Ancora un rinvio per le primarie. Sta diventando una barzelletta

La vicenda delle primarie rischia di diventare una barzelletta. Pensavamo di aver visto di tutto ma stasera è arrivata la ciliegina sulla torta. Alle 20 infatti era stato fissato il termine ultimo per la presentazione delle firme alle candidature. Era stato il Megafono, per ben 2 volte a chiederne il rinvio (inizialmente fissato al 27 marzo, poi al 28 infine al 7 aprile), così come era stato il movimento a richiedere il rinvio delle primarie stesse dal 7 al 14 aprile. A sconfessare quanto fatto e detto dagli esponenti locali del Megafono nelle scorse settimane ci ha pensato Crocetta che il giorno dei funerali di Totò D’Alia ha sentenziato: “Ma quali primarie, la nostra candidata, Giusy Furnari non parteciperà. Corriamo da soli”, mandando in frantumi, con una sola frase, la compattezza della coalizione e la credibilità di chi in nome del Megafono aveva partecipato alle riunioni. Ma non è finita qui, perché stasera, pochi minuti prima dello scadere ultimo è stato sempre Giuseppe Ardizzone a richiedere, per l’ennesima volta un rinvio alla presentazione delle firme. E visto che, si sa, la notte porta consiglio, lo slittamento è stato concesso fino alle 14 di domani. Insomma, il tavolo della coalizione di centro-sinistra ha partorito un rinvio ad personam. Riusciranno i nostri eroi a convincere Crocetta e la Furnari? Fino a quel momento, per dovere di cronaca, gli altri candidati a rispettare le regole sono stati: Ciccio Quero, Giuseppe Grioli, Felice Calabrò, Giuseppe Ramires, Pucci Prestipino ed Emilio Fragale. Nessuna notizia, alle 20, delle firme annunciate con tanto di comunicato stampa per la candidatura di Giuseppe Chiofalo, che a questo punto ha comunque altre ore a disposizione. Sempre che domani alle 14 il Megafono non chieda altri 13 minuti e 48 secondi per la consegna. Nel frattempo le diplomazie sono al lavoro. E’ più che probabile che a far da paciere sia stato Gianpiero D’Alia, che aveva auspicato un ritorno dell’armonia tra Genovese e Crocetta, ai ferri corti dopo l’addio al tavolo delle primarie. Il parlamentare centrista, pur non essendo un fan delle primarie non solo aveva acconsentito ma aveva sposato persino il nome della Furnari, che sarebbe così diventata la candidata di Megafono-Udc-Drs. Le dichiarazioni di Crocetta avevano spiazzato un po’ tutti così D’Alia ha lasciato liberi i suoi di votare alle primarie e nel frattempo si è messo in moto per “far scoppiare la pace” tra il governatore ed il leader del Pd. In gioco c’è la tenuta della coalizione e soprattutto il risultato delle elezioni, perché se il centro-sinistra si presenta spaccato, per giunta dopo queste primarie disastrose sotto il profilo dell’immagine, le conseguenze sarebbero inevitabili. Quel che non è andato giù al presidente Crocetta è l’esito di uno scacchiere regionale che vede a Catania un candidato Pd, a Siracusa un centrista, senza passare da primarie e solo a Messina, dove secondo le logiche partitiche, toccherebbe al Megafono, i suoi due alleati si sono “intestarditi” con le primarie. Il governatore però, che finora non ha risparmiato ai suoi due alleati qualche strappo alla regola, potrebbe alla fine decidere di ritornare sui suoi passi e misurarsi con le urne del 14 aprile. In fondo lui è il primo a dichiararsi contrario ai vecchi metodi da manuale Cencelli. Vedremo domani se i tre, D’Alia-Crocetta-Genovese hanno ritrovato l’accordo e se arriveranno le firme per la Furnari. A non prenderla affatto bene sono stati gli altri candidati, quelli che le firme le hanno presentate sin dal primo giorno della telenovela e che si son sentiti additare da Crocetta come parte di un sistema che “altera le regole”, quando invece in questo caso con le regole ha giocato qualcun altro. Un ultimo interrogativo riguarda il Drs del gruppo Picciolo-Greco che sin dal primo momento si sono detti contrari e apertamente alle primarie e che hanno anche appoggiato la Furnari. Cosa faranno adesso?

Rosaria Brancato