Romano interroga l’assessore Russo all’Ars: “Il decreto limita l’efficienza dei laboratori d’analisi”

Nel corso di questi ultimi anni la Giunta Regionale ha voluto intraprendere un disegno di razionalizzazione della spesa sanitaria e delle prestazioni dei presidi locali ospedalieri per fare fronte ad un deficit nella sanità siciliana ereditato da una gestione ampiamente discussa, documentata e che ha determinato l’aumento spropositate di costi e di sprechi.

Contestualmente, la deputazione regionale ha provato a migliorare le proposte del Governo regionale tese soprattutto al mantenimento di strutture importanti in un territorio come quello siciliano in cui l’accesso alle cure e alle prestazioni sanitarie è spesso subordinato alle distanze, alla mancanza di infrastrutture e collegamenti celeri, oltre che al dislivello tra città e periferie.

Il decreto n. 1933/2009 sulla rete dei laboratori, approvato all’unanimità dalla Commissione sanità all’ARS, voleva nella sua stesura iniziale orientare l’azione della sanità siciliana recependo le indicazioni del Ministero della Salute nell’ambito della gestione laboratoristica regionale. Nell’ipotesi originale venivano mantenuti però i principi della volontarietà delle aggregazioni tra studi clinici e al contempo la facoltà di non accorparsi, di mantenere la propria autonomia e non subire tagli di risorse.

Scrive in una nota il deputato all’Ars, Fortunato Romano: “Nonostante a livello di commissione si è mantenuto sempre alto il confronto con le realtà, le categorie interessate e con i sindacati maggiormente rappresentativi, la firma dell’Assessore alla Sanità Massimo Russo al discusso decreto sugli accorpamenti obbligatori rappresenta un atto che non può vedere indifferente la deputazione regionale anche a seguito dell’approvazione di un ordine del giorno da parte di Sala d’Ercole contro l’obbligatorietà degli accorpamenti.

DINNANZI ALLE NUMEROSE ISTANZE DA PARTE DEI PROFESSIONISTI E BIOLOGI SICILIANI CHE GESTISCONO DA 40 ANNI LE STRUTTURE DI LABORATORI ANALISI IN TUTTO IL TERRITORIO REGIONALE, CREDO SIA NECESSARIA UNA PRESA DI POSIZIONE DA PARTE DELL’INTERO PARLAMENTO SICILIANO ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI REGIONALI PER IL RINNOVO DELL’ASSEMBLEA REGIONALE SULLA QUESTIONE POSTA IN ESSERE DAL DECRETO A FIRMA DELL’ASSESSORE RUSSO SULL’ACCORPAMENTO OBBLIGATORIO DEI LABORATORI DI ANALISI CLINICHE.

E proprio nell’intento di tutelare soprattutto le utenze, il diritto alla salute dei pazienti e la qualità dei servizi, in una Regione come la nostra in cui il lavoro delle strutture private di analisi chimiche e biologiche rappresenta un’eccellenza rispetto al quadro sanitario privato di molte altre regioni, che occorre mantenere un sistema di laboratori (singoli o associati) che sia rispettoso dei criteri di efficienza e presenza territoriale, altrimenti limitati se il decreto Russo non vedrà modifiche o ripensamenti.

In un Paese in cui è difficile rispettare i parametri imposti per la razionalizzazione dei servizi alla persona; dinnanzi ad un crescendo bisogno di assistenza sanitaria, monitoraggio della popolazione e prevenzione delle patologie cliniche; aggiungere incertezza su incertezza, giustificando dati non supportati da obbligatorietà o necessità, diventa motivo di preoccupazione soprattutto di fronte a ben altre priorità atte alla qualificazione e sostegno dei presidi clinici convenzionati.

L’ipotesi di accorpamento che l’Assessorato della Sanità vuole attuare dal 1° Gennaio 2013 non scontenta solo le categorie di professionisti che ruotano attorno ai laboratori di analisi ma va contro il diritto alla salute sancito dalla Costituzione e la libertà di accesso alle cure che riduce un servizio spesso motivato da un patto fiduciario tra paziente e laboratorio clinico che, nei fatti, verrebbe meno.

Sul piano dei costi e del contenimento della spesa sanitaria, il disegno che l’Assessore Russo vuole esternare non comporterà – dati alla mano – alcun risparmio economico per le casse della Regione, anzi sono da prendere in considerazione le valutazioni comparate con altri sistemi sanitari regionali in cui l’accorpamento è già una realtà, con risultati in controtendenza alle previsioni dell’assessore Russo.

E’ inevitabile poi sottolineare la tempestività di un provvedimento in un momento in cui il Governo regionale è in regime di ordinaria amministrazione a seguito delle dimissioni del Governatore Lombardo e disconoscendo, con un colpo di coda, il cammino di interlocuzione intrapreso in questi anni con i sindacati anche a seguito delle audizioni in sede di commissione parlamentare, nonostante le dichiarazioni confortanti rilasciate ai rappresentati delle categorie e alla stessa deputazione in quelle circostanze dall’assessore e da suoi rappresentati.

Infine, è da valutare la legittimità di un decreto che non viene giustificato da criteri di urgenza o di imposizione nel Patto tra Stato e Regioni ma al contrario disconosce l’aspetto facoltativo che propone e non impone (così come espresso nei criteri di riorganizzazione dei servizi di medicina di laboratorio nel S.S.N approvato dal ministero della Salute) la gestione accorpata dei laboratori regionale da parte del Ministero, a cui si aggiunge l’assenza di motivazioni tecnico-giuridiche visto che la Regione Siciliana ha già completato il processo di accreditamento rinnovandolo regolarmente nel 2011 a seguito della valutazione positiva del primo triennio.

Sulla questione della soglia minima delle prestazioni (che ricordo anche “proposta e non imposta”) le criticità regionali e ambientali basterebbero a giustificare il mantenimento delle strutture attuali se non addirittura il loro potenziamento ma ciò che più richiede chiarezza è l’aspetto meramente qualitativo delle analisi effettuate in un regime di consorzio, dove il trasporto di materiale organico tra strutture intermedie e centro di analisi unificato altererebbe le formule leucocitarie dell’emocromo e nei fatti inficiando la lettura degli esami del sangue.

Pertanto auspico che le incongruenze riscontrate, le istanze motivate dalle osservazioni in parte accennate e altre di cui la stampa è stata già veicolo di diffusione, inducano l’Assessore Russo a ben più importanti ripensamenti su quanto nel decreto produce gli effetti negativi riscontrati”.