Province: i dipendenti restano, le risorse per i servizi spariscono

Mentre il ddl su liberi consorzi e cittá metropolitane segna il passo, i comuni sono allo sfascio. Ha assunto contorni paradossali, in Sicilia, la riforma delle province. Cancellata alla velocitá di un colpo di spugna la rappresentanza politica, i "carrozzoni" province sono rimasti in piedi, con un carico di dipendenti che hanno pochi soldi per assolvere ai propri compiti. Compiti che non sono diminuiti, visto che le competenze precedentemente assegnate sono rimasti all'ente locale "cancellato".

All'Ars, intanto, il ddl "annega" in commissione, e rischia di segnare almeno tre passi indietro rispetto a quella che voleva essere una riforma: i confini territoriali, che per i nuovi Liberi Consorzi potrebbero restare identici a quelli delle vecchie province. Poi l'elezione diretta del Presidente, che resterebbe opzione facoltativa. Infine le competenze, che potrebbero rimanere identiche a quelle del passato.
A Messina intanto che succede? Che l'intero migliaio di dipendenti resta al loro posto, anche se circa un centinaio dovrebbe andare in pensione entro questo esercizio di bilancio attraverso la pre Fornero. Restano nei loro uffici e svolgono il lavoro di sempre, visto che al momento la Provincia mantiene le proprie funzioni esclusive sugli enti locali. O più o meno. Perché risorse per svolgere quei compiti ce ne sono sempre meno.
Da Roma i fondi non arrivano più, visto che le province per il Governo sono state cancellate. La situazione economica della Regione é disastrosa. A Palazzo dei Leoni restano i pochi fondi destinati ai servizi sociali, riscossioni di multe, contravvenzioni ed entrate dovute per permessi e certificazioni in materia ambientale.
Troppo poco, per far fronte alla manutenzione delle strade e delle scuole, per esempio. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l'ultimo crollo in una scuola pubblica è quello avvenuto al plesso centrale del Nautico Caio Duilio di Messina la scorsa settimana, dove la tragedia è stata evitata soltanto perché è accaduto di notte.
Le strade provinciali sono ridotte a un colabrodo, in alcuni centri montani pare essere tornati al Medioevo e i primi a farne le spese sono gli operatori turistici. Il caso Montalbano è eclatante in questo senso. Recentemente proclamato il borgo più bello d'Italia, il centro montano sopra Falcone non ha che farsene, del titolo, visto che raggiungerlo è una vera e propria impresa.
L'argomento strade provinciali in realtà meriterebbe un capitolo a parte, visto che nei due decenni scorsi i fondi sono stati distribuiti a pioggia. Come sono stati usati, peró, resta un mistero, alla luce dello stato disastroso e disastrato della viabilità interna. Intanto, peró, a Palazzo dei Leoni l'ufficio tecnico lavora: se c'ê da chiudere una strada o una scuola, il personale agisce tempestivamente. E i progetti li redige. Come finanziarli é tutto un altro paio di maniche.
Infine, il paradosso più grande di una riforma che resta al palo, ad un anno e più dalla legge: lo Stato non assegna più fondi alle province perché non le riconosce. Alle province siciliane però quest'anno chiede 6 milioni di contributo di solidarietà, che diventeranno 9 il prossimo anno, addirittura 12 tra due anni.
Alessandra Serio