Formazione: dalla rivoluzione annunciata alla macelleria sociale per 8 mila operatori

Al tramonto di una rivoluzione che non c’è mai stata, gli unici a pagare sono stati i lavoratori. Tre anni dopo gli scandali, le inchieste, gli arresti, gli annunci di riforme, in realtà quella della Formazione resta ancora al palo, mentre oltre 8 mila lavoratori non hanno certezze né per il presente né per il futuro (la metà sono licenziati e non hanno alcuna tutela). A 3 anni dall’elezione e dalle prime inchieste, dopo 3 assessori (Scilabra, Lo Bello, Marziano), un numero infinito di contenziosi, impugnative, bozze, dopo il fallimento dell’operazione Ciapi, la riforma della Formazione non ha ancora visto la luce e l’ultimo testo lascia ancora aperti tanti interrogativi.

Il dramma di quella che non doveva essere macelleria sociale ma che invece lo è diventata è stato al centro dell’incontro che si è tenuto nei locali dell’istituto Don Orione tra un centinaio di operatori della formazione ed il presidente della Commissione Ars Marcello Greco. Nel corso dell’incontro è intervenuto telefonicamente l’assessore regionale Bruno Marziano che ha fatto il punto della situazione ma non ha dato quelle risposte che i lavoratori attendono da troppo tempo. Chi opera da 20, 30, 35 anni e si trova adesso senza prospettive, senza lavoro, chiede “dignità”, perché negli ultimi anni la partita si è giocata tutta sui più deboli e persino gli Enti di Formazione, con sotterfugi vari, sono riusciti a restare in piedi. Chi invece non sa se da ottobre sarà in esodo forzato, o senza occupazione, scavalcato da nuovi eserciti e nuovi bacini elettorali, sono i lavoratori, quegli 8 mila che dall’ottobre 2012 aspettano che le promesse di Crocetta, Scilabra, Lo Bello, Marziano, si traducano in fatti reali.

La raffica di domande a Marcello Greco,presidente della Commissione che si occupa di formazione, è stata aperta da Aldo Maimone che ha sintetizzato il dramma degli operatori: “Tralasciando la mafia degli Enti di formazione voglio parlare di migliaia di licenziati, di un albo che non dà nessuna certezza di reimpiego, di enti che si stanno riaccreditando attraverso sotterfugi, ispettorati del lavoro che controllano solo i più deboli, di operatori senza cassa integrazione, di un Fondo di garanzia non c’è più, di Crocetta che premia dirigenti come la Corsello e la Monterosso indagate e condannate per la formazione ed alla fine paghiamo solo noi. Questa è macelleria sociale”.

Indicativi sono i numeri, snocciolati sia da Maimone che da Greco. Nell’Albo regionale della formazione dovrebbero confluire più di 8 mila operatori, cifra che non corrisponde alla realtà, perché molti sono già usciti dal bacino ed altri ne usciranno nei prossimi mesi attraverso il piano di crisi (al vaglio del Ministero del lavoro), con gli Avvisi 4 e 6. Dagli 8 mila quindi dovrebbero essere tolti i 1.700 degli sportelli multifunzionali, i 1.750 tra pensionamenti e prepensionamenti, i 1000 che hanno aperto la partita iva. I lavoratori chiedono una verifica dell’effettivo numero degli iscritti all’Albo della formazione e che riguarda quanti sono stati assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre del 2008, prima quindi che la politica clientelare siciliana portasse al tracollo il settore con operazioni a dir poco discutibili.

Il piano di crisi al vaglio del Ministero prevede una serie di interventi per i pensionamenti ed i prepensionamenti anche con l’apporto dello Stato, nonché il capitolo sportelli multifunzionali, con l’obiettivo di ridurre a 4 mila gli iscritti all’Albo e quindi il bacino dal quale gli Enti dovranno attingere.

Ma sia l’Avviso 8 che il piano di crisi presentano molti punti che non convincono i lavoratori che temono che, alla vigilia delle regionali 2017, la politica stia lavorando per far entrare un nuovo esercito di persone che si tramuteranno in nuovi bacini elettorali, lasciando fuori dalla porta i licenziati e gli iscritti all’Albo.

Con l’Avviso 8 infatti gli Enti possono “preferibilmente” attingere all’Albo, mentre sindacati e lavoratori chiedono a gran voce che la parola “preferibilmente” sia sostituita con prioritariamente. L’Avviso 8 regala infatti l’alibi agli Enti, con la scusa dei colloqui a punteggio e delle richieste di specifiche competenze, di lasciare fuori dalla porta chi dopo aver lavorato per decenni si vedrà scavalcato da nuovi operatori. Da qui la richiesta sia dell’obbligatorietà dell’Albo che dell’istituzione dell’Agenzia unica, che consentirebbe l’eliminazione degli Enti e del “potere di vita e di morte” sui dipendenti e sui corsi e la gestione diretta da parte della Regione.

“Sono tra quanti hanno sempre contrastato la gestione del settore da parte della giunta Crocetta- ha spiegato Marcello Greco- Ho chiesto e ottenuto le dimissioni della Scilabra che aveva la “mission” di bloccare la formazione per affidarla ad altri. Ho protestato per l’immobilismo della Lo Bello. Adesso con Marziano si è invertita la rotta, c’è l’Avviso 8 e c’è un piano di crisi che entro fine luglio consentirà di poter avviare i pensionamenti ed i prepensionamenti, c’è l’Avviso 6 per gli sportellisti e l’Avviso 4 per l’obbligo formativo. Quindi dal bacino della formazione ne usciranno tanti. A questo punto ne resteranno meno di 4 mila che potranno essere riavviati con l’Avviso 8, e l’impegno deve essere quello di mettere paletti affinchè gli Enti attingano prioritariamente all’Albo”.

Nei fatti però, e l’assessore Marziano lo ha ammesso al telefono (beccandosi le vivaci proteste dei presenti), l’Avviso 8 non contiene né conterrà quel “paletto” a tutela dei lavoratori e lascerà invece agli Enti la possibilità di assumere chi vuole con qualsiasi alibi. Marziano ha spiegato che inserire quella clausola avrebbe esposto l’Avviso 8 a nuove impugnative ma si è impegnato affinchè nel tavolo tecnico che seguirà all’approvazione del piano di crisi a Roma, si trovi il modo per evitare che l’esistenza dell’Albo sia vanificata dai fatti. Sul fronte Agenzia unica non ci sono certezze perché gli Enti scalpitano per non essere messi fuori, mentre il capitolo prepensionamenti lascia fuori centinaia di lavoratori che hanno dedicato la vita alla formazione ma “anagraficamente” non rientrano e si ritroveranno a 50, 55 anni, fuori da qualsiasi mercato di lavoro ma non in pensione. Infine la questione degli amministrativi, che saranno i primi ad essere “sacrificati” dalle nuove norme.

L’assemblea tornerà a riunirsi con Marcello Greco a fine mese dopo la decisione del Ministero in merito al piano di crisi.

Rosaria Brancato