Il Comune stoppa un “grattacielo”, ma poi scorda di presentarsi al Tar…

Il Dipartimento attività edilizie non autorizza un’impresa a realizzare un complesso nell’area del quartiere Avignone, la ditta ricorre al Tar, ma il Comune non si presenta in giudizio, così il giudice amministrativo sospende il divieto e spiana la strada ai lavori. Morale della favola, per un errore, una dimenticanza, una superficialità dello stesso Comune che aveva detto no ad una nuova costruzione, un palazzo di 21 piani, i cantieri apriranno quanto prima, con il placet della Sovrintendenza.

A presentare ricorso al Tar di Catania era stata la ditta Salvatore Galia, per contestare il provvedimento emesso nel febbraio dello scorso anno dal Dipartimento attività edilizie con il quale veniva negata la concessione edilizia per costruire il fabbricato nell’area del vecchio rione Avignone, là dove Sant’Annibale di Francia aveva cura dei più poveri e degli ultimi. L’impresa aveva presentato richiesta di concessione in base alla legge regionale 6/2010, che consente di costruire anche in deroga a quanto previsto dal Prg. Secondo i dirigenti dell’ufficio di Palazzo Zanca però, norma alla mano, la legge non si applica per le zone A: parti del territorio interessate da complessi edilizi o agglomerati urbani che rivestono carattere storico-artistico di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese e aree circostanti che possono considerarsi parti integranti degli agglomerati stessi”.

Il Dipartimento ha quindi negato, in base alla legge 10 del ’91, la concessione edilizia per tutelare l’area interessata, il rione Avignone ed ha detto no ad un edificio, che secondo il progetto, avrebbe dovuto raggiungere i 21 piani. Contemporaneamente però la Sovrintendenza ha dato parere favorevole allo stesso progetto, non ravvisando, a quanto pare, elementi che potessero impedire l’autorizzazione alla concessione. Anche in virtù di questo parere l’impresa ha quindi deciso di ricorrere al Tar di Catania chiedendo la sospensione del provvedimento di diniego della concessione. Il fatto paradossale è che lo stesso Comune che aveva dato lo stop ai lavori non si è presentato in giudizio……

Non si conoscono i motivi che hanno spinto Palazzo Zanca a non spiegare le motivazioni che avevano negato il via libera alle ruspe in una zona di particolare importanza storica e valenza simbolica, ma le conseguenze sono state immediate perché il Tar ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato sia in base a precedenti sentenze che in base ai profili evidenziati dalla Sovrintendenza che ha espresso parere favorevole.

Ritenendo quindi che sussiste al momento un danno grave per l’impresa (che non ha potuto avviare i cantieri) ha sospeso il provvedimento del Comune, fissando l’udienza per novembre 2014. Tra oltre un anno è chiaro che i lavori saranno in fase avanzata e sarà di gran lunga più difficile per Palazzo Zanca spiegare perché non ha dato la concessione, salvo poi dimenticarsi di difendere la decisione presa. Il Comune è stato inoltre condannato a pagare le spese legali.

Insomma, dal punto di vista dell’amministrazione non solo non è riuscita ad evitare il “danno” ma si è beccata anche la “beffa”. Spetterà adesso agli uffici comunali ed alla nuova giunta Accorinti recuperare il tempo perduto e mettere una toppa agli errori, trovando una soluzione per evitare che prevalga, ancora una volta, la logica del mattone ad ogni costo.

Rosaria Brancato