ancora oggi.

Un anno non è poco per cambiare le cose. Ricordo il 14 agosto del 2013, la presidente del Consiglio comunale Barrile convocò una seduta urgentissima. La discarica di Mazzarrà stava per chiudere i cancelli ai camion di Messinambiente, perché il debito da noi accumulato era diventato insostenibile. Da qui la necessità di votare una delibera per accedere al fondo di rotazione della Regione per avere quelle somme necessarie per saldare il debito. Eravamo tutti lì, a Palazzo Zanca, per la seduta straordinaria e urgente, convinti che saremmo morti sotto il cumulo dei rifiuti se quel 14 agosto non si fosse votata la delibera. Ebbene, quel giorno apparve chiaro che il problema non si poteva risolvere in un paio d’ore. Ma la cosa incredibile è che da quel giorno non se ne parlò più. Un anno dopo la delibera d’accesso al fondo di rotazione (ammesso che sia fattibile e che Crocetta abbia ancora una lira da darci) è riapparsa come per magia, nel Piano di riequilibrio. Un anno dopo la discarica di Mazzarrà sta per chiudere di nuovo, ma per altri motivi, e rispetto all’agosto del 2013 la città è molto più sporca.

Le Partecipate sono ancora il problema e lo dimostra un bilancio che cerca di renderle invisibili nonostante la gran mole di debiti. La gestione delle Partecipate non brilla per comportamenti rivoluzionari e risolutori. Nei prossimi giorni sarà nominato il nuovo vertice dell’Amam. Per la presidenza è in pole position Leonardo Termini, attualmente esperto a titolo gratuito. La sua probabile nomina ha fatto venire molti mal di pancia tra quanti hanno sostenuto il sindaco, soprattutto tra quanti, esperti a titolo gratuito, e anche fior fior di consulenti, per non mettere Accorinti in imbarazzo non hanno presentato domanda, nonostante le competenze, poiché si tratta di un incarico pagato. Termini, fra l’altro, è tra quelli “nominati da quelli che c’erano prima”, perché oltre ad essersi candidato in passato con una lista civica collegata ad An, è stato, nell’era Buzzanca, nominato, (in quota) nel collegio dei sindaci della Nettuno, uno dei più inutili “carrozzoni” creati a Messina, oggi in liquidazione. Questa scelta a molti accorintiani non fa fare salti di gioia. Termini, peraltro, è stato nominato per fare diverse operazioni verità nelle partecipate come Messinambiente, Ato 3 e la stessa Amam. La stampa non ha avuto notizia di queste operazioni verità a meno che non siano state trasmesse direttamente in Procura,ma la verità deve essere sempre alla luce del sole, quindi appare strano che non ci sia stata neanche una conferenza stampa tranne quella sul bilancio bocciato di Messinambiente. E’inoltre poco consueto che il controllore diventi il controllato, che cioè un esperto, dopo aver spulciato le carte dell’Amam, si sieda, poche settimane dopo sulla poltrona di presidente. Ma questo a noi poco importa. A noi basterebbe avere una città pulita, con un servizio di raccolta efficiente, nonché un’erogazione idrica da Paese civile, un trasporto pubblico regolare e puntuale. E magari, quando ci ritroviamo la spazzatura davanti alla finestra, anche le scuse di chi non è riuscito, nonostante la Tares da Lugano, a garantirci il decoro che meritiamo.

Rosaria Brancato