Authority,in attesa che Delrio decida è tempo di indiscrezioni. Il “toto-nomi” per la presidenza

Probabilmente prima della fine del mese il ministro Delrio deciderà sulle questioni rimaste in sospeso per la riforma dei porti, primo tra tutti il capitolo proroghe.

Nel frattempo però è un rincorrersi di indiscrezioni, gran parte delle quali tra l’altro sono discordanti ma bastano per alimentare un clima di tensioni e polemiche.

Sul fronte proroghe di 36 mesi all’autonomia amministrativa dei porti che ne hanno fatto richiesta attraverso i rispettivi presidenti delle Regioni, sembra che l’istanza presentata da Crocetta lo scorso mese non sarà accettata integralmente dal ministero. Siamo sempre sul piano delle indiscrezioni e non delle certezze, ma a quanto pare,mentre Delrio la scorsa settimana in Campania ha detto chiaramente che per il porto di Salerno (comune guidato fino al precedente mandato dall’attuale governatore De Luca, uomo forte del Pd) avrà la proroga di 36 mesi,nulla si sa quanto alle sorti delle istanze siciliane. L’istanza presentata da Crocetta infatti, presentava alcune inesattezze, come ad esempio la richiesta di proroga anche per Trapani che non ha più l’Autorità portuale da anni. La domanda inoltre è stata presentata sia per Catania (che non vuole essere accorpata ad Augusta) che per Messina (contraria al matrimonio con Gioia Tauro), con la conseguenza di indebolire fortemente l’istanza della città dello Stretto. Da un lato infatti se il ministro dovesse concedere la proroga per entrambi i porti di fatto vanificherebbe la riforma stessa,sconfessando quindi lo spirito del provvedimento, dall’altro se proprio si deve “sacrificare” una realtà, è probabile che a soccombere sia Messina visto che il sindaco di Catania è Enzo Bianco, Pd, e che in generale la classe politica catanese ha più “peso” specifico nelle decisioni romane. Sembrerebbe quindi in arrivo un no alle richieste della Sicilia, o quantomeno all’autonomia per Messina. C’è però la possibilità di una soluzione salomonica con la concessione di una proroga inferiore ad un anno, tempo necessario per il passaggio alla nuova realtà di sistema.

Ultima considerazione riguarda il fatto che c’è una parte di deputazione che non ha mai nascosto, motivandola, la posizione a favore dell’accorpamento immediato con Gioia Tauro.

Le risposte comunque non dovrebbero tardare ad arrivare ed anche una mini-proroga potrebbe avere il sapore di una sorta di compromesso diplomatico. Certo è che Crocetta, a differenza di altri governatori, si è limitato alla “letterina” al ministro, senza andare oltre con barricate o dichiarazioni di guerra.

C’è poi un’altra indiscrezione ed è quella relativa alla governance.

Il ministro infatti è alle prese con circa 200 candidature arrivate sul suo tavolo per la presidenza delle singole Autorità portuali emerse con la riforma.

Per quel che riguarda l’AP che accorpa Messina e Gioia Tauro, la scelta vede in gioco due Regioni, Sicilia e Calabria e le rispettive classi politiche.

In Calabria nei giorni scorsi si è fatta strada l’ipotesi che Delrio sia orientato ad affidare la presidenza all’attuale assessore regionale calabrese Francesco Russo, componente della giunta Oliviero con una delega ad hoc “alla logistica ed al porto di Gioia Tauro”. L’assessore, docente universitario,ha presentato la candidatura e accetterebbe di buon grado il ruolo. In Calabria danno quasi per certa la nomina. Da questa parte della sponda però il nome che da tempo circola è quello di Enzo Garofalo, parlamentare Ncd, vicepresidente della Commissione Trasporti, nonché ex presidente dell’Autorità Portuale di Messina, e molto ben visto ed apprezzato dal ministro Delrio per quel ruolo.

La scelta della presidenza rischia di scatenare non poche polemiche sia all’interno della coalizione del governo Renzi che tra Regioni. Messina, con il matrimonio con Gioia Tauro è già stata penalizzata, perdere anche la presidenza,alla luce del fatto che la vera “dote”, un tesoretto in termini economici, è nostra, equivarrebbe ad una sconfitta. A maggior ragione se non dovesse arrivare neanche la proroga.

Il ministro comunque, individuato il nome del presidente, dovrà interloquire con i due governatori di Calabria e Sicilia ed in quella sede l’auspicio è che Crocetta,in caso di scelta non condivisa, faccia sentire la sua voce. Ma visto il percorso fin qui seguito sperare in un’alzata di scudi appare improbabile, soprattutto nell’ultimo anno di mandato elettorale quando c’è in discussione il futuro posizionamento di Crocetta stesso all’interno del Pd. Il presidente della Regione non è in una posizione di forza nei confronti di Renzi in questo momento. E non è detto che anche qualora avesse carte da giocare le spendesse a favore di Messina.

Rosaria Brancato