L’autunno caldo dell’Ars: levata di scudi contro l’accorpamento dei piccoli Comuni

Sarà un autunno caldo sul fronte Enti locali, perché la bozza di riforma predisposta dall’assessore regionale Patrizia Valenti in merito all’abolizione delle Province ed all’istituzione dei Liberi Consorzi tra Comuni, nonché l’accorpamento di circa 200 piccoli Comuni in vista della nascita delle tre Città Metropolitane (Palermo, Catania e Messina), ha provocato una sollevazione di scudi da più parti. L’idea che con un colpo di penna possano essere cancellate identità territoriali sostituendole con commissari non è andata giù a tanti ed è probabile che la riforma resti all’esame dell’Ars a lungo.

Sulla proposta interviene CITTADINANZATTIVA che si sofferma su alcune frasi dell’assessore Valenti:Le risorse sono finite, non possiamo mantenere 390 comuni che spesso sono doppioni inutili. Manterranno la loro identità, ma avranno servizi in comune. Se il disegno di legge verrà approvato, i comuni avranno 90 giorni dalla pubblicazione della legge, per scegliere, perché verranno trasformati in circoscrizioni con poche competenze”.

In sostanza l’obiettivo è trasformare i Comuni in Municipalità limitandone al minimo le competenze. Da qui l’invito di Salvatore Vernaci, di CittadinanzAttiva : “Ribellatevi alle paventate minacce di decurtazione di circa più del 50% dei trasferimenti dei fondi regionali, per essere costretti all’accorpamento. I nostri Comuni, hanno proprie storie millenarie e centenarie, che non possono confondersi, hanno radicato nel proprio DNA un campanilismo, difficilmente estirpabile; hanno una propria identità che va salvaguardata perché rappresenta un valore”.

Vernaci ricorda poi come lo Statuto siciliano non preveda l’istituzione delle Citta metropolitane, che invece sono state create con la legge regionale n°7 del 27/03/2013 e si rischia l’impugnativa di qualche Comune o lo stop del Commissario di Stato. CittadinanzAttiva propone in alternativa all’accorpamento dei piccoli Comuni l’obbligo di svolgere alcune funzioni in forma associata. In epoca fascista furono accorpati 2.184 piccoli Comuni ma dal ’53 per legge fu data la possibilità a quelli che erano stati soppressi di ricostituirsi, ma nel frattempo molti avevano perso “la loro identità”.

“ Ad esempio al Comune di Scaletta Zanclea- spiega Vernaci- furono accorpati i Comuni di Guidomandri e di Itala. Orbene Guidomandri perdette la sua autonomia e scomparve. Itala riconquistò nel 1947 la sua sudata autonomia. Ecco come il Sindaco di allora, Letterio Crisafulli, salutò l’evento, come una liberazione: “Dal 19 giugno 1947 sulla vecchia Casa Comunale sventola il Vessillo della Indipendenza. Dopo circa 20 anni di asservimento questa popolazione esulta per il giusto provvedimento che l’ha liberata dalla schiavitù…”

Secondo CittadinanzAttiva possono svolgersi in forma associata il servizio di Polizia Municipale; Servizio di Protezione civile; il Catasto; Il trasporto pubblico, Lo smaltimento dei rifiuti; L’edilizia scolastica; I Servizi finanziari; L’accertamento e riscossione dei Tributi; La pianificazione urbanistica; I servizi sociali; i Servizi tecnici, L’Ufficio legale; ecc….

Sulla bozza Valenti era intervenuto nei giorni scorsi anche il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che aveva invitato alla “consapevolezza che il Parlamento siciliano dovrà' trattare una riforma strutturale salvaguardando l'identità' sociale e culturale di tutte le comunità, senza creare sterili contrapposizioni e inutili allarmismi nei Comuni”.

A lanciare l’allarme era stato il PdS-Mpa attraverso i deputati regionali Giovanni Di Mauro e Vincenzo Figuccia, che hanno definito la riforma: "Una proposta schizofrenica, sganciata da logiche di risparmio e di efficienza, che sembra rispondere in modo palese ad interessi di singoli politici, se non addirittura del solo Presidente Crocetta. Una proposta incomprensibile sotto il profilo geografico, con future aree metropolitane gigantesche”.

I due deputati hanno puntato il dito sulla scarsa chiarezza in merito alle competenze per i vari servizi ai cittadini, come gestione delle acque e dei rifiuti, nonché viabilità, cultura e formazione che verrebbero “tolte” ai Consorzi.

“ Sembra proprio che si voglia creare delle scatole vuote solo per poter distribuire qualche incarico- hanno ribadito Di Mauro e Figuccia- Tutto sembra preludere ad una nuova ondata di commissariamenti nei comuni., che potrebbe protrarsi anche per anni per poter sincronizzare le tornate elettorali e l'entrata in vigore delle Aree metropolitane nel 2017. Chi e come sarà chiamato ad amministrare i Comuni che nel frattempo dovrebbero andare al voto ma che dovrebbero poi confluire nelle aree e nei consorzi? Non vorremo che l'obiettivo di questa operazione fosse proprio questo: creare una gigantesca macchina di sottogoverno alle dirette dipendenze di Crocetta che diverrebbe in questo modo una sorta di nuovo Vice Re."

Anche il presidente regionale di CittadinanzAttiva Giuseppe Pracanica è intervenuto sulla vicenda: “A prescindere che lo Statuto Speciale non le prevede, in questo caso non si può fare riferimento alla potestà esclusiva in materia di “regime degli enti locali” in quanto l’organismo ipotizzato obbliga all’accorpamento i comuni limitrofi alle città di Palermo, Catania e Messina, violando così l’art. 15 dello stesso Statuto che prevede che, in Sicilia, l’ordinamento degli enti locali si deve basare sui comuni e sui liberi consorzi. Pertanto la legge che dovesse istituire le città metropolitane sarebbe incostituzionale per palese violazione dello Statuto Speciale per la Regione Siciliana.”

I venti di guerra iniziano a spirare ed è assai improbabile che la parte relativa “all’accorpamento” dei singoli comuni da inglobare nelle tre Aree metropolitane passi in mondo indolore.

Rosaria Brancato